Perché è diventato così difficile riposare ed essere sereni persino in vacanza? Ecco a voi gli stressati cronici della generazione ‘Burnout’
Vi ricordate quando si diceva: "Oggi mi riposo". Oppure: "Una bella dormita è quel che ci vuole". O ancora: "Oggi stacco il telefono e mi dedico esclusivamente a me"? Le avete più sentite queste frasi, ultimamente? A volte, le abbiamo anche pensate, ma alla fine lo abbiamo fatto davvero? Come mai, oggi, sembra diventato così difficile riuscire a riposare, 'staccare la spina', sentirsi tranquilli e sereni? Non ci riusciamo neanche quando siamo in vacanza, tanto meno al ritorno da essa. Iniziamo con ordine: intanto, cosa vuol dire 'Burnout'? Con questo termine, si indica un logoramento, un arrivare al limite, un esaurimento sia fisico, sia psicologico, prodotto da stress lavorativo. In origine, si riferiva principalmente a professioni lavorative che avevano a che fare con il settore dell'aiuto verso terzi, quali medici, infermieri. Oggi, il suo significato si è ampliato e può essere associato a una rosa maggiore di persone. E’ stata definita generazione 'Burnout' quella fascia di persone che vive perennemente in stato di stress a causa di più fattori, prevalentemente lavorativi ed economici. Potremmo dire che è, principalmente, la generazione degli 'anta', anche se stiamo assistendo a un abbassamento dell'età fino ai ragazzi più giovani. Li chiamano anche 'Millennials' e sono i nati negli anni ottanta/novanta del secolo scorso e 'Generaz
ione Z', a partire da metà anni '90 fino a tutto il 2010 circa. Teniamo presente che queste etichette, utilizzate ed entrate nel gergo comune, non sono pienamente esaustive della complessità delle categorie che vorrebbero rappresentare, né delle singolarità individuali di chi ne fa parte. Le manteniamo per facilitare la distinzione del periodo di appartenenza, poiché vi sono differenze negli input degli uni e degli altri. Hanno, però, in comune il risentire fortemente della complessità della vita moderna. Ma perché? Per tanti motivi. Oggi, tuttavia, considereremo principalmente il primo gruppo.
Lo stress deriva dalle pressioni che si subiscono in campo lavorativo, come: gestire i problemi; avere un eccessivo carico di compiti e/o responsabilità, che possono essere, o anche solo percepite, al di là delle proprie capacità o anche possibilità; obiettivi troppo ambizioni; ambienti lavorativi non sempre sereni, magari con contrasti interni o rivalità con colleghi; pressioni del datore di lavoro; la costante richiesta di essere produttivi e sempre presenti, sempre disponibili e operativi non appena e ogni qualvolta lo chiedano (o pretendano, ndr) al lavoro, nelle relazioni, nei rapporti familiari, nelle amicizie; l’instabilità economico-finanziaria globale; le difficoltà del singolo soggetto o dell'intero tessuto parentale; la mancanza di potere contrattuale; un senso di insicurezza lavorativa, causato dalla precarietà dei posti di lavoro; la disparita tra potere d'acquisto e costo della vita, con l'aumento dei prezzi di beni e servizi; cambiamenti climatici e pandemie; un evidente sovraccarico di informazioni, con la costante esposizione a ogni tipo di notizie; la pressione a mantenere determinati standard di qualità della vita; la difficoltà nel mantenere un equilibrio, un'armonia tra la sfera familiare e la vita professionale.
Arriviamo
anche alla sensazione di inadeguatezza delle istituzioni, alla mancanza di risposte valide ai problemi e alle difficoltà della società, alla lentezza della burocrazia e il 'quadro' complessivo si completa. Parte da non sottovalutare: la pressione sociale e l'utilizzo delle piattaforme dei social media di cui hanno assistito alla nascita e all'ascesa, così come l'era digitale, il dilagare di internet, passando dal telefono di rete fissa all'attuale telefonino a ogni costo, il più bello, il più nuovo, il più cool. Infine, mettiamoci anche l'esposizione continua ai contenuti di chi ha ottenuto successo, di chi ha intrapreso la carriera che avremmo voluto noi, di chi mostra foto di viaggi incredibili che noi non riusciamo a permetterci: case da sogno, vestiti alla moda, feste esclusive, macchine costose, lavori altamente remunerati e remunerativi, vite agiate, influencer, creator e chi più ne ha più ne metta. Tutti questi input generano insicurezza, scoraggiamento finanche una fastidiosa sensazione di fallimento. Insomma, è divenuto obbligtorio sentirsi parte del tutto, essere sempre connessi, perennemente all'ultima moda, 'postare' sui social in continuazione, dal piatto che ci hanno servito al ristorante, possibilmente quello più in voga al momento, al nuovo taglio di capelli, dalla passeggiata esplorativa all'ago cannula per il prelievo del sangue. Se non sei social sei fuori. E potremmo andare avanti ancora. La pressione che ne nasce, a volte celata dietro una stanca e ormai poco produttiva iperattività, provoca stress, ansia, confusione e anche conflitti interiori.
Tu
tto questo non va bene. D'altra parte, si sa: lo stress fa male. Molteplici le conseguenze: a) fisiche, poiché lo stress si ripercuote sul nostro corpo, traducendosi in una rosa di problematiche più o meno gravi, partendo dalla sensazione di stanchezza, passando ai dolori addominali, problemi gastrointestinali che a volte se sottovalutati degenerano in problemi più seri, mal di testa, insonnia, problemi cutanei e così via; b) psichiche, come l'ansia o quella sensazione di costrizione, di inadeguatezza che a volte si manifesta con episodi di attacchi di panico più o meno forti, quella sensazione di impotenza a volte così forte da diventare quasi soffocante: tutte cose che possono portarci fino all'esaurimento; c) professionali, come il sentirsi schiacciati dalle pressioni, dalle continue richieste del raggiungimento degli obiettivi, dalla esacerbata competizione dentro e fuori il posto di lavoro, il non sentirsi sufficientemente apprezzati o appagati.
Ci si può sentire svuotati, stanchi, demoralizzati. Si può iniziare a commettere errori che prima non si sarebbero verificati. Si diventa cinici, non si riesce a mantenere rapporti cordiali con i colleghi, con i vicini di casa, con le altre persone in generale. Si creano tensioni in casa e all'interno degli affetti più cari, quasi fossero una valvola di sfogo. Ma possiamo cercare di prevenire tutto questo, usando qualche accortezza. Cerchiamo di mantenere quanto più possibile un equilibrio e un distacco tra vita privata e vita lavorativa; riserviamoci piccole pause durante la giornata da dedicare a noi o anche per un semplice caffè con gli amici; pratichiamo qualche sport. Magari, potremmo organizzarci il weekend prediligendo attività rilassanti; gestiamo meglio il nostro tempo dandoci delle priorità; impariamo ad accettare che non sempre si riesce a fare tutto e che, a volte, può essere necessario l'aiuto degli altri, siano essi amici o parenti, se siamo nella sfera familiare o, perfino, dai colleghi, se ci troviamo in ambito lavorativo.
Diamoci un valore e impariamo a dire "No" quando serve, senza essere eccessivamente accondiscendenti e sempre disponibili; non reprimiamo sensazioni, paure o ansie, ma impariamo a esprimerle. Per quanto possibile, scegliamo ambienti di lavoro dove ci sia un'atmosfera serena; proviamo a promuovere obiettivi chiari e cooperazione tra i colleghi; esprimiamo le nostre opinioni senza timore; impariamo ad apprezzare e perché no, ad accontentarci di ciò che abbiamo; lasciamo il lavoro e i suoi problemi fuori dalla sfera familiare e, quando siamo a casa, dedichiamoci ai nostri cari, coltiviamo un hobby, leggiamo un buon libro. Lasciamo il cellulare e spegniamo il Pc, staccandoci dai social almeno la sera a casa; impariamo a vivere e godere del momento, assaporiamo la compagnia degli amici, viviamo le uscite senza tenere sempre il cellulare in mano.
Certo, non sempre risulterà facile e, seppur sforzandoci, potrebbe risultare arduo mantenere saldi questi buoni propositi, ma se li dimentichiamo facciamo un piccolo sforzo e ripartiamo da capo. Buon relax a tutti.
