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28 Marzo 2024

Il restauro aperto dell'Iscr

di Serena Di Giovanni - sdigiovanni@periodicoitalianomagazine.it
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La chiesa capitolina di Santa Marta al Collegio Romano riapre dopo lungo tempo, ospitando un laboratorio sperimentale che, nei prossimi mesi, sarà possibile osservare e ammirare da visitatori e turisti

Il restauro degli affreschi non avrà più segreti. Almeno, per coloro che vorranno visitare, a Roma, gli spazi della chiesa di Santa Marta al Collegio Romano e il retrostante Coro delle monache, allestiti come laboratorio di restauro e aperti alla libera visione del pubblico già dal 24 ottobre scorso. “Un laboratorio sperimentale”, lo ha definito il direttore dell’Iscr, l’architetto Gisella Capponi, “che non vuole concedere nulla alla spettacolarità, ma mostrare la quotidianità del lavoro dei restauratori, la complessità delle competenze impiegate e le numerose professionalità coinvolte, con l’obiettivo di far accrescere nei visitatori la consapevolezza di quello che è la conservazione del patrimonio”. La prima tematica sulla quale i tecnici dell’Iscr (Istituto superiore per la conservazione e il restauro, ndr) stanno lavorando nella nuova sede espositiva è il restauro delle pitture murali, di cui sono stati proposti esempi eterogenei tra loro per provenienza, tecnica e condizioni conservative: un affresco ‘staccato’, un affresco ‘in situ’, frammenti di affreschi e stucchi dipinti. I restauratori, in particolare, stanno intervenendo sui dipinti murali tardo-cinquecenteschi appartenenti all’apparato decorativo originale dell’ex Coro delle monache, attraverso i quali viene affrontato il trattamento delle lacune, per consentire una miglior leggibilità dell’opera in relazione alla sua storia conservativa, riducendo il disturbo visivo causato dall’interruzione della stesura pittorica originale. Si tratta di tre ‘lunette’ con scene della vita di Maria: l’Annunciazione, la Madonna del Latte e la Visitazione, realizzate probabilmente dopo l’acquisizione del convento da parte delle Agostiniane, nel 1561. Di esse, la Madonna del Latte è l’unica parte non coerente con il resto del ciclo: si tratta, infatti, di un affresco ‘staccato’, databile intorno alla metà del XIV secolo, anche se ancora tutto da ‘studiare’ e approfondire. La sua particolarità risiede nel presentare vaste porzioni lacunose, trattate in ‘tinta’ nei restauri precedenti. Dal complesso della cosiddetta ‘Villa delle Terme degli stucchi dipinti’, presso Tor Vergata (I secolo d. C. circa), provengono invece i circa 7 mila frammenti di affreschi e stucchi ospitati negli spazi di Santa Marta

Restauro_Aperto_Iscr_2.jpg. Frammenti che, dopo le operazioni di pulitura e consolidamento, verranno ricomposti mediante la ricerca degli attacchi fra le parti e il riconoscimento dei vari insiemi decorativi. Oltre a definire lo schema decorativo generale dell’ambiente, l’obiettivo finale è certamente quello di rimontare su pannelli artificiali i nuclei maggiori della decorazione pittorica: “Una sfida che”, ci ha confidato la restauratrice, Maria Carolina Gaetani, “si presenta tutt’altro che semplice, ma fondamentale per ‘salvare’ e far rivivere quei piccoli lacerti di pittura i quali, diversamente, finirebbero a morire nei depositi impolverati di qualche museo”. I restauratori illustreranno al pubblico non solo i frammenti e le tecniche conservative, ma anche i preziosi pigmenti utilizzati per la loro realizzazione. Dal Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia a Roma, proviene, infine, l’affresco ‘staccato’ di Domenico Zampieri, detto Domenichino, raffigurante Narciso. Realizzato per il cardinale Odoardo Farnese insieme ad altri due, Venere e Adone e Giacinto e Apollo, il dipinto faceva parte della decorazione del cosiddetto ‘Casino della morte’, eseguita dal pittore tra il 1603 e il 1604. A lungo conservato presso il ‘Salone delle Firme’, l’affresco è ora oggetto di un intervento che, da un lato, mira a conservarlo, dall’altro a valorizzarlo e a presentarlo al pubblico. Il riallestimento degli spazi di Santa Marta ha fornito, inoltre, l’occasione per ‘recuperare’ anche ‘La predica del Battista’ di Francesco Cozza (1606-1682), conservato alla Galleria nazionale di Arte antica di Palazzo Barberini, l’unica appartenente allo Stato fra le tre tele superstiti dell’apparato originario. Per spiegare cosa significhi davvero intervenire su un’opera d’arte, l'Istituto superiore per la conservazione e il restauro, in collaborazione con la società ‘Spazio Visivo’, ha prodotto un video che illustra al pubblico le operazioni di restauro sui dipinti murali. Saranno peraltro possibili visite guidate e gratuite in orari e giorni prestabiliti, in quanto, come ha spiegato il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini: “Con l’apertura di questo nuovo laboratorio, visitatori, studenti di tutte le scuole e turisti avranno l’opportunità di conoscere e apprezzare una delle più importanti eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo. I restauratori dell’Iscr”, ha concluso Franceschini, “interagiranno e informeranno i visitatori in tempo reale sulle varie fasi del restauro di questi splendidi affreschi”, immergendoci nel meraviglioso mondo della tutela del patrimonio culturale italiano, di cui possiamo essere tutti orgogliosi.  

Informazioni per le visite
La chiesa di Santa Marta – Restauro Aperto dell’Iscr avrà il seguente orario di lavoro: 9.00-17.00.
Le visite del pubblico e delle scuole saranno gratuite e si svolgeranno con prenotazione dal martedì al venerdì (eccetto festivi infrasettimanali) dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 16.00, a partire dal 25 ottobre 2017.
La durata della visita sarà di 1 ora per gruppi di massimo 25 persone. La prima domenica di ogni mese, la chiesa di Santa Marta sarà aperta al pubblico con prenotazione dalle 10.00 alle 16.00.
Il servizio di prenotazione on line è accessibile dal sito www.iscr.beniculturali.it  o direttamente su Eventbrite: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-restauro-aperto-gli-affreschi-39108819532.
La prenotazione alla visita deve essere effettuata almeno un giorno prima.
Accesso facilitato su richiesta.
 

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