11 Febbraio 2025
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La rivoluzione di Eva rivendica una 'risposta di senso' nei confronti di un certo mondo femminile, che in virtù di una sicurezza economica diventa oggetto di consumo. C'è chi sta sotto una scrivania pur di ottenere una sedia (definizione intesa come dispregiativo di poltrona, in quanto totalmente immeritata) o una vita agiata. La storica piazzetta palermitana è crocevia di commerci, traffici e personaggi, maestri nell'arte di arrangiarsi. Ogni fatto può essere trasformato in 'storia', in un sistema dove la storia è sempre uguale a se stessa. Così, con la leggerezza del cantastorie, vengono narrati episodi di mafia a un pubblico che 'sa' ma non vuole sapere; a una Sicilia 'corrotta' che si fa corrompere (dove il pizzo è storicamente 'offrire da bere agli amici' per festeggiare il proprio successo); a una memoria storica edulcorata che dimentica le vite civili sacrificate durante i bombardamenti degli alleati americani. La donna del sud, che resta figlia e che, di fronte alle imposizioni di un sistema maschile e violento, si rifugia neli'io bambino. In un lungo monologo, non sempre efficace, Raffaella D'Angelo alterna la cruda lucidità a momenti di 'grottesco' infantilismo. Un delirio che sfugge a una realtà tragicamente predefinita dal contesto sociale, con un gesto estremo: l'omicidio. |