Riconosciuta al Tefaf di Maastricht un’opera del grande artista austriaco che si credeva ormai dispersa: si tratta de ‘Il principe africano’, ricomparso durante la fiera europea dell’antiquariato
E’ il periodico online ‘Finestre sull’Arte’ a riparlare di quest’opera di Gustav Klimt, della quale si erano perse le tracce, ma ricomparsa al Tefaf di Maastricht, la grande fiera internazionale dell'antiquariato tenutasi nella cittadina dei Paesi Bassi dal 15 al 20 marzo 2025. Il dipinto ritrae un principe africano (bellissimo, ndr): un capolavoro di cui non si avevano più notizie dai tempi della seconda guerra mondiale. L’opera e il prezzo non dovrebbero lasciare dubbi sull’autenticità: è stato, infatti, portato in fiera dalla galleria ‘W&K – Wienerroither & Kohlbacher’, che lo ha messo in vendita al prezzo di 15 milioni di euro. “La storia comincia nel 2021”, scrive ‘Finestre sull’Arte’. E a consegnare il quadro alla galleria sarebbe stato, secondo l’articolo, “un collezionista”. L’opera era in pessimo stato di conservazione e, solo dopo il restauro, il dipinto è riemerso in tutto il suo splendore. L’attribuzione è dello storico dell’arte, Alfred Weidinger, autore del catalogo ragionato dell’artista, da tempo sulle tracce del dipinto e l’uomo ritratto è il principe ghanese, William Nii Nortey Dowuona. Il Klimt risale al 1897. Il principe raffigura questo nobile africano proveniente da una regione dell’odierno Ghana.
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Gustav Klimt nacque il 14 luglio 1862 a Baumgarten, allora sobborgo di Vienna, secondo di sette fratelli (quattro femmine e tre maschi). Il padre, Ernst Klimt, nativo della Boemia, era un orafo; la madre, Anna Finster, una donna colta, amante dell’opera lirica. Tutti i figli maschi della famiglia Klimt rivelarono presto una forte inclinazione artistica. I fratelli minori di Gustav, gli amatissimi Ernst e Georg, diverranno anch'essi artisti. Ernst, in particolare, lavorerà insieme al fratello Gustav fino alla sua morte, avvenuta il 9 dicembre 1895 all'età di 28 anni. Il giovane Gustav frequentò per otto anni la scuola primaria nel settimo distretto comunale di Vienna e, successivamente, malgrado le pressanti ristrettezze economiche, venne ammesso alla Scuola d'arte e mestieri dell'Austria, dove studiò arte applicata fino al 1883, epoca in cui stava già rielaborando dei personali orientamenti di gusto. Cominciò a padroneggiare diverse tecniche artistiche, dal mosaico alla ceramica, nel rispetto dei canoni accademici e della Storia dell'arte del passato. I frutti di tanto arricchimento non tardarono a emergere: già tre anni dopo, gli venne commissionata la decorazione del cortile del Kunsthistoriches Museum di Vienna. Da questo momento in poi, gli incarichi iniziarono a moltiplicarsi: nel 1880 aveva già dipinto 'Le quattro allegorie' di Palazzo Sturany, sempre a Vienna e il soffitto della Kurhaus di Karisbad, mentre tra il 1886 e il 1888 si dedicò, con l’aiuto del fratello Ernst e dell'amico Franz von Matsch, alla decorazione del Burgtheater, tramite una serie di pannelli raffiguranti i teatri dell'antichità e del mondo contemporaneo. I tre iniziarono a guadagnare e ben presto Gustav cominciò ad acquisire notorietà negli ambienti artistici vennesi. A testimonianza di tali riconoscimenti, Gustav Klimt ricevette una benemerenza ufficiale dall'imperatore d'Austria, Francesco Giuseppe, mentre le università di Vienna e di Monaco di Baviera lo nominarono membro onorario.
Verso la fine del XIX secolo cominciò a entrare in contrasto con i rigidi canoni accademici viennesi e decise di fondare, insieme ad altri diciannove artisti, la Wiener Secession (la Secessione viennese, ndr), attuando anche il progetto di un periodico-manifesto del gruppo, Ver Sacrum (Primavera sacra), del quale verranno pubblicati ben 96 numeri, fino al 1903. Gli artisti della secessione, a cominciare da Kilmt, aspiravano a portare l'arte al di fuori dei confini della tradizione accademica, in un florilegio di arti plastiche, design e architettura. La novità di non indicare uno stile preciso o vincolante, sotto l'egida di questo gruppo si riunirono anche i simbolisti, i naturalisti e i modernisti. Il simbolo del secessionismo era la Pallade Atena, dea greca della saggezza e delle buone cause, che Klimt poi raffigurerà nel 1898 in un suo notissimo capolavoro.
Nel 1894, ancora l'Università di Vienna gli commissionò la decorazione del soffitto dell’Aula Magna sul tema illuminista: ‘Trionfo della luce sulle tenebre’. Un lavoro a pannelli che Kilmt non riuscì a consegnare tempestivamente, a causa dei gravi lutti avvenuti in famiglia (il padre e il fratello in particolare, ndr). E quando si decise a presentare l’opera, i suoi pannelli vennero rifiutati e aspramente criticati dai committenti, i quali avevano immaginato una sobria rappresentazione del progresso della cultura, mentre invece si ritrovarono di fronte a un turbinio di corpi sensuali. Noncurante delle critiche, agli inizi del XX secolo realizzò il 'Fregio di Beethoven', concepito per la quattordicesima 'Mostra secessionista viennese' allestita dall'aprile al giugno 1902 nei locali del Palazzo della secessione. Un trionfo di immagini visionarie, enigmatiche e dionisiache che sottintendeva le angosce e le aspirazioni dell'uomo moderno. Nel 1903, Klimt si recò due volte in Italia, a Ravenna in particolare, dove scoprì lo sfarzo dei mosaici bizantini. L’uso dell'oro musivo gli suggerì un nuovo modo di trasfigurare la realtà, modulando le parti piatte e plastiche con passaggi tonali dall'opaco al brillante. Fondò, dunque, i ‘Laboratori viennesi’. Fu questa la fase dei suoi capolavori più celebri, come 'Giuditta I', il 'Ritratto di Adele Bloch-Bauer' e il celeberrimo 'Il bacio’. Si aprì, così, il suo ‘periodo aureo’ o ‘dorato’, in cui il dominio dell’oro regala al mondo una spiccata bidimensionalità di stile, che si arricchisce dando maggiore risalto al linearismo, all'impiego di simbolismi e con la prevalenza di figure femminili. A questo periodo appartengono numerose opere dell'artista viennese: ‘Le tre età della donna’, la ‘Danae’ e L’albero della vita’, che andò a completare il progetto decorativo di Palazzo Stoclet. Il periodo aureo si chiuse nel 1909 con l’opera 'Giuditta II': seconda raffigurazione dell'eroina ebrea Salomé, che liberò la propria città, Betulia, dalla dominazione assira. Un autentico capolavoro caratterizzato da cromie più scure e forti, che già segnalavano l’avvio del cosiddetto "periodo maturo" di Klimt e il tramonto della 'Belle Epoque', con la dissoluzione definitiva dell’Impero di Austria e Ungheria.

QUI SOPRA: IL MOSAICO DORATO 'IL BACIO' DI GUSTAV KLIMT
AL CENTRO: 'IL PRINCIPE' RITROVATO ALLA FIERA DELL'ANTIQUARIATO DI MAASTRICHT
IN APERTURA: GUSTAV KLIMT, ARTISTA GENIALE DELLA 'BELLE EPOQUE'