Franco Mussida incanta il Salone del Libro con il racconto di una vita in musica: dal suono di un carillon all'anima della PFM, un romanzo autobiografico che è anche un viaggio interiore
C’è un momento, nelle vite che si intrecciano alla musica, in cui il suono diventa un destino. Per Franco Mussida, quel momento ha la forma di una scatola di legno e il timbro di note leggere e misteriose. Un carillon, scoperto da bambino nella Milano del dopoguerra, che ha acceso la scintilla di un amore eterno per il suono. Quel ricordo è, oggi, il cuore pulsante del suo primo romanzo autobiografico: 'Il bimbo del carillon', edito da Salani, presentato lo scorso 16 maggio sul Palco 'Live' del Salone internazionale del libro di Torino.
A moderare l'incontro, il giornalista Alberto Infelise, che ha guidato il pubblico in un viaggio tra le pagine e i ricordi di un artista che ha fatto la storia della musica italiana. Ma più ancora, di un uomo che ha fatto della musica uno strumento di comprensione del mondo e di sé. “Questo libro racconta le esperienze di un bimbo che scoperto un Carillon sceglie le orecchie per orientare la sua vita”, afferma Franco Mussida. "L’idea è nata d’istinto nel 2012, anno in cui iniziai a scrivere degli effetti della musica sulla struttura emotiva della gente. Volevo osservare l’evoluzione di un rapporto con i suoni che fin da piccolo mi si sprigionavano dentro dicendomi che custodivo un altro pianeta”.
Un pianeta invisibile ma reale, fatto di corde tese, vibrazioni profonde e risonanze dell’anima. Il romanzo ripercorre le tappe più significative della vita dell'autore: dalla fondazione della leggendaria Premiata Forneria Marconi, ai grandi palcoscenici del rock progressivo, fino alle aule del CPM Music Institute e ai laboratori nelle carceri. Un’esistenza vissuta “in musica e di musica”, come ama dire lui stesso: “Ho sempre associato la musica alla natura", aggiunge Mussida, "così, per unire i nodi del filo rosso del Karma e viaggiare con l’occhio del ricordo. Ho scelto come luogo un’oasi, quella di Ninfa, nella pianura pontina. E lì, ripensare alla musica come l’unica gioia capace di far felice la mia famiglia". È da quell’oasi, reale e simbolica, che nasce un dialogo tra presente e passato, tra l’uomo e il bambino che fu. Un percorso che intreccia la storia personale dell’autore a quella collettiva di una generazione che ha intravisto nella musica un potere trasformativo. "Il libro”, continua l’autore, “si lega alla generazione che intuì il vero potere del mondo del suono: quello che unisce, che ci rende consapevoli di possedere un secondo cuore: quello che ospita la circolazione dei desideri e delle pulsioni che spingono all’azione. Si diceva che la musica avrebbe cambiato il mondo. La sua natura non verbale può cambiare l’uomo, eccome se può cambiarlo, per questo rimango ancora di questo parere". Il pubblico torinese, accorso numeroso nonostante il pomeriggio un po' uggioso, ha ascoltato in silenzio, catturato dalle parole dense e sincere di un artista che ha saputo raccontarsi senza filtri, come in una lunga improvvisazione acustica dell’anima. 'Il bimbo del carillon' di Franco Mussida è una carezza, una memoria condivisa, un invito a riscoprire il potere misterioso e salvifico del suono. Perché la musica, ci ricorda Mussida, non è solo da ascoltare: è un luogo in cui abitare. Un luogo in cui, forse, riconoscere se stessi.
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