Un film in pole position nella classifica di Netflix dimostratosi in grado di attirare l’interesse del pubblico italiano
“Non essere in grado di uscire da una malattia mentale è una questione molto seria, ma non riuscire a entrare in quella dell’altro è una questione altrettanto seria”. La scorsa settimana, il film '30 notti col mio ex', diretto da Guido Chiesa, è stato in prima posizione tra i più visti su Netflix, la più popolare piattaforma di streaming. La pellicola ha dimostrato di essere in grado di attirare l’interesse del pubblico italiano: come mai? Il protagonista, Bruno, padre single, si lascia convincere dalla figlia adolescente, Emma, a ospitare per trenta notti la sua ex moglie, Terry, appena uscita da una comunità per persone con disagio psichico. L’euforia di Terry, pronta per il reinserimento sociale, metterà a dura prova le giornate di Bruno, già alle prese con una relazione che non riesce a decollare e con un lavoro poco soddisfacente.
Il film è un remake della commedia spagnola '30 noches con mi ex' di Adrián Suar, che presenta una storia più delicata rispetto all’adattamento italiano. In questo film, la giovane attrice, Gloria Harvey, ha fatto il suo debutto con una performance promettente, nei panni di Emma, la figlia di Bruno e Terry, rispettivamente interpretati da Edoardo Leo e Micaela Ramazzotti. La pe
llicola è diretta da Guido Chiesa e co-scritta con Nicoletta Micheli, sua moglie. Nonostante il regista abbia deciso di ambientare e girare il film a Roma, ciò che viene proiettato sul grande schermo è quasi sempre l’appartamento di Bruno. Nella pellicola vengono mostrate sia la prospettiva di Bruno, sia quella di Terry, separate in alcune scene e a confronto in altre, creando momenti, a nostro parere, umoristici, ma anche romantici. Durante la visione, molto affascinante è la metafora del kintsugi: uno stile artistico giapponese che consiste nel ricomporre frammenti di oggetti rotti utilizzando resina laccata e polvere d’oro. I personaggi secondari, tipici dei film comici, rappresentano le prospettive dei due protagonisti: i vicini di Bruno, poco empatici nei confronti di Terry, incarnano una vita priva di incertezze che lui stesso cerca, mentre la gente del centro diurno, frequentato da Terry, rappresenta la vita imprevedibile dell’ex moglie. Ciò che anima il film è dunque legato a tematiche che attori più esperti sarebbero riusciti a rendere con maggior efficacia, pur riuscendo a sensibilizzare lo spettatore sulle fragilità delle persone con disturbi psicologici. La sceneggiatura è forse un po' prevedibile, ma il prodotto di Guido Chiesa è in grado di alternare momenti spiritosi con quelli più riflessivi, dai quali emergono l’importanza di comprendere le persone a noi vicine mettendosi nei loro panni.
