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19 Aprile 2024

Carola Carulli: "La musica italiana sta cambiando: dobbiamo farcene una ragione"

di Michela Diamanti
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Carola Carulli: "La musica italiana sta cambiando: dobbiamo farcene una ragione"

Intervista all’inviata speciale della Rai al Festival di Sanremo 2021, che ci ha raccontato le sue impressioni intorno a un’edizione di ‘transizione’, difficile da portare a termine per le tante limitazioni imposte per motivi di sicurezza sanitaria, rispecchiando un’Italia ancora non emersa da quel tunnel dell’orrore chiamato Covid 19

Un Festival di Sanremo 2021 non semplice da portare a termine. Soprattutto, dopo un lungo anno di pandemia dolorosa, faticosa, che ci ha reso tutti psicologicamente cupi. Una condizione che la manifestazione canora ha fedelmente rispecchiato, come sempre. Perché, come al solito, Sanremo è lo ‘specchio’ del nostro Paese e del periodo che stiamo attraversando. Certamente, la principale difficoltà di ogni artista è quella di riuscire a divertire il pubblico, anche quando il momento è difficile, per non dire plumbeo. Ma questo è un compito che non può essere interamente delegato a una competizione canora, la quale non può certo assumere, forzatamente, i toni e le caratteristiche di una commedia spensierata. Soprattutto su un palco come quello del Teatro Ariston, dove ogni forzatura la si percepisce immediatamente, rischiando di trasformarsi in una ‘gaffe’. Insomma, un Sanremo di ‘transizione’, che molto altro non poteva dire, né comunicare, assai poco aiutata da una platea vuota come un ‘forno’, parafrasando Carmelo Bene. Ma anche la nostra industria discografica ha le sue colpe, per una fruizione musicale che sembra ormai 'passare', tutta o quasi, in streaming oppure su piattaforme quali ‘Spotify’, agevoli soprattutto per i giovanissimi, ‘tagliando fuori’ le generazioni più adulte e mature. Un Sanremo assai poco ‘nazional-popolare’, insomma, che ci ha lasciati alquanto perplessi. Ne abbiamo parlato con Carola Carulli, redattrice culturale del Tg2 e inviata speciale della Rai nella ‘città dei fiori’, per seguire il 71esimo Festival della canzone italiana.

Carola Carulli, la 71 esima edizione del Festival di Sanremo ha registrato un significativo calo degli ascolti rispetto all’edizione dell’anno scorso: un risultato determinato, secondo lei, più dall’assenza del pubblico in sala o dalla mancanza di idee?
“Il calo di ascolti non è mai associato a un solo motivo. E in questo tempo indefinito, è difficile comprenderne la motivazione reale. Sono tanti i fattori che determinano il successo o il fallimento di una trasmissione. Io posso solo dire che, per il momento difficilissimo che stiamo vivendo, il Festival di Sanremo ha fatto fin troppi ascolti. Le idee c’erano, ma molte non si sono potute applicare. Certo è cheCarola_Carulli.jpg, aver messo in piedi lo spettacolo più importante della televisione italiana nelle condizioni attuali ha richiesto un grandissimo sforzo da parte di tutti. E per chi stava sul palco, ancora di più. Esibirsi sia da cantante, sia da intrattenitori davanti alle poltrone vuote credo sia stata la cosa più pesante di sempre. Fiorello e Amadeus sono stati bravi e coraggiosi a salire sul quel palco, con i fari puntati di chi il Festival non voleva fare e quelli abbassati di chi non ci credeva”.

Molti dei 26 cantanti ‘big’ in gara erano praticamente ‘sconosciuti’ a un pubblico più maturo, poco avvezzo all’ascolto in streaming e all’utilizzo di piattaforme come Youtube o Spotify: crede che ciò possa aver ‘disorientato’ i telespettatori abituali, quelli che seguono il Festival da decenni?
“Io credo, invece, che adesso sia giunto il momento di cambiare questo Festival. Su quel palco storico ci sono passati tutti e il pubblico è sempre lo stesso, ma il ricambio generazionale è inevitabile, necessario. Questo credo sia stato un Sanremo della ‘terra di mezzo’, quello in cui cantavano Orietta Berti e Madame: due donne mai così lontane. Sanremo 2021 è stato un ‘ponte’ fra il passato e il futuro, che è già arrivato ed è in streaming. Se c’è una cosa che, invece, deve svecchiare è il televoto: io coinvolgerei una giuria di ragazzi, gli stessi che usano lo streaming e che, spesso, colgono i nuovi cantautori meglio di qualsiasi critico. Non è solo lo ‘spettacolo-Sanremo’ che va svecchiato, ma le giurie, i televoti, gli addetti ai lavori, che devono esserci, ma debbono anche coinvolgere un nuovo grande pubblico, che è quello dello streaming, ormai”.

Amadeus e FiorellFiorello_Amadeus.jpgo hanno dimostrato di saper vincere anche le battaglie più ‘difficili’, ma l’assenza di ospiti internazionali non ha certamente contribuito a replicare l’atmosfera classica delle edizioni precedenti: secondo lei, cosa è mancato di più?
“E’ mancato il pubb
lico. Ma sono mancate anche le predisposizioni al divertimento e alla leggerezza. I sensi di colpa hanno prevalso sia in chi il Festival lo faceva, sia in chi lo guardava. Questo è stato, secondo me, il grande problema”.

Zlatan Ibrahimovic e Achille Lauro sono riusciti a ‘catturare’ l’attenzione dei media, generando anche un ‘velo’ di gossip e polemiche, elementi tradizionali da sempre legati alla manifestazione canora più popolare d’Italia: in quale misura, secondo lei?
“Il gossip, le polemiche e le critiche vanno di pari passo, sempre, con il Festival. Se non ci fossero state, sarebbe stato un Festival anomalo. Achille Lauro e Zlatan Ibrahimovic sono due personaggi, al di là dei gusti personali. ‘Ibra’ si è preso poco sul serio e ha vinto più di un comico. Achille poteva stupirci di più, ma certamente le sue performance a Sanremo sono state di rottura. Le critiche a Lauro sono scontate: tutti hanno già fatto tutto, ma il mondo cambia e deve rinnovarsi, anche attingendo dal passato. Ci vuole coraggio per infilarsi spine in pancia e invocare Dio. Soprattutto a Sanremo”.

I testi delle canzoni: ci sono apparsi segmentati, incapaci di raccontare una storia d’amore o una complicazione qualsiasi e qualche critica non è giunta solo per le ‘stecche’, quanto per le ‘dizioni’, spesso piuttosto ‘appensantite’: lei cosa ne pensa?
“Non tutti i testi delle canzoni devono essere sempre comprensibili. A volte è un suono, o una parola, a fare la differenza. Credo, invece, che il ‘cast’ fosse piuttosto variegato e interessante. Ho amato Madame, Fulminacci, Peyote, ma anche tanti altri. E la regia era all’avanguardia con i tempi. Io ho cercato di osservare questo Festival come se non lo fosse da un punto di vista musicale. E infatti, hanno vinto i ‘Maneskin’: chi l’avrebbe mai detto? Ha vinto lo streaming e ce ne dobbiamo fare una ragione. Unica grande ‘pecca’ di Sanremo 2021: non puoi finire alle 2 di notte. Sanremo deve chiudere massimo a mezzanotte: meno cantanti in gara (non si può accontentare tutti) e più qualità. Inoltre, mi sarebbe piaciuto vedere sul palco anche il cinema. Oltre alla De Angelis, che ho amato, avrei fatto condurre registi e registe di calibro, soprattutto per quel cinema che sta perdendo parecchio ‘sangue’: se lo meritava. La tv deve aiutare il cinema, non essere suo nemico. E il Festival di Sanremo avrebbe potuto essere una grande occasione”.Carola_Carulli_2.jpg

NELLA FOTO QUI SOPRA: CAROLA CARULLI, INVIATA RAI A SANREMO, IN UNA PAUSA

AL CENTRO: FIORELLO E AMADEUS DURANTE LA SERATA FINALE

SOPRA: LA GIORNALISTA ROMANA SENZA MASCHERINA

IN APERTURA: TAMPONE NEGATIVO, FINALMENTE SI PUO' LAVORARE


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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