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24 Aprile 2024

Sgarbi e Caldoro, fatevi avanti

di Vittorio Lussana
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Sgarbi e Caldoro, fatevi avanti

Il centrodestra italiano non è solamente un’area in piena crisi di leadership: manca una vera e propria ‘dottrina’ in grado di conferire coesione e coerenza a un intero fronte politico, che meriterebbe una presenza sulla ‘scena’ quanto meno dignitosa

Dopo i preoccupanti esiti del voto calabrese ed emiliano-romagnolo, che hanno evidenziato un tasso di astensionismo che ha raggiunto livelli di effettiva pericolosità per la tenuta democratica del Paese, crediamo sia giunto il momento di incoraggiare la rinascita di un nuovo schieramento ‘catto-socialista’ italiano. Serve, cioè, una rinnovata tendenza politica capace di assumersi il ruolo di dignitoso oppositore dell’attuale ‘renzismo rampante’. Se l’elettorato di centrodestra si astiene, come appare evidente, un problema di rappresentanza dovrà pur esserci, da qualche parte. Per 20 lunghi anni si è puntato tutto su Silvio Berlusconi. E non ci si è minimamente preoccupati di prepararsi al futuro, attraverso la creazione una nuova classe dirigente degna di questo nome. E’ un problema da affrontare e risolvere. Noi crediamo poco praticabile l’idea di ‘resuscitare’ una nuova Democrazia cristiana, un Partito che finirebbe con l’aggirarsi sul fronte politico moderato non come uno ‘spettro’ nel senso ‘marxista’ di tale metafora, ma come semplice ‘spirito-guida’ nel corso di una stucchevole ‘seduta spiritica’. Inoltre, appare quanto mai ‘appannato’ anche il cosiddetto ‘spirito del 1994’, quello del ‘forzismo berlusconiano’ e del “Partito liberale di massa”. La riedizione di Forza Italia sembra solo un’ombra sparuta e contraddittoria rispetto alla sua primissima smagliante edizione. Il problema è generazionale, ma non solo: la preparazione politica e le contraddizioni dei suoi esponenti più giovani, in realtà immobilizzano il Partito esponendolo a evidenti ‘gaffe’, a prese di posizione indifendibili e inattuali. Il centrodestra italiano non è solamente un’area in piena crisi di leadership: manca una vera e propria ‘dottrina’ in grado di conferire coesione e coerenza a un intero fronte politico, che meriterebbe una presenza sulla ‘scena’ quanto meno dignitosa. Alla fine, a battersi come un ‘leone’ è rimasto solamente Renato Brunetta. Il quale, anche se talvolta animato da qualche ‘malignità’ che lo porta a degli eccessi polemici, appare il solo esponente dotato di una solida preparazione da economista, che gli permette di sostenere, o per lo meno di riequilibrare, una personale tendenza per la ‘politique d'abord’. Brunetta non è un leader, insomma, ma un buon ‘interditore’. E’ già qualcosa, ma non è tutto. Sia per Forza Italia, sia per il centrodestra nel suo complesso. Uno schieramento che, pur evidenziando limiti in numerosi esponenti - anche tra le giovani ‘leve’, purtroppo - possiede la consapevolezza di non potersi presentare facendo esclusivamente riferimento al nazionalismo provinciale degli alleati post fascisti. E anche nei confronti del radicalismo demagogico di Matteo Salvini, qualche malessere potrebbe presto emergere. Tutto resta legato al patto del Nazareno: troppo poco. Ci vorrebbe qualcosa in più: qualche liberale con la ‘schiena dritta’ alla Vittorio Sgarbi; un moderato intelligente, capace di dialogare con le culture laiche della modernità senza per forza cedere sul ‘fronte’ dei princìpi; qualche giovane virgulto del conservatorismo illuminato, in grado di battersi con coraggio sui temi socioeconomici di un aziendalismo aperto alle innovazioni tecnologiche. Il confronto politico, al di là delle apparenze, si è totalmente spostato sul ‘terreno’ delle diversità culturali e dei diritti civili più avanzati. Tematiche che pretendono analisi sociologiche meno astratte, meno legate a componenti sociali che, per quanto ‘rumorose’ - come dimostrato dai recenti fatti romani di Tor Sapienza - risultano collegate a posizioni di pura ‘retroguardia’. Nessuno comprende che il mondo intero sta cambiando a velocità supersonica e che un’intera fase politica è ormai giunta al ‘capolinea’. Le formazioni di destra non riescono a coprire il ‘centro’ dello scenario politico italiano, per evidenti motivi di ‘anacronismo’. E un certo tipo di elettorato, di matrice essenzialmente cattolico-liberale, sembra essersi ‘inabissato’ in attesa di tempi migliori. Serve, anche con una certa urgenza, una ‘nuova Dc’ che, tuttavia, non sia esattamente una ‘riedizione reducista’ della formazione di Andreotti e Forlani. Forse, sta per avvicinarsi il momento di Stefano Caldoro: un amico leale e intelligente, appartenente a una tradizione culturale, quella del ‘socialismo cattolico’, che ha sempre posseduto una propria ‘nobiltà’, pur nella sua perenne condizione di minoranza. Ma anche questa ‘mossa’ potrebbe rivelarsi non del tutto decisiva, per l’attuale ‘mercato’ della politica. Insomma, degli spazi di manovra per una nuova forza cattolico-socialista, in grado di opporsi all’attuale ‘catto-comunismo’ imperante, ci sarebbero. I contenuti e le idee valide, un po’ meno.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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