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29 Marzo 2024

Nymphomaniac

di Giorgio Morino
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Nymphomaniac

Il nuovo film di Lars Von Trier è arrivato nei cinema italiani il 3 di aprile dopo molte vicissitudini legate alla distribuzione nel nostro Paese. Tra fellatio e masturbazioni, rapporti sessuali multipli e violenti, il controverso regista danese porta sullo schermo la tormentata storia di una donna che dall'infanzia ai cinquant'anni ha assecondato i propri appetiti in ogni modo, ultimo capitolo della cosiddetta 'Trilogia della depressione', iniziata con Antichrist e proseguita con Melancholia

Lars Von Trier è un provocatore indiscusso. Ogni suo film viene accompagnato all’uscita da una lunga serie di polemiche, equamente divise tra i forti contenuti delle sue pellicole e gli atteggiamenti pubblici del regista danese: un esempio su tutti è sicuramente la polemica scatenatasi al Festival di Cannes nel 2011 quando, durante la presentazione del film Melancholia, il regista si è lanciato in una serie di dichiarazioni poco felici sullo stato di Israele (“it’s a pain in the ass” che a non voler esser letterali si potrebbe tradurre come “una grande seccatura”) e su Adolf Hitler, arrivando addirittura a auto-definirsi “un nazista”; le successive scuse e ritrattazioni, l'affermare che si trattasse di uno scherzo verso i giornalisti, non sono riuscite ad evitare a Von Trier l’espulsione dal Festival.
Proprio per questo, quando nel 2012 venne annunciata la lavorazione del suo nuovo film dal titolo  molto eloquente, The Nymphomaniac, le polemiche iniziarono immediatamente, e continuarono ad alimentarsi con il passare dei mesi e dei vari annunci legati alla produzione: un film hardcore per la grande distribuzione, con attori del calibro di Charlotte Gainsbuorg, Shia LaBeuf, Uma Thurman, Christian Slater, Jaime Bell e Willem Dafoe, impegnati in performance "a luci rosse", non poteva in nessun modo destare scalpore, spingendo tutti gli addetti ai lavori a chiedersi quale tipo di approccio avrebbe scelto Von Trier, se le scene di sesso sarebbero state "esplicite" oppure "velate".
Con il passare dei mesi tutti i dubbi che si erano accumulati hanno iniziato a dissiparsi, e i contorni della pellicola hanno iniziato a diventare più nitidi. Il film sarebbe stato girato in due versioni ed entrambe sarebbero state divise in due volumi per facilitarne la visione: una "soft" della durata di quattro ore che sarebbe stata distribuita per prima, e una "hard" della durata complessiva di ben cinque ore.La storia narrata da The Nymphomaniac (che per non volersi far mancare nulla viene distribuito con  un titolo stilizzato fortemente evocativo: THE NYMPH()MANIAC) è quella di Joe, una ninfomane trovata priva di sensi in un vicolo innevato da Seligman, uno scapolo oramai in avanti con gli anni  e che in seguito si scoprirà non aver mai avuto rapporti sessuali con nessuna donna; egli soccorrerà Joe e diventerà il suo confidente e guida in una lunga viaggio a ritroso nella vita della donna, esplorando ogni più recondito anfratto nella dipendenza della donna.
Una dipendenza, quella di Joe, che la porterà a vivere le situazioni più disparate ed "estreme", come gareggiare con la sua migliore amica a chi riesce ad avere il maggior numero di rapporti con sconosciuti su un treno, ad avere più di dieci rapporti al giorno, e tanti altri episodi che non possono essere riportati nella loro interezza, in primo luogo per non rovinare la visione ed anche perché sarebbe oggettivamente arduo elencare ogni singolo episodio nelle circa quattro ore complessive della pellicola.Mettiamo in chiaro subito alcuni punti fondamentali: la versione “soft” del film non ha assolutamente nulla che giustifichi tale aggettivo, in quanto nulla viene lasciato all’immaginazione, anzi: ogni inquadratura è esplicita, a volte violenta; ogni ambientazione, perfino i dialoghi descrivono la vita di Joe, la sua sessualità e le persone che la hanno accompagnata in questo lungo viaggio. 
Joe è una ninfomane, sa di esserlo, è fiera di esserlo. Il suo percorso per arrivare a questa consapevolezza è lungo e la porterà ad isolarsi dalla società, che sembra non avere un posto per lei, una società fatta di regole di comportamento e dove tutti dovremmo essere omologati. Il film non è solo un esercizio di stile del regista, non è solo un atto provocatorio, ma una riflessione sulla sofferenza e la solitudine delle persone che devono vivere con il fardello di una dipendenza che la società non accetta; una società che vorrebbe tutti quanti omologati, all’apparenza senza macchia. La verità è che nessuno è immacolato; ecco il messaggio di Joe e di Von Trier.
La prima versione del film è approdata nelle sale danesi il 25 dicembre dello scorso anno, e in Italia sarà distribuita a partire dal 3 aprile, la seconda parte il 24 dello stesso mese, in un totale di centoventi copie dalla Good Films di Ginevra Elkan.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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