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24 Aprile 2024

I cacciatori di cibo

di Gaetano Massimo Macrì
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I cacciatori di cibo

Nato all’interno dell’Università di Bologna, il 'Last minute market' rintraccia gli sprechi alimentari e trasforma gli avanzi e il cibo invenduto in risorse. Un efficiente sistema di riciclaggio del non venduto e un passaparola rapidissimo consentono di salvare dallo spreco e dalla discarica non solo prodotti alimentari, ma anche medicinali o libri destinati al macero

L’idea è talmente semplice da sembrare banale: recuperare i prodotti invenduti, ma ancora perfettamente utilizzabili, a favore di organizzazioni caritative. Eppure nessuno ci aveva mai pensato, in Italia, prima dei Food-buster, i procacciatori di cibo che fanno capo a Last minute market. Siamo talmente abituati e attirati dalla cultura dello spreco, che non ci rendiamo conto di quante tonnellate di alimenti vadano sprecate ogni anno. 15 mila chili finiscono direttamente al macero (con tutto quello che comporta in termini di costi di smaltimento, ambientali e sociali). Siamo un Paese ‘industriale’, abbiamo connaturata l’idea che se una cosa si guasta, si butta, non si ripara. Fatichiamo a riciclare l’immondizia e a sostenere una corretta economia di recupero e di riciclo.

Nella Parigi del ‘700, il 'ben di Dio' culinario delle corti aristocratiche veniva redistribuito alle classi inferiori. Riciclo ante litteram che, anche se con motivazioni differenti (elargire cibo era segno di potere), se non altro non generava sprechi. A dire la verità, a livello domestico (le nostre nonne ne sanno qualcosa) il 'riuso' degli avanzi era tipico di una cultura abbastanza radicata. Le polpette, la frittata di pasta, la 'ribollita' sono ricette nate proprio dall’esigenza di non sprecare gli avanzi di cibo. Ma oggi, con l’industria alimentare, sono mutati i gusti e le abitudini. E i nostri comportamenti poco ‘virtuosi’ costano, pensate un po’, oltre il 2% del Pil. Una cifra enorme, se paragonata a quella (dieci volte meno) che lo Stato impiega per finanziare il turismo. Eppure, un modello intelligente di consumi e un uso consapevole e ‘ragionato’ delle risorse è possibile, senza scomodare il Re Sole. Ne è convinto il professor Andrea Segrè, docente presso la facoltà di agraria dell’Università di Bologna e fondatore di ‘Last minute market’. Inizialmente, era solo un progetto di ricerca contenitore di idee, ma con gli anni si è trasformato in una realtà imprenditoriale presente in tutta Italia. Lo scopo è sempre quello: recuperare i beni invenduti o non commercializzabili. Segrè e i suoi collaboratori si sono posti una semplice domanda: quanti prodotti ancora commestibili vengono buttati via solo perché la confezione che li contiene è danneggiata? Perché questi prodotti non possono essere utilizzati in altra maniera?I lacci burocratici e le precauzioni medico-sanitarie sono la risposta al quesito: il vero e unico ostacolo che ha tenuto impegnato Segrè per mesi e mesi di lavoro. Ma, alla fine, l’ha spuntata. Lavorando a stretto contatto con gli enti locali, le prefetture e le Asl ha ottenuto il permesso di ‘prelevare’ la merce invenduta dei supermercati. Tutto, ovviamente, è monitorabile, trasparente e in conformità alle normative vigenti. Sembrerà un paradosso, ma il direttore di un supermarket non può regalare neanche una confezione di latte anche se non la venderà mai, perché magari presenta qualche ammaccatura. La legge lo proibisce. Se è sana, si vende; se ha delle irregolarità (anche se perfettamente sigillata) quella confezione deve essere buttata. Ecco lo spreco. Last minute market – LMM – dopo anni di studi ha individuato i punti deboli della filiera agroalimentare e un metodo d'intervento per sanarli. Il modus operandi è semplice: non possiede magazzini o celle frigorifere per lo stockaggio, ma si limita a fare incontrare domanda e offerta, vigilando sui passaggi affinché si rispetti tutto il protocollo delle norme igienico-sanitarie. Ogni fase è monitorata, perché alla fine il prodotto possa avere garanzia di consumabilità a favore di enti caritativi. A vedere i numeri di cui ‘LMM’ dispone c’è da sperare che attività del genere possano soltanto proliferare. Nel 2010, lo spreco relativo alla sola grande distribuzione ammontava a 267.899 tonnellate. Ben 11 miliardi di prodotti rimasti invenduti. “Il primo ipermercato dove è partito il Last minute market, a Bologna –  racconta Andrea Segré –  ha recuperato, il primo anno, 170 tonnellate di cibo, ovvero 17 Tir che non sono andati in discarica”. La cosa curiosa è che lo spreco non è affatto legato alla ricchezza di un Paese: “Non c'è Paese ricco o povero: è l'economia di mercato che ti porta all'accumulo”, sostiene sempre Segrè,  “tanto è più ricca l'economia in senso materiale, tanto più si spreca a valle (verso il consumatore). Viceversa, tanto è più povera, più si spreca a monte. E' una questione di tecnologie: fra l'azienda agraria e l'industria di trasformazione”.
Un’osservazione rilevante viene, inoltre, sia da LMM, sia dalla Commissione europea per quanto riguarda il consumo domestico: il 43% del cibo che compriamo finisce nella spazzatura. Il guaio è che, mentre la merce nella grande distribuzione è in qualche modo tracciabile e rintracciabile, quello che entra nella busta della spesa di una famiglia e quello che vi rimane fino a trovare l’oblio del pattume è difficilmente sondabile e recuperabile. Pare proprio che gli italiani selezionino male i prodotti da acquistare, che poi non sanno neppure conservare bene. Forse anche per questo motivo, il parlamento europeo ha indicato il 2014 come ‘Anno europeo di lotta allo spreco alimentare’ e, sempre per questo motivo, tra le iniziative del progetto ‘Un anno contro lo spreco’ sono previsti programmi e corsi di educazione alimentare e di ecologia domestica, per rendere il consumatore più responsabile. Già 175 comuni italiani hanno sottoscritto la Carta a 'spreco zero' del progetto, impegnandosi a rispettare il decalogo del perfetto consumatore. Se la maggior parte dello spreco alimentare proviene dal frigorifero della cucina, è necessario promuovere iniziative volte a modificare le nostre pessime abitudini. 

Firma anche tu la Dichiarazione contro lo Spreco Alimentare (leggi e sottoscrivi)


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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