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29 Marzo 2024

The monuments men: quando l’arte vale una vita

di Giorgio Morino
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The monuments men: quando l’arte vale una vita

L’ultimo film di George Clooney mette in scena una delle più grandi furti di opere d’arte della storia e gli sforzi di pochi uomini per recuperarle. Una vicenda realmente accaduta, riportata sul grande schermo per ricordarci che salvare il proprio passato non ha prezzo

Se distruggi la memoria artistica e culturale di un popolo distruggi la sua identità: a fine visione questo è il messaggio che Monuments Men, l’ultima fatica cinematografica di George Clooney, vuole lasciare allo spettatore.
L’anno è il 1943, siamo in pieno svolgimento della seconda guerra mondiale, e lo storico d’arte Frank Strokes (Clooney) chiede al presidente Roosevelt il permesso di mettere insieme un team di specialisti e storici dell’arte, che accompagnino le truppe americane in Europa per preservare l’immenso patrimonio artistico del vecchio continente, minacciato dalla ritirata nazista. Questa improbabile squadra d’azione si troverà catapultata dalla comodità della vita quotidiana agli scenari infernali del post D-Day, per cercare di recuperare quante più opere d’arte possibili dal grande patrimonio artistico trafugato dai nazisti e destinato a riempire il Führermuseum di Linz (l’ultima follia del dittatore tedesco).
La trama si basa su fatti realmente accaduti e raccontati nel libro “The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves, and the Greatest Treasure Hunt in History”. Il film scorre con qualche lentezza di troppo nella parte centrale del film, dividendosi come detto tra le diverse storie dei componenti del team, a metà tra il tragico e la commedia grazie alle brillanti interpretazioni di Bill Murray e di John Goodman.  Al di là del Führer il vero nemico dei protagonisti di questa vicenda è il tempo: la guerra, infatti, è quasi agli sgoccioli, il comando americano non è disposto a concedere troppo tempo per salvare le opere d’arte e Hitler ha approvato da poco il decreto Nerone (in base al quale, in caso di cattura e morte del dittatore tedesco, tutti i documenti e le opere d’arte negli archivi del Reich dovevano essere distrutti). Non mancano scene di denuncia contro le barbarie naziste: deportazioni, roghi di quadri, magazzini nel fondo di miniere di rame e carbone dove sono conservate non solo le opere d’arte trafugate, ma anche i denti d’oro degli ebrei sterminati.
Seguendo il filone del 'politicamente corretto' Clooney ripropone il cliché dell'eroe per caso, solo che qui non si tratta di fantasia. Nella realtà le opere trafugate dai nazisti durante la seconda guerra mondiale sono state veramente tante e solo una parte è stata ritrovata e restituita ai legittimi musei di appartenenza. Ciò che non è più stato ritrovato però non è detto che sia andato distrutto. Ne è conferma il recente ritrovamento a Monaco di Baviera di oltre  millecinquecento opere d’arte scomparse durante il conflitto mondiale, tenute accuratamente nascoste nel corso degli anni in attesa di essere rivendute sul mercato nero. Un ritrovamento che secondo gli esperti vale oltre un miliardo di euro (c'erano opere di Picasso, Chagall e Matisse).
Certo, i danni di guerra al nostro patrimonio artistico non sono solo il frutto dei furti nazisti: basti pensare al monastero di Montecassino, distrutto nel 1944 proprio a seguito di un bombardamento alleato nell’omonima battaglia, o ai danni subiti dall’Ultima cena di Leonardo da Vinci, sopravvissuta alla distruzione del refettorio grazie all’impegno dei cittadini milanesi per proteggerla con dei sacchi di sabbia. Ma gran parte di ciò che è stato recuperato è senz'altro opera di questa 'squadra speciale', non addestrata.
Diciamoci la verità, il film di Clooney non è un capolavoro, la trama scorre con estrema lentezza e in alcuni casi lo spettatore finisce per chiedersi quanto manchi alla fine della proiezione. Nonostante questo ciò che arricchisce di significato il tutto è la veridicità storica di quanto mostrato. Certo, in molti casi sono state prese delle licenze, ma la vicenda narrata testimonia il coraggio e il sacrificio di molte vite in virtù di quel valore incommensurabile che è l'identità di un popolo derivante dai suoi 'conseguimenti', dagli obiettivi e dai traguardi raggiunti nel corso della sua storia. Ben più di qualche tela o scultura, come qualcuno potrebbe essere portato a pensare.


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