L’arrogante maschilismo italiano è ormai costretto negli angusti ambiti delle reazioni di retroguardia, che stanno dimostrando, per l’ennesima volta, l’arretratezza e il provincialismo ‘guascone’ di un popolo in buona parte prigioniero di un qualunquismo tanto becero, quanto idiota
In Italia esiste e persiste una strana ‘etica dominante’, che ha sempre ‘sbandato’ tra un falso ‘buonismo’ di stampo ‘cattocomunista’ e veri e propri trasalimenti ‘clericofascisti’. Un’amoralità imposta soprattutto alle donne, da sempre costrette ad atteggiamenti quotidiani di illibatezza e riserbo, mentre per gli uomini, un preciso ‘gallismo virile’, di diretta discendenza fascista, rappresenta un comportamento da interpretare quasi obbligatoriamente. Questo ‘gallismo maschilista’, oggi in grave crisi d’identità, rimane un tratto del nostro carattere nazionale che il fascismo, a suo tempo, ha fortemente incoraggiato e che il clero cattolico non ha mai voluto combattere. La Chiesa di Roma, in particolare, su tali frontiere risulta, ancora oggi, totalmente ‘disarmata’, o costretta a continui ‘arroccamenti difensivi’ e, nel tentativo di aggirare ogni ostacolo, a lungo ha esercitato una pressione spaventosa sui bambini, attraverso un uso ‘terroristico’ della ‘confessione’, fino a trasformare i cosiddetti ‘atti impuri’ nel peccato per antonomasia, profetizzando altresì a chi praticava la masturbazione una morte precoce, malattie veneree o addirittura la cecità. Si è trattato di una lunga fase storica di discriminazione materiale e morale, basata sulla convinzione che la stabilità del matrimonio cristiano debba rappresentare il ‘perno’ primario di ogni istituzione sociale e il luogo di riproduzione elettiva della fede e del culto. Ma in realtà, siamo di fronte a una forma di gravissimo disagio culturale, che finisce col trascendere ogni rispetto per le leggi dello Stato, in quanto sintomo di insicurezza di fronte ai fenomeni di secolarizzazione dei costumi e degli stili di vita individuali. Una sostanziale rinuncia alla maturazione di se stessi, che si difende accusando la sociologia più seria e scientificamente avveduta di voler imporre una sorta di ‘pensiero unico’, il quale non è altro che il naturale rigetto di un deteminismo 'superomista' che, per quanto inconsapevole, sfocia regolarmente nel clericofascismo più intrinseco e interiorizzato, in una logica 'chiusa' di società, che si dice disposta ad affrontare i cambiamenti in atto, ma senza riconoscerne alcuna valorialità pubblica o di principio. Il risultato di tutto questo è quanto vediamo oggi, con maltrattamenti e 'femminicidi' praticamente quotidiani, causati da un lungo inverno di repressione culturale, che ha arrestato buona parte del popolo italiano a uno stadio puramente adolescenziale della sessualità. Il ‘maschio latino’ sarà anche un amante appassionato, capace di rendere particolarmente romantiche le ‘vacanze romane’ di una giovane di buona famiglia alle prime esperienze amorose. Ma all’interno dei rapporti sociali più classici, esso risulta fermo a un banalissimo ‘codice binario’, alla semplice area del rettangolo. Una geometria sessista, da Paese culturalmente arretrato e provinciale, che restringe fortemente ogni tipo di selezione da parte dell’universo femminile finalizzata a progettare una serena vita marimoniale o di coppia. In buona sostanza, il maschilismo italiano, la sua totale mancanza di serietà e la sua tendenza a respingere ogni tipo di responsabilità individuale è una delle cause di fondo della profonda crisi demografica in atto nel nostro Paese.
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