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28 Marzo 2024

Speaker’s corner, evoluzione di una specie

di Cinzia Salluzzo Rovituso
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Speaker’s corner, evoluzione di una specie

Lo Speaker’s corner nasce a Londra a Hyde park, in un angolo del famoso parco dove un cittadino qualsiasi sale su una cassetta e fa un discorso e coinvolge il pubblico presente in un dibattito 'aperto'. Un 'A tu per tu con la gente' che non richiede permessi o pretesti per essere attuato. Niente a che vedere, quindi, con i dibattiti culturali organizzati per promuovere l'uscita di un libro, una mostra o un evento. Ed è proprio in questa sua semplicità che l’angolo degli oratori si è diffuso in tutto il mondo giungendo anche in Italia. Sinonimo di 'confronto diretto con la gente' il termine ha fatto 'capolino' nelle riviste, nei programmi radiofonici, affermando l'idea che molti dei temi che riguardano la politica, l'economia e il sociale, possono e devono essere resi accessibili a tutti in maniera semplice e diretta. Evidentemente la cosa funziona (tanto che persino la politica ha cercato di appropriarsene per scendere in piazza e discutere con la gente). La casistica, comunque, è piuttosto ampia. Dal 'semplice' cittadino, un po' arrabbiato' che sottolinea le 'indecenze' del sistema, all'associazione culturale che organizza una serie di 'incontri' pubblici, al professionista 'impegnato' che sente la necessità di risollevare gli italiani da quel diffuso torpore culturale dal quale sembrano non voler più riemergere. Come ci racconta Daniele Poto, giornalista, all'indomani di uno speaker's corner organizzato a Monterotondo sul tema "Vivere di economia o vivere in economia".

Lo speaker's corner si è molto diffuso in questi ultimi anni e ce ne sono di vari, potresti darci la tua definizione? "Un luogo d’incontro per una partecipazione democratica dal basso. In un momento in cui la politica (e soprattutto i partiti) mostrano il fiato corto. Cittadinanza attiva vuol dire questo: esprimersi sui problemi di base, fossero pure la gestione dell’acqua pubblico o il nuovo piano trasporti di una città. Per far contare la propria voce e non rimanere in una protesta senza articolato”. 

Lo speaker corner in Italia funziona come all’estero?
"Lo speaker’s classico a Hyde Park più che altro è diventato un luogo di predicazione, a volte fanatico- religiosa. La versione italiana vorrebbe rispondere a criteri di normalità e di senso comune ma non banale nella interpretazione del succedere della vita, affidato al copione libero di chi partecipa”.

Per gli italiani è una novità. Il pubblico come interagisce con il relatore?
"Sta alla capacità del relatore sulla singola materia (che sia esperto, neutrale o di parte) stimolare il pubblico che, alternativamente, diventa protagonista in un’interazione che è foriera di sviluppi dialettici e di apprendimento. Idealmente da ogni incontro bisognerebbe uscire arricchiti (sia chi ha parlato, sia chi è rimasto silente). Altrimenti non avrebbe senso incontrarsi. 

Come si organizza uno speaker’s corner?
"Attraverso i social network, le mail, i gruppi d’ascolto. Parte la convocazione in un luogo propizio, possibilmente comodo e invitante. Naturalmente si può anche arricchire l’incontro con convivialità, brindisi, spuntini. Un momento piacevole ma stimolante”.

Il confronto con la 'piazza' evidenzia buona o scarsa conoscenza degli argomenti che trattano i media?
"Molte tematiche sono conosciute solo in parte o superficialmente. Mi rendo che la lettura dei giornali è diventata un optional. Eppure la formazione ha bisogno di un ampio ventaglio di informazioni. E non può bastare la televisione, nella sommarietà dei telegiornali, internet, i blog, la free press. Penso che il quotidiano nella sua obsolescenza abbia ancora qualcosa di dirci soprattutto per quanto riguarda l’approfondimento e quel che resta delle inchieste”.

Lo speaker's corner è un modo per diffondere la notizia o  lo possiamo intendere una forma di cultura dal basso?
"Esattamente: cultura e informazione dal basso. Che però, progressivamente, si fa alta e cresce nella scala. Una cultura che vuole poter contare, democraticamente. Non poco visto che abbiamo un Governo “non democraticamente eletto” al momento”.
Su che basi scegli gli argomenti da proporre?"Argomenti su cui mi sento preparato, che mi stimolano e che possono stimolare. Argomenti di interesse pubblico quasi prioritario, emergenziale”.  

Nel tuo ultimo intervento hai scelto il tema Vivere l’Economia. Su argomenti così complessi quali sono le ingenuità più diffuse nel pubblico?
"Confrontarsi immediatamente con il proprio quotidiano che pure è importante. Ma dal micro bisognerebbe salire al macro sul terreno dei problemi comuni. Politica da polis in senso nobile è anche questo: partecipazione e condivisione del problema”. 

Il contatto diretto con la gente, come relatore, ti ha dato una diversa prospettiva su come si diffonde la cultura e l'informazione in Italia?
"Mi ha fatto constatare, per la ridotta partecipazione e l’isolamento in cui finiamo nel cadere, che effettivamente l’Italia è un Paese in declino, succube dei disvalori. Solo ritrovando un cammino, un percorso, una comunità, una finalità, un’idea di dover essere collettivi ci risolleveremo da questo torpore”.

Qual è l'argomento o i temi di cui si parla troppo poco?  
"Ci sono tante tematiche. Anche gli argomenti normalmente più popolari, di largo interesse, spesso richiedono un approfondimento perché sono conosciuti superficialmente. Senza contare quelle tematiche di cui si parla poco perché sottovalutati o censurati dai media. L’alternanza dei due registri, nel caso dello speaker's corner,  da vita a un’interessante e stimolante varietà di interventi, in genere”.

Dove svolgi attualmente lo speaker’s corner?
"Dopo un lungo periodo di attività nei parchi romani e al Casale del Podere Rosa attualmente  la seconda domenica del mese alla grafica Campioli di Monterotondo sotto l’egida dell’associazione culturale Reseda”.


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Daniele Poto è un giornalista. Nel corso degli anni ha collaborato per numerore testate (Tutto Sport, il Messaggero, il Corriere della Sera, Il Tempo, la Repubblica, Olimpico). Ha iniziato la carriera come reporter per Paese sera, Liberazione (nella versione del quotidiano radicale), Lotta Continua, Gazzetta del Popolo (finoall’estinzione), Prealpina. Ha lavorato all'Ansa e nella prestigiosa rivista “La fiera letteraria”. Come esperto di sport è stato ospite delle prime storiche emittenti capitoline come SPQR, Telefantasy, Gbr, Videouno, Rete Oro, Quarta Rete, TeleRoma Europa, Super Tre, Teleradiosole. È stato più volte ospite del “Processo del lunedì” di Biscardi come opinionista.


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