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26 Aprile 2024

Il lavoro in Italia tra fiction e realtà

di Clelia Moscariello
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Il lavoro in Italia tra fiction e realtà

L’amaro realismo, con il quale, attraverso una comicità apparente, Virzì analizzava nel 2008 il futuro lavorativo di chi dovrebbe avere “tutta la vita davanti” appare oggi una realtà resa ancora più triste dalla constatazione che ciò che stava accadendo era sotto gli occhi di tutti.

In quello che allora sembrava uno scenario lugubre e pessimista, nel 2008 Paolo Virzì fotografò la situazione del precariato e della disoccupazione giovanile con una pellicola dal titolo ironico: ‘Tutta la vita davanti’. Questo film rappresenta, infatti, con evidente ironia e un sarcasmo pungente, il futuro a dir poco inquietante che si prospetta alla protagonista, Marta, interpretata da Isabella Ragonese. Marta è una ragazza che, come tanti giovani, ha studiato con passione, si è laureata col massimo dei voti e con pubblicazione della tesi in filosofia teoretica. E’ una giovane solare, soprattutto dopo la laurea, speranzosa verso il futuro, che immagina luminoso come le hanno promesso all’università. Marta si ritroverà invece le porte del lavoro sbattute letteralmente in faccia e non tarderà a rendersi conto che, a differenza da ciò che le hanno fatto credere sui banchi a scuola, nella vita non sempre, anzi quasi mai purtroppo, viene premiato il merito. Marta assisterà impotente e, allo stesso tempo, con un cinico sorriso, ai suoi colleghi che, meno brillanti di lei, essendo “figli di …” ricopriranno ruoli prestigiosi e si risolleverà temporaneamente solo quando nella sua vita irrompe Sonia, con la sua bambina,  a cui Marta farà da baby sitter. Sonia è una ragazza-madre, interpretata da Micaela Ramazzotti, dal carattere fragile, che farà conoscere a Marta la realtà dei ‘call center’, l’unico luogo che le spalancherà entusiasta, con surreali coreografie e dolci sms, le porte del mondo lavorativo. A questo punto, nel film si passa dal realismo al grottesco: attraverso un’atmosfera di festa continua, Marta, che fino a quel momento era un ragazza concreta, si ritroverà avvolta in un universo quasi magico e tutto sommato simpatico, che la fa sorridere e che, a suo modo, la rassicura, fino a quando anche il call center non svelerà il suo lato oscuro. Le donne telefoniste e gli uomini consulenti commerciali sono puniti severamente, soprattutto dal punto di vista umano, quando non raggiungono gli obiettivi aziendali; la manager, interpretata da Sabrina Ferilli, paventa serenità e mostra autorevolezza, ma è una donna tutt’altro che sicura di sé, così come il suo capo, nonché compagno, interpretato da Massimo Ghini. Nonostante il tragico finale, in questo film corale non esiste alcun colpevole se non il ‘sistema’ stesso, con il quale i giovani convivono quotidianamente. L’amaro realismo con il quale, attraverso una comicità apparente, Virzì analizza il futuro lavorativo di chi dovrebbe avere “tutta la vita davanti”, come asseriscono i ‘vecchi’, si scontra con la realtà facendo emergere un mondo del lavoro a dir poco disastroso. Se già Paolo Virzì era riuscito a immortalare questa situazione di triste disagio in cui si trovavano i giovani italiani quattro anni fa, cosa dovremmo dire ora? Oggi, ai ragazzi viene chiesto di studiare per poterli parcheggiare nelle università e, quando escono, non vi sono prospettive reali. Il nostro tasso di disoccupazione è divenuto a dir poco allarmante: 2 giovani su 3 non lavorano e vivono sulle spalle della famiglia, sempre se questa può permettersi di manterli. E vengono appellati come ‘bamboccioni’ da qualcuno che non si rende neanche conto di cosa possa significare ritrovarsi adulti, aver studiato per lavorare e poi trovarsi le porte chiuse in faccia. Per non parlare di coloro che lavoravano e sono stati messi in cassa integrazione o di quelli che vivono da precari senza nessuna garanzia sanitaria e previdenziale. Insomma, in uno scenario del genere non resta che far fronte comune, arrangiarsi, inventarsi un lavoro, riciclarsi in qualche modo, prendere atto che questo consumismo imperante non solo non è più accessibile, ma probabilmente è ciò che ci ha rovinati, poiché anche il capitalismo ha le sue ‘falle’ e i suoi difetti e non promette solo prosperità.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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