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30 Aprile 2025

I grandi maestri

di Maria Chiara D'Apote
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I grandi maestri

Alfred Hitchcock: 'Vertigo' o, per l'Italia, 'La donna che visse due volte' (1958)

Periodico italiano magazine ha deciso di dedicare una rubrica al mondo del cinema, dal titolo ‘I grandi maestri’. E quale inizio migliore se non quello di guidare i nostri lettori all’interno dell’universo ‘hitchcockiano’? Cominciamo dunque da ‘Vertigo’ (1958), che in Italia venne distribuito con il titolo ‘La donna che visse due volte’ per la nota abitudine che imponeva le traduzioni più bizzarre delle titolazioni per questioni di ‘purismo’ linguistico e di difesa culturale dall’invasione ‘hollywoodiana’. Innanzitutto, con ’La donna che visse due volte’, il maestro del brivido tornava al colore - e alla Paramount - dopo il film in bianco e nero: ‘Il ladro’ (1956), prodotto dalla Warner. L’idea era quella di creare una trasposizione cinematografica del romanzo ’D'entre les morts’, dei francesi Pierre Boileau e Thomas Narcejac. In quegli anni, la Paramount introdusse il sistema VistaVision (un formato cinematografico a 35 millimetri, ndr) in alternativa al CinemaScope. E sin dall’inizio, Hitchcock prova a sperimentare: la macchina da presa sorvola, con un movimento a salire, il corpo di una figura femminile, dal dettaglio della bocca alle pupille dilatate, dalle quali si dipana una spirale multicolore come prima anticipazione delle fobie visive che vedremo per tutto il film.

Inseguimento con fobia
Durante un inseguimento, il detective John Ferguson detto Scottie, interpretato da un superlativo James Stewart, si ritrova sospeso in aria sul tetto di un palazzo e scopre di soffrire di vertigini e di basofobia. Celebre la soggettiva di Scottie che guarda in basso: la scena è talmente deformata da far sembrare inclinati i due palazzi.

La cadLocandina_Vertigo.jpguta del corpo nel vuoto e il senso di colpa
La caduta mortale del poliziotto genera in Scottie un forte senso di colpa: un innocente è deceduto nell’esercizio delle proprie funzioni. Per punizione - come accade allo stesso James Stewart ne 'La finestra sul cortile' del 1954 dello stesso Aldred Hitchcock, quando si ritrova sulla sedia a rotelle dopo una caduta accidentale che gli ha procurato la rottura di una gamba - il protagonista sopporta i postumi di una rottura dell’anca e promette di lasciare la polizia. Questo personaggio, tuttavia, a differenza del fotografo-detective del già citato 'La finestra sul cortile', non sarà un mero "osservatore della realtà", ma parteciperà attivamente alle indagini di un misterioso caso investigativo. Il genio registico, tuttavia, mette alla prova in modo estremo la forza di carattere del protagonista, che rischia di soccombere ai suoi sensi di colpa nel vedere il tragico ripetersi delle cadute nel vuoto.

La funzione cromatica degli interni: il ristorante
L’ex poliziotto, ora neo-detective, deve spiare Madeleine (una divina Kim Novak) moglie del vecchio amico, Gavin Elster, interpretato da Tom Helmor. Tuttavia, all’interno del ristorante la carta da parati, i pavimenti e gli arredi sono tutti di color rosso cardinale, in contrasto con il verde dell’abito di Madeleine, che spicca in quell’ambientazione omologata come fosse un avvertimento, come per suggerire: “Sono portatrice dell’ineluttabile”.

Il negozio di fiori: lo schermo si moltiplica
Il negozio di fiori è quello dove si reca quotidianamente Madeleine con il suo tailleur grigio chiaro e i suoi capelli biondo cenere. E l’inquadratura in cui lo schermo si moltiplica, si 'divide' in due zone visive, rispetto allo spettatore: una a sinistra, dove Madelaine è avvolta da una luce verde; un'altra a destra, dove Scottie, in penombra, spia la bella signora Elster.

Scottie è la macchina da presa
Il protagonista della pellicola ha dunque il compito di seguire Madeleine nei suoi spostamenti in città. Le soggettive di Scottie ci regalano abissi di profondità di campo, utilizzando la naturale pendenza delle strade in discesa di San Francisco, mentre il fregio sul cofano della sua autovettura funge da 'mirino' per l’inquadratura.

Ancora la macchina da presa
La maestria di Hitchcock sta tutta nel movimento di avvicinamento veloce (detto push in, ndr) della macchina da presa su un oggetto per rimarcarne l’importanza, creando indizi utili sia all’insaputa dei personaggi, sia a loro favore: nella sequenza della sala museale, si passa da Scottie che osserva Madeleine, a un rapido 'push in' sul bouquet. Poi, subito dopo uno stacco, un altro 'push in' sul secondo bouquet: quello del dipinto di Carlotta Valdes. Ovviamente, Scottie funge da macchina da presa che invita il pubblico, con questi movimenti geometrici e ritmati, a 'pensarla' come lui, ad associare il rituale dei fiori che Madelaine compera ogni giorno come il 'sintomo' di una reale identificazione con la defunta Valdes, morta suicida. Il pubblico stesso diviene detective e comincia a pensare che anche Madelaine potrebbe suicidarsi.

Cambio di colore degli interni
Proseguendo nella narrazione del film, sembra ormai lontano il rosso cardinale del ristorante: ora, nel piccolo hotel dove si nasconde Madeleine, l’eros lascia il posto a un colore meno appariscente. Ma è una calma apparente, visto che oramai Scottie insegue le sue brame.

Insieme in automobile
Prima guida la Novak, poi Stewart. Dopo un tragitto fuori città sotto alberi secolari, la versione ipnotica di Madelaine si dibatte e soffre con indosso un cappotto bianco, un vestito nero e i guanti neri: il candore sta per essere catturato?

Di salvezza in salvezza
Le coste frastagliate, l’impossibilità di essere radicati quando si abbracciano e il mare diventa tempesta e James Stewart dice alla Novak: "Ti proteggerò”. Praticamente, una versione maschile di quel “io ti salverò” che Ingrid Bergman assicura a Gregory Peck, abbracciandolo in una scena, appunto, di 'Io ti salverò' (1945) dello stesso Hitchcock. Un vero e proprio ribaltamento logico.

Kim_Novak_in_Vertigo.jpgOra guida Scottie
La terza versione femminea è una Madeleine meno 'diva', che indossa un ordinario cappotto spinato. Tuttavia, nella scena topica si deve tornare al tailleur grigio chiaro. Ora guida Scottie e si va verso la missione San Giovanni Battista.

L’incubo floreale
Nell’incubo floreale 
di Scottie si spandono fiori 'cartonizzati', in un gioco di filtri di colore verde e viola. Le figure oniriche dsono econtestualizzate: il volto di Scottie ruota su se stesso come in un effetto psichedelico.

Il ritorno sui luoghi del delitto
Scottie torna in tutti i luoghi. Avendo vissuto l'incontro con lei quasi sadicamente, il regista ripropone donne simili a Madelaine, come proiezioni della sua mente.

Luce extradiegRobert_Burks_preview.jpgetica usata da Hitchcock come luce da set
Nella sequenza in cui Madelaine si confessa a Scottie, la luce verde al neon proviene dall’insegna dell’hotel dove abita l’ormai ex Madelaine: l’effetto verde chiaro che proviene dall'esterno mette la sagoma di lei in ombra, ovvero nella condizione psicologica di chi è angosciata dai rimorsi e alla ricerca della pace.

Elogio alla regia
In questo capolavoro deila regia, il grande maestro Hitchcock, autore di opere immortali, dimostra quanto egli sia il vero padrone del destino di ciascun personaggio, dando vita a un saggio di cinema, dove lo stile a orologeria del thriller si fonde con un dramma sull’esistenza umana, dando voce a quelle affascinanti commistioni tra cinema e introspezione psicologica.
 
'La donna che visse due volte' (1958)
Titolo originale:
'Vertigo'
Genere: giallo, sentimentale, thriller
Anno: 1958
Regia: Alfred  Hitchcock
Attori: James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Tom Helmore, Henry Jones, Raymond Bailey, Ellen Corby, Konstantin Shayne, Lee Patrick e Paul Bryar
Paese: Usa
Durata: 128 minuti
Distribuzione: Paramount Pictures
Sceneggiatura: Samuel A. Taylor
Fotografia: Robert Burks
Montaggio: George Tomasini
Musiche: Bernard Herrmann
Produzione: Alfred Hitchcock Productions, Paramount Pictures

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