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8 Maggio 2024

La crisi è nel carrello della spesa

di Francesca Buffo
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La crisi è nel carrello della spesa

Pazzi per la spesa! È proprio il caso di dirlo. Sì perché solo pochi anni fa le promozioni 3x2 erano un sistema per attirare i clienti negli ipermercati e incrementare i consumi (si entrava per fare la spesa e si usciva con il frigorifero!). Oggi invece sono moltissime le famiglie per le quali l'acquisto alimentare è diventato un vero lavoro. Perché se è vero che un po' tutte le catene propongono sconti che variano dal 30 al 50% su moltissimi prodotti, la rotazione delle offerte è tale che settimanalmente gli acquisti vengono effettuati in più punti vendita. Così se da una parte molti produttori si sono organizzati con il km zero (che consente di eliminare i costi di trasporto per la distribuzione, a vantaggio di un risparmio sul prezzo finale dei prodotti), dall'altra i chilometri li devono percorrere i clienti con uno slalom strategico alla ricerca di ciò che 'realmente' serve nel negozio con l'offerta più conveniente. Sono gli effetti della crisi, che taglia i consumi, cambia il modo di fare la spesa e mette in crisi il comparto alimentare soprattutto quello del centro-sud del Paese dove crescono i supermercati che in prossimità della data di scadenza del prodotto scontano al 50% persino la tagliata e il carpaccio di manzo.Una tendenza che denuncia una morsa sempre più stretta e molto veloce dell'economia. Basti pensare che che da ottobre 2011 a maggio 2012 la percentuale degli italiani che dichiaravano di aver diminuito la quantità e/o la qualità dei prodotti acquistati è passata dal 38,5% al 71%, con un crollo del 6% delle vendite al dettaglio. Secondo la Confcommercio i consumi procapite sono tornati ai livelli del 1998: un balzo all'indietro di quasi 15 anni (e pensare che poco meno di un anno fa un'indagine Coldiretti/Swg aveva rilevato che con la crisi i generi alimentari erano la categoria per la quale gli italiani avevano ridotto meno le loro spese). Assodato, dunque, che la spending review si fa anche a tavola resta da chiedersi se tutto ciò creerà nei consumatori un nuovo modo di percepire le necessità e modulare gli acquisti. Già sono in molti a constatare che in questo 'regime forzato'  l'elenco dei bisogni e delle priorità si sta modificando. Meno superfluo, pochi divertimenti e spostamenti mirati perché la benzina costa. Soprattutto per quel ceto medio, oggi annientato, che era nato dagli euforici anni '80 (bei tempi nei quali si spendeva liberamente come allegre cicale) e che adesso al 20 del mese ha paura persino di respirare. Stiamo parlando di quel 57% di italiani che, oggi, ammette di ridurre gli sprechi (riducendo le dosi acquistate e riutilizzando gli avanzi). Una nuova consapevolezza, quindi, ma solo per ciò che riguarda il 'proprio orticello'. Difficile acquisire consapevolezza, invece, sul fatto che del restante 43% degli italiani, una buona parte non è mai stato ceto medio e difficoltà ne aveva anche vent'anni fa, mentre molti di noi dall'alto della personale montagnetta dorata li guardavamo indifferenti se non infastiditi dal loro tirare a campare convinti che bastasse impegnarsi per trovare un lavoro e sostenevamo che comunque è possibile vivere di pasta al pomodoro (tanto noi mangiavamo carne tutti i giorni).  Eh sì, la 'sberla economica' ci ha colti di sorpresa ed è stata una vera doccia fredda accorgersi che oggi fra quegli 'altri' ci siamo anche noi.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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