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25 Aprile 2024

Anna: un capolavoro

di Annalisa Civitelli
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Anna: un capolavoro

Una vicenda che tocca le donne nel profondo, quella narrata nella pellicola uscita lo scorso 31 maggio nei cinema italiani: una storia che, dopo un duro e doloroso percorso personale, emerge grazie a un racconto intimo e toccante

Abbiamo scoperto un capolavoro: ‘Anna’, film francese del 2015 in lingua originale, sottotitolato in italiano. Diretto da Charles-Olivier Michaud, vede protagonisti Anna Mouglalis, Pierre-Yves Cardinale, Pascale Bussières, Sean Lu, Nathalie Cavezzali, Xiao Sun e Sandrine Bisson. Prodotto da Nicole Robert per la ‘Go Films’ e presentato da ‘Distribuzione Indipendente’, l’opera cinematografica vive di un ritmo lento e sofisticato, in cui convivono un’armonia e una violenza inaudita, rappresentate dal regista attraverso un’ottima gestione degli spazi temporali. Anna Michaux (Anna Mouglalis) è una giornalista e fotoreporter canadese che fa inchieste. Dal carattere schivo e al contempo forte, non ha paura di nulla: si addentra fin nei meandri più infimi delle vicende che segue, per conoscerne la verità e, di conseguenza, scriverne. Ultimamente, sta indagando su un problema estremamente difficile: la sottomissione della donna in Thailandia, esattamente a Bangkok. In Asia, appunto, intende scoprire cosa si nasconda dietro i crimini della Triade (turismo sessuale e traffico di esseri umani) di cui le giovani ragazze sono vittime. Esse vengono trascinate loro malgrado in una fattoria, dove subiscono violenze carnali, percosse e marchi indelebili, visibili sui volti. Anna va in giro scattando foto scomode e intervista le ragazze maltrattate: per questo motivo comincia a essere ritenuta ‘pericolosa’. Tuttavia, la giornalista, nelle sue ricerche, si spinge troppo oltre: la Triade la massacra brutalmente, riducendola in fin di vita; gira, inoltre, un video mentre viene torturata. L’intento è far riviveAnna_3.jpgre le medesime sofferenze inflitte alle ragazze che proteggeva. Al rimpatrio, in ospedale Anna trova ad aiutarla la sua amica-collega Sophie (Pascale Bussières). La protagonista, una volta ristabilitasi, si rimette in ‘carreggiata’ e acquista una nuova macchina fotografica, per giungere infine alla ‘sua’ verità.
La nitida fotografia, a cura di Jean-François Lord, accompagna l’intera narrazione. Essa si avvale di fotogrammi che si concentrano per di più sulla Mouglais, la quale viene ripresa grazie a primi piani molto espressivi. I lunghi piani sequenza, invece, investono la visione della pellicola di paesaggi naturali e cittadini, mentre i campi lunghi coadiuvano le inquadrature più ampie. La recitazione infonde un senso di pacatezza: i toni bassi, i silenzi ben scanditi e prolungati, donano al film un senso di totale equilibrio, in cui l’emotività e la crudezza di alcune immagini riescono a dialogare tra loro. Il regista trova, quindi, un giusto compromesso nella sospensione della trama: potrebbe infatti accadere qualcosa da un momento all’altro. Questo ‘escamotage’ cattura e incuriosire lo spettatore, sempre tenuto in tensione dall’inizio alla fine. Il risultato finale, infatti, è davvero congeniale. Il tutto è corredato dalle dolci musiche di Michel Corriveau, mai fuori contesto. Cornici intime, luci soffuse e ambientazioni ben delineate fanno dell’insieme un quadro suggestivo: alcune scene di nudo, per esempio, prendono spunto da alcuni ritratti che l’arte, delicata e sensuale, ci ha lasciato in eredità. La resa dei dettagli è perfetta: tutto è contestualizzato alla situazione che viene raccontata.
Successivamente alle violenze subite, dopo un lungo percorso personale e una profonda rielaborazione, Anna con caparbietà mette insieme i tasselli, concludendo a Montreal le sue indagini. Ricompone così il 'puzzle' che l’ha vista torturata nell’animo, ferita in volto e uccisa come persona. Ricomincia da capo: nuova e integra. La lotta interiore non le permette di farsi sconfiggere dalla vita e dalla dignità. La protagonista emerge anche dalla visione delle sue torture: un filmato che le viene restituito insieme alla sua vecchia macchina fotografica. ‘Anna’ è un film che va visto, per capire quanto sia importante cercare la verità e quanto sia – purtroppo – sminuito il ruolo della donna in alcuni Paesi del mondo. Va visto nel rispetto dell’universo femminile, perché critica e denuncia uno spaccato sociale incivile. Ci guida verso una presa di coscienza, affinché i soprusi vengano del tutto estirpati. ‘Anna’, infine, va visto per comprendere quanto valga spingersi più in là del recinto e quanto i giornalisti siano resistenti agli ostacoli che incontrano: poiché il lavoro è la loro passione. E’ una storia di tenacia, che sul finale trova la svolta: la conquista della pace interiore. Perché Anna simboleggia le tante ragazze stuprate in tutto il mondo.     

Anna
Regia: Charles-Olivier Michaud;
con: Anna Mouglalis, Pierre-Yves Cardinale, Pascale Bussières, Sean Lu, Nathalie Cavezzali, Xiao Sun e Sandrine Bisson;
genere: drammatico;
prodotto da: Nicole Robert per 'Go Films';
presentato da: 'Distribuzione Indipendente';
sceneggiatura: Charles-Olivier Michaud;
montaggio: Glenn Berman e Charles-Olivier Michaud;
fotografia: Jean-François Lord;
musica: Michel Corriveau;
costumi: Caroline Bodson;
durata: 109 minuti.

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