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24 Aprile 2024

Lo Hobbit: ultimo viaggio nella 'Terra di mezzo'

di Giorgio Morino
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Lo Hobbit: ultimo viaggio nella 'Terra di mezzo'

Arriva al cinema l’ultimo capitolo de 'Il Signore degli Anelli': un tripudio di battaglie e avventure fantastiche per concludere una delle saghe cinematografiche più importanti e redditizie del nuovo millennio. Ma l'epilogo della vicenda non riesce a convincere del tutto

Andiamo dritti al punto: 'Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate' è un ottimo film 'fantasy'. La degna conclusione delle avventure di Bilbo Baggins nella 'Terra di Mezzo', creata dal professor Tolkien nel 1937. Detto questo, l’ultima fatica del regista premio Oscar, Peter Jackson, non riesce a convincere del tutto, schiavo di alcuni difetti strutturali già emersi nei precedenti episodi di questa trilogia prequel de 'Il Signore degli Anelli' che, purtroppo, rendono il passaggio tra le due storie poco armonico e di difficile digestione.
Quando venne annunciata l’intenzione di portare sullo schermo l’avventuroso viaggio di Bilbo Baggins e della compagnia di Nani guidata da Thorin scudo di quercia alla riconquista del regno nanico di Erebor, lo scetticismo tra gli appassionati delle opere di Tolkien divenne palpabile. In particolare, molti dubbi riguardavano la differenza nel tono della narrazione tra le due opere letterarie, con 'lo Hobbit' nato come favola per bambini e 'il Signore degli Anelli', grande racconto intriso di epica e di eroismo tipici delle saghe nordiche e anglosassoni. Dopo una produzione lunga e travagliata, con l’abbandono del regista iniziale, Guillermo del Toro, rimpiazzato da Jackson che, in origine, doveva essere solo il produttore, il primo film della nuova trilogia è arrivato nelle sale di tutto il mondo nel dicembre del 2012 con il titolo: 'Un viaggio inaspettato'. E ha confermato tutti i dubbi iniziali: personaggi ben caratterizzati ma poco efficaci, scarsa epicità, un’ironia che stonava rispetto alla trilogia originale.
A lasciare interdetti appassionati e non sono state le numerose aggiunte alla trama originale: si è deciso, infatti, di aggiungere episodi tratti dalle appendici del 'Signore degli Anelli' che fossero ricollegabili al periodo narrato ne 'lo Hobbit', al fine di fornire agli spettatori un quadro più completo della storia nel suo complesso: in sostanza, un allungamento del 'brodo' finalizzato a produrre per tre film e portare gli spettatori in sala tre volte.
Quanto detto valeva già per il secondo film, 'La desolazione di Smaug', un'ottima pellicola che, tuttavia, non è riuscita a decollare del tutto, nonostante l'eccellente caratterizzazione dell’antagonista principale, il drago Smaug: una personalità talmente ingombrante da 'cannibalizzare' tutti gli altri comprimari, catalizzare su di sé l’attenzione del pubblico e guadagnarsi da solo il successo al 'botteghino'.
Si è giunti così all’ultimo capitolo, questa tanto anticipata 'Battaglia delle Cinque Armate'. Dopo un rapido incipit, teso a riprendere il filo della narrazione, uomini, elfi, nani, orchi e creature fantastiche si scontrano sullo schermo per circa tre quarti degli oltre 144 minuti di pellicola, in un turbinio di armature, spade, lance e scudi che, in alcuni momenti, lasciano lo spettatore stordito e senza fiato. L’azione è concitata per lunghissimi tratti. La telecamera 'salta' da un protagonista all’altro, mostrando dei singoli duelli all’interno di un contesto più ampio: una scelta tutto sommato 'illuminata', che consente di seguire al meglio le diverse conclusioni della storia dei singoli personaggi. Proprio qui emerge un difetto abbastanza grave a livello narrativo: non tutte le storie hanno una conclusione netta. Come per esempio nel caso della 'sotto-trama' legata alla figura del Negromante (chi ha letto il libro o ha visto già i film sa a cosa ci riferiamo, per gli altri non diremo di più per non rovinare la sorpresa), che si conclude in maniera improvvisa, senza un approfondimento o una fine tale da giustificarne la presenza, dato che stiamo parlando di una vicenda non narrata nel libro originale, ma solo accennata.
Da un punto di vista tecnico è necessario fare un ulteriore 'rimprovero' ai neozelandesi della Weta Digital (la casa di produzione degli effetti digitali di tutte le pellicole di Peter Jackson): in molti momenti, l’impressione che si ha guardando lo schermo è quella di assistere a un enorme videogioco, a causa di un vero e proprio 'abuso' insostenibile della 'computer grafica' sia nella realizzazione dei personaggi (l’armata degli elfi è formata palesemente da un singolo attore moltiplicato al computer), sia nelle scenografie degli interni, difficili da mascherare, anche per via di una fotografia bellissima, ma eccessivamente tendente verso i toni del bianco. Le 'location esterne', invece, sono la cosa più bella dell’intera pellicola, ma di questo bisogna dar merito solo alla stupefacente bellezza della Nuova Zelanda. 
Intendiamoci: nel genere 'fantasy' è normale che l’uso degli effetti digitali risulti 'massiccio'. Ma in questo caso, il risultato è eccessivo, togliendo credibilità ad alcune scene che risultano palesemente artificiali e poco coinvolgenti.
Possiamo quindi dire che 'Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate' è un film pieno di 'difetti', sia strutturali, ovvero legati alla trama, sia tecnici, cioè dovuti a scelte di produzione quantomeno discutibili. Il tono dell’intera nuova trilogia, molto giocoso e scanzonato per larghi tratti, soffre il confronto con la precedente: una cesura evidente, anche se comprendiamo il tentativo di fornire una visione cronologica dell’intera saga più armoniosa. Indubbiamente, si tratta di una pellicola scorrevole, che riesce a intrattenere il pubblico fino alla fine e che, salvo la riscoperta di un qualche manoscritto nascosto del professor Tolkien, rappresenta l’ultimo viaggio cinematografico nella 'Terra di Mezzo'.
Volendo usare una metafora sportiva: un film che “vince, ma non convince”.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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