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13 Dicembre 2025

I grandi maestri (6)

di Maria Chiara D'Apote
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I grandi maestri (6)

Brian De Palma dalle origini ai film cult: come nasce una stella del brivido
 
Eccoci, dunque, al consueto appuntamento con la rubrica di analisi cinematografica 'I grandi maestri', dedicata questa volta al regista statunitense, Brian De Palma. Un 'film maker' multigenere e indipendente. Dall'horror al thriller, dal gangster movie alla fantascienza, dalla commedia al cinema di guerra, fino al film d'azione, la filmografia di De Palma è a dir poco prolifica, costellata di veri e propri capolavori come: 'Carrie - Lo sguardo di Satana' (1976), 'Scarface' (1983), 'The Untouchables - Gli intoccabili' (1987), 'Carlito's Way' (1993) e 'Mission impossible' (1996). Fin dai suoi esordi, per essere un cineasts completo, De Palma ha studiato i mezzi del mestiere, dai movimenti di macchina al girato, dal montaggio alla post-produzione.

Il suo grande maestro: Hitchcock
Dopo aver visto 'Vertigo', di Afred Hitchcock, il giovane De Palma decide che la sua strada è quella del cinema e si dedica alla realizzazione di cortometraggi: inizia la sua carriera con piccoli film a basso budget, insieme al suo amico William Finle: un attore 'feticcio', protagonista delle prime e gloriose opere cinematografiche come: 'Il fantasma del palcoscenico'; 'Murder a la mode'; 'Le due sorelle'; 'Complesso di colpa'; 'Fury'.
 
Esordio e citazioni
'Murder à la Mod' (1968)
 è il lungometraggio di esordio, al quale segue, sempre nel 1968, ‘Ciao America!’ (Greetings), dove il tema del complotto, del voyeurismo e dell’antibellicismo s’intersecano. Sebbene il John Rubin (interpretato dall’esordiente Robert De Niro, ndr), che spia con il binocolo una donna nuda sia un richiamo a 'La finestra sul cortile' di Hitchcock, per De Palma le citazioni non sono un semplice omaggio al proprio vate, ma un modo di scomporre e ricomporre un modello dall’interno affinché divenisse altro, seguendo  una sorta di percorso mutualistico-evolutivo, come si vedrà meglio in capolavori come 'Vestito per uccidere' o 'Blow out'.
 
Un tema ricorrente: le teorie del complotto
Uno dei temi cari a De Palma è quello del complotto, ordito quasi sempre da 'poteri forti' contro i rappresentanti della legge o del governo. Agli inizi della sua carriera, infatti, egli studiò assiduamente le dinamiche dell’assassinio del presidente J. F. Kennedy, analizzando il filmato ripreso da un testimone presente a Dallas. In lui sarà sempre forte il desiderio di far emergere la verità, seppur sconcertante, svelando crimini e misfatti sia dei potenti, sia di persone comuni, sia di eroi del bene, sia del male.
 
Da 'Le Il_Fantasma_del_Palcoscenico.jpgdue sorelle' al 'Fantasma del palcoscenico'
Dopo 'Hi, mom!' del 1970 e il film 'Le due sorelle' del 1972, l'ormai maturo De Palma entra nel vivo del genere thriller-horror e, nel 1974, ottiene il primo grande successo con 'Il fantasma del palcoscenico': una commedia musicale horror, allestita in stile barocco-psichedelico. Il film si ispira al mito di Faust, in cui un'aspirante musicista, Winslow Leach, (un grande William Finle) vende l’anima a un 'luciferino' produttore discografico, che lo deruba della sua musica.  
 
Altra citazione del maestro del brivido: il terrore satireggiante
Quando ormai Winslow Leach, tradito e deturpato, diviene un 'fantasma', la sua ombra minacciosa incombe sul povero cantante del musical che, ignaro, si trova sotto la doccia: il terrore della 'cara Marion' di 'Psyco’ (1960) ritorna in forma satireggiante. Bellissime, tra l’altro, le musiche di Paul Williams, che interpreta anche il mefistofelico produttore discografico.
 
Il destino è tiranno e la suspence 'riempitiva'
Sin dalle sue prime opere, De Palma si dimostra un regista capace di mettere a dura prova i suoi personaggi, in quanto eroi incapaci di mutare il proprio destino all’interno di una circolarità che si ripete malevola e che trascina tutto e tutti negli abissi. L’allievo De Palma si sbarazza, inoltre, di quel che rimaneva del 'lieto fine', che viene, quasi del tutto, ostracizzato. Infine, in 'Vestito per uccidere' del 1980, il regista dimostra tutta la sua abilità nel tenere sulla corda della suspence lo spettatore, tramite scene in cui la tensione sale in crescendo con la musica, senza che accada nulla di particolare. Un’ennesima citazione 'hitchcockiana' di ‘Nodo alla gola’.
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