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23 Aprile 2024

Quei tesori del Lazio che meritano di essere valorizzati

di Serena Di Giovanni
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Quei tesori del Lazio che meritano di essere valorizzati

Nella zona di Rignano Flaminio, in provincia di Roma, vi è la chiesa dei santi Abbondio e Abbondanzio, una struttura che conserva, ancora oggi, delle pitture murali del XII secolo: un itinerario che proponiamo al fine di sfuggire al caldo torrido di queste giornate di inizio luglio

Per sfuggire alla morsa del caldo è sempre bene organizzare qualche gita turistica nei dintorni delle nostre città, per recarci in alcuni luoghi di collina assai più freschi. Ciò diviene occasione per riscoprire alcuni gioielli della nostra regione, come nel caso della chiesa dei Santi Abbondio e Abbondanzio a Rignano Flaminio, in provincia di Roma. Si tratta, infatti, di una struttura che conserva alcune pitture murali assegnate al secondo-terzo decennio del XII secolo. Sull'arco absidale, in particolare, si svolge la tematica apocalittica, con il busto di Cristo benedicente entro un clipeo, sovrastato da un altro medaglione con l'Agnello provvisto del rotulo. Cristo è affiancato dai 7 candelabri, dai cherubini e dagli arcangeli. Accanto vi è il tetramorfo, a figura intera: una particolarità che si presenta raramente nella coeva tradizione iconografica romana, la quale predilige il simbolo evangelico a mezzo busto. Sui piedritti si vedono i ‘24 vegliardi dell'apocalisse’, che innalzano calici gemmati. Le pitture sono deteriorate: un degrado che abbiamo avuto modo di appurare già nel lontano 2012. A testimoniarlo, anche uno sFototeca_Zeri.jpgcatto della Fototeca Zeri (vedi foto in b/n qui a sinistra, ndr) risalente agli anni ‘60 del secolo scorso. L’edificio, di culto cristiano, è collocato all’interno della cella di un tempio pagano di epoca romana, ben individuabile osservando esternamente la struttura, in cui si distinguono i blocchi in opera quadrata della cella del tempio, conservati fino all’imposta del tetto. L’intera area è colma di reperti marmorei pertinenti all’originaria decorazione del tempio e agli edifici che lo circondavano. La trasformazione delle rovine del tempio in chiesa cristiana sembrano risalire al IX secolo d. C. mentre il campanile romanico è del XII secolo. All’interno, interessanti affreschi dell’XI secolo, con scene tratte dall’Apocalisse.
Alcuni ritrovamenti confermano la tesi secondo cui, nel sito di Rignano, era sorto un antico centro preromano appartenente al territorio ‘capenate’, sopravvissuto anche in seguito. Tra il chilometro 38 e il 39 della via Flaminia, proprio di recente sono stati rinvenute alcune parti di una necropoli con tombe a fossa (VIII sec. a. C.) e a camera (IV-II e I sec. a.C.). Con l'avvento dei Romani, la località entrò nell'orbita dell'Urbe e si dedicò al culto della dea Cerere, omologa romana della divinità venerata anche dai ‘capenati’. Dell'importanza di Roma e del suo influsso su Rignano si hanno alcune testimonianze archeologiche ancora oggi, nelRignano_3.jpg centro abitato. Rignano ebbe diversi nomi nell'antichità: nei documenti, la località viene citata come Arignanum, oppure Rignanum, Rinianum, castrum Arinianum. Le definizioni 'Arignani' e anche 'Erignanum' sono presenti in una bolla di papa Nicolò IV (1288-1294). Le prime memorie scritte risalgono, comunque, al X secolo d. C. allorquando l'imperatore Ottone I vi sostò dopo l'incoronazione, avvenuta a Roma, nel 972 d. C. Qui si fermò anche Ottone III quando - nel 999 d. C. - fece traslare a Roma, nella chiesa di sant’Adalberto sull'isola Tiberina, proprio i corpi dei santi Abbondio, Abbondanzio e Teodora. Al 1114 risale la prima menzione di ‘castrum Rinianum’ presso il Soratte, in quanto proprietà della diocesi di Santa Maria in Trastevere. Sempre a Rignano, nel 1159, vi morì papa Adriano IV: travagliato dalle lotte delle investiture, il pontefice fuggì da Roma per recarsi a Civita Castellana (Vt), zona in cui si riteneva al sicuro e dove, già altre volte, si era ritirato per sfuggire a Federico Barbarossa. Tuttavia, durante la fuga del 1159 morì durante il viaggio, che dunque fu anche l’ultimo. Sia come sia, a pRignano_2.jpgartire dalla metà del XIII secolo, l'intero sito di Rignano risulta di proprietà dei Savelli, ai quali fu tolto da papa Alessandro VI nel 1501. La tenuta e il relativo castello tornarono ai Savelli dopo la caduta dei Borgia, sino al 1607, quando fu venduta alla famiglia Borghese. Da questi ultimi, in seguito passò ai Muti nel 1663, ai Cesi nel 1701 e ai Massimo nel 1799.
Tornando invece alla chiesa dei SS. Abbondio e Abbondanzio, essa si trova in una posizione decentrata rispetto al centro comunale, in una zona che sin dall'antichità era destinata al culto. Vi si accede tramite una via, il cui svincolo è posto sulla via Flaminia. La facciata principale non possiede il portone, poiché questo risulta spostato sul lato maggiore, in uno dei tanti rimaneggiamenti subìti dalla chiesa. La parte posteriore, nel lato sud-orientale, è in laterizi interposti a marmi altomedievali, mentre la zona absidale è a tufelli. La struttura è a tre piani, con bifore sorrette, al primo piano, da pilastri e nei due superiori da colonnine. Una sottile rientranza sottolinea gli estradossi delle arcatelle, continuando sui fianchi con una cornice a beccatelli in laterizio. L'interno della chiesa è diviso in campate ogivali in tufo, che si scaricano su pilastri addossati alle pareti con capitelli ornati con una croce gRignano_1.jpgreca, intervallati, in origine, da una serie di affreschi. Nel presbiterio sopraelevato troviamo la mensa e il sedile in pietrame. Sulla parete di fondo vi è raffigurato, per l'appunto, il Giudizio Universale, mentre a destra dell'abside vi è l'entrata che porta alla cripta trapeziodale, realizzata in tufi e laterizi intonacati, coperta con volta a botte ribassata. Nella cripta si può distinguere una semicolonna in marmo bianco e altre due che incorniciano i lati di uno stretto e breve corridoio, il quale conduce a un'immagine raffigurante San Michele Arcangelo. Il campanile romanico consiste in una struttura muraria a pianta quadtrata, con copertura a falde. Nel 1966, secondo alcune disposizioni specifiche del Concilio Vaticano II, fu deciso di collocare un nuovo altare maggiore al centro del presbiterio. E, nel 2012, la struttura è stata concessa in uso alla comunità ortodossa rumena, la quale ha provveduto a installare la struttura dell'iconostasi innanzi al presbiterio medesimo.

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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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