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25 Aprile 2024

Pete Brooks: "L'Inghilterra ha nostaglia del suo Impero"

di Valentina Cirilli
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Pete Brooks: "L'Inghilterra ha nostaglia del suo Impero"

Da ‘The Zero Hour’ a ‘The Train’, la celebre compagnia teatrale inglese ‘Imitating the dog’ ha condiviso gratuitamente i video delle loro più recenti produzioni, compreso l’ultimo spettacolo apparso in Italia: ‘Heart of darkness’, dal celebre genio di Joseph Condrad, che tra le righe ci spiega la vera radice della conflittualità inglese nei confronti dell’Europa

‘Imitating the dog’ è una compagnia teatrale di livello internazionale, che produce opere eccezionali, che sfidano e connettono il pubblico, mettendo alla prova le convenzioni dello spettacolo. Diretta da Pete Brooks, Andrew Quick e Simon Wainwright, essa produce design di alto livello, ambizione tecnica e tematica. Durante questa fase difficilissima fase di pandemia planetaria, come molte altre compagnie, 'Imitating the dog' ha concentrato le sue energie nell’offrire gratuitamente al pubblico un palinsesto ‘in streaming’ che consentisse di poter vedere i loro più famosi lavori, come: ‘Night of the Living Dead’; ‘The Zero Hour’ e ‘Six Degrees Below the Horizon’. Spettacoli portati in tournée attraverso la Gran Bretagna e l’Europa e, con il British Council, anche in Ucraina, Georgia, Brasile, allo Spring Festival di Beirut in Libano e a Taiwan. Il British Council ha presentato il lavoro della compagnia anche al Festival di Edimburgo nel 2011 e nel 2013, con 'The Hour Zero', che è stato prodotto a Batumi, in Georgia, nel novembre 2014. Noti per la complessità degli allestimenti e le colte citazioni cinematografiche, ‘Imitating the dog’ combina raffinatezza tecnologica con testi d’impatto, producendo opere intellettualmente ed emotivamente coinvolgenti. Nel quadro dei lavori di questo gruppo, anche al fine di aumentare la fruibilità da parte del pubblico, ‘Imitating the dog’ ha progettato sottotitoli completamente integrati. Così è stato, per esempio, per la versione unica e originale dell’amato romanzo di Ernest Hemingway, ‘A farewell to arms’: un classico della letteratura del ‘900 e una delle più grandi storie d’amore di tutti i tempi.
‘Storm from Paradise’, invece, fornisce un’esperienza di teatro ‘immersivo’ in scena per 20 spettatori alla volta, in cui il pubblico siede su una platea girevole, posta all’interno dello spazio scenico in cui agiscono gli attori. Dalla piattaforma in streaming del loro sito è possibile vedere anche l’ultimo spettacolo che la compagnia ha portato in scena in Italia: ‘Heart of darkness’, il grande classico di Joseph Condrad. Nello spazio desolato e sospeso di unʼEuropa senza tempo, il regista Pete Brooks ha trasferito lʼavventurosa vicenda del protagonista di ‘Cuore di tenebra’, il capitano Marlow, in un originalissimo adattamento che conferma il tratto assolutamente inedito e autentico, caratterizzante lʼestetica del gruppo. Lʼimpianto drammaturgico della pièce si divide tra il procedere del racconto di un Marlow che veste i panni di una donna africana e lo sguardo estraniato di una compagnia di cinque attori, in un gioco metateatrale che introduce lo spettatore nel cuore della delicata questione inteCuore_di_tenebra.jpgrpretativa. La regia di Pete Brooks e Andrew Quick, gli storici fondatori e direttori artistici della compagnia, punta a sottolineare i significati più strettamente politici, inserendo quest’opera a pieno nel dibattito intorno ai cambiamenti sociopolitici che hanno caratterizzato il panorama europeo negli ultimi anni A partire dalla sempre più convinta affermazione di una pericolosa coscienza razzista. Unʼoperazione che rivela una necessità e opportunità di attualizzazione, ma che rischia di lasciare inascoltato quellʼuniverso metafisico di cui la ‘diegesi conradiana’ non è che la facciata più superficiale o apparente. Per la grande complessità ermeneutica, ‘Cuore di tenebra’ si apre a un duplice livello di analisi: la connotazione politica e colonialista del viaggio di Marlow offre la possibilità al suo autore di indagare quellʼuniversale capacità dellʼuomo di connettersi con la parte più oscura di se stesso. Un viaggio in cui la dimensione fisica dei luoghi attraversati dal narratore cede presto il posto a unʼindagine psicologica intorno ai volti nascosti delle pulsioni umane. Linguaggi diversi si mescolano: il cinema incontra la forma del fumetto in un sistema di schermi che, oltre ad amplificare lo straordinario lavoro degli interpreti in scena, inserisce alcune sequenze filmiche - a cura di Simon Wainwright - in grado di aprire la strada a una molteplicità di orizzonti immaginativi. Tanti sono, dunque, gli interrogativi nati dalla visione di 'Cuore di tenebra’ che il regista Pete Brooks si è reso disponibile a chiarirci nellʼintervista che pubblichiamo qui di seguito.

Pete Brooks, il vostro adattamento di ‘Cuore di tenebra’ insiste molto sulla valenza politica dellʼesplorazione di Marlow, in linea con molta letteratura post colonialista, tra cui lʼaspra lettura critica dello studioso nigeriano Chinua Achebe, che denunciava lʼintento razzista di alcuni passaggi del testo di Conrad. A tratti lo spettatore ha quasi lʼimpressione di trovarsi di fronte a un vero e proprio processo allʼautore polacco: da quale lettura dellʼopera siete partiti per la costruzione dellʼallestimento?
”Come qualcuno ha affermato, il nostro spettacolo è una buona occasione per svelare la verità intorno allʼImpero britannico. LʼInghilterra vede lʼimpero in maniera quasi sentimentale, romantica. Il che ci aiutare a spiegare il perché dei suoi attuali rapporti conflittuali con lʼEuropa. Mettere in scena unʼopera come ‘Cuore di tenebra’ necessita di una lunga ricerca. Man mano che il progetto procede, affiorano nuove tematiche, tra le quali il dibattito intorno al razzismo e alla gravità delle atrocità avvenute in Africa. Crediamo che il nostro spettacolo parli, principalmente, di fascismo, di ciò che succede quando i più forti si sentono autorizzati a imporre la propria volontà sui più deboli. Disegniamo analogie tra lʼolocausto e quanto accaduto nello stato libero del Congo. Penso che sia unʼanalogia molto appropriata: Leopoldo II del Belgio non fu migliore di Hitler. Ma per arrivare ad ammettere questo, dobbiamo avere il coraggiodi porci delle domande scomode sul perchè del comportamento degli europei nei confronti dellʼAfrica".

Nello spettacolo, il protagonista, Marlow, veste i panni di una donna nera africana, diversamente dal personaggio originale pensato da Conrad: qual è il motivo di questa scelta?
”Lʼidea di cambiare la ‘razza’ di Marlow e di ribaltare la geopolitica della vicenda è stato, per noi, il mezzo che ha reso possibile lʼintero progetto: è stato quasi assiomatico. Non avremmo voluto, né potuto, portare avanti lʼallestimento con una protagonista bianca occidentale. Trasformare Marlow in un personaggio femminile di colore rende più evidenti alcune relazioni drammaturgiche. Nella dimensione geopolitica capovolta dello spettacolo, i protagonisti bianchi mostrano una speciale referenza verso Marlow proprio in ragione della sua diversa razza e cultura. Una deferenza che non sarebbe potuta affiorare se fosse stato un uomo. Non avremmo potuto immaginare la scena finale con Kurtz recitata da un Marlow impersonato da un uomo bianco: essere nei panni di una donna lo rende capace di una compassione e un distacco che difficilmente sarebbero venuti fuori se fosse stato un personaggio maschile. La nostra Marlow ascolta le parole di Kurtz, si commuove e, alla fine, lo uccide con un colpo di pistola. Un personaggio maschile non avrebbe avuto la stessa determinazione nello scivolare così velocemente verso il finale. Lo spettacolo tratta, altresì, dei problemi che nascono dallʼadattamento di un testo pensato per un nuovo linguaggio, in un tempo storico diverso da quello in cui è stato concepito. Più di altri classici, lo sguardo critico del romanzo di Conrad è cambiato nel tempo non solo per lʼinterpretazione di Chinua Achebe: noi vogliamo riconoscerlo e mostrare come un testo possa divenire 'intertestuale'. E che non si possa fare a meno, oggi, rileggendo Cuore di Tenebra, di ritrovarsi nelle posizioni di Chinua Achebe o di pensare a 'La terra desolata' di Thomas Stearns Eliot o ad 'Apocalypse now' di Francis Ford Coppola".

Anche in questo spettacolo si mantiene salda la fusione tra performance dal vivo e tecnologie digitali che ha caratterizzato lʼimpronta originale dei vostri precedenti lavori. In ‘Cuore di tenebra’, lo sguardo dello spettatore è chiamato a dividersi tra i diversi schermi presenti sulla scena, sui quali vengono proiettati i gesti e i movimenti degli interpreti: come avete portato avanti il lavoro con gli attori e in che modo essi sono arrivati a interagire con la complessità della scenografia?
”Lavoriamo in stretta connessione con gli attori e con i nostri principali performers. Morven Macbeth, Laura Atherton e Matt Prendergast lavorano in questo modo da anni. Morgan Bailey e Keicha Greenidge, al contrario, erano nuovi rispetto a questo metodo di lavoro, ma entrambi provenivano dalla recitazione televisiva, che è stata per loro di grande aiuto. Morgan, oltre a essere un attore è anche un regista abituato a operare e a interagire con la tecnologia. Gli interpreti danno un enorme contributo al progetto nel momento in cui ci pongono delle domande complesse sul perché stiamo facendo qualcosa in quella precisa maniera, quando ci comunicano le loro impressioni e, ovviamente, nel loro essere creativi. Gran parte del contributo dei performer arriva prima del debutto, ma succede spesso che si aspettino di portare le loro idee in scena durante il debutto stesso, anche se non è sempre facile accontentarli. Sappiamo di pretendere molto da loro, ma in cambio essi hanno la possibilità di sentirsi pienamente responsabili e partecipi della costruzione dellʼintero spettacolo e non solo della propria performance”.

Cuore di tenebra è anche uno spettacolo che, attraverso lʼespediente della ‘meta-teatralità’, mette a nudo il processo difficoltoso di un regista nel mettere in scena un testo classico e le decisioni che ne derivano: lʼinterpretazione dellʼopera e la sua attualizzazione. Potrebbe spiegarci la tua personale maniera di approccio a un testo classico e alle difficoltà maggiori che si presentano?
”Attraverso questo spettacolo, ci interessa far capire al pubblico i motivi che sottendono le variazioni che abbiamo operato nei confronti del testo originale. E’ indispensabile, per lo spettatore, capire che tutti i cambiamenti drammaturgici sono stati attentamente ponderati e che sono stati introdotti per una precisa ragione. I testi classici presentano la particolare difficoltà di essere ben conosciuti dalle persone, le quali si aspettano di vederli rappresentati secondo lʼidea che si sono costruiti leggendoli. In Inghilterra cʼè una lunga tradizione nel riadattare Shakespeare e altri drammi classici. E il pubblico è pronto ad apprezzare anche gli allestimenti più innovativi”.

Lʼoperazione diviene molto più difficile per i romanzi classici, come per l’appunto ‘Cuore di tenebra’: quali sono le altre ‘fonti’ di ispirazione per i vostri progetti?
”Qualsiasi cosa: ci interessano molto i racconti; leggiamo molto; guardiamo parecchi film e graphic novel. La drammaturgia delle operet radizionali è quella che ci interessa di meno, solitamente".

Cosa vi piace lasciare al pubblico che assiste ai vostri spettacoli?
”Ci piace portare il pubblico a soffermarsi su tutte quelle cose che prima non aveva preso in considerazione, o consentirgli di guardarle sotto unʼaltra luce. E' bello sapere di non essere soli nel coltivare i propri pensieri, perché si ha la sensazione che molte di quelle cose di cui abbiamo paura e che ci inquietano siano condivise da altri. Come compagnia abbiamo spesso il timore di non riuscire a comunicare al meglio le nostre idee. E ci auguriamo sempre che il pubblico possa trovare il nostro lavoro emozionante, commovente e bello”.
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NELLA FOTO QUI SOPRA: IL CAST DI 'HEART OF DARKNESS'

AL CENTRO: UNA SCENA DELLO SPETTACOLO

IN APERTURA: PETE BROOKS, REGISTA TEATRALE


 


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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