Alla Fabbrica del Vapore, inaugurata la mostra fotografica dedicata ai leggendari Festival di Re Nudo degli anni ‘70: 80 scatti in bianco e nero raccontano un’utopia giovanile che ancora oggi fa vibrare le corde della memoria collettiva
È stata inaugurata, sabato 10 maggio, alle ore 18.00, nell’Atelier Ex-Cisterne della Fabbrica del Vapore, la mostra 'Si giocava a fare Woodstock Parco Lambro'. Un viaggio fotografico che riporta alla luce, in 80 intensi scatti in bianco e nero firmati da Fabio Maria Minotti, i giorni infuocati e poetici dei festival organizzati da Re Nudo nel Parco Lambro tra il 1974 e il 1976. L’esposizione sarà visitabile fino all’8 giugno e fa da preludio alla seconda edizione de 'Le notti dell’Underground – Il Festival di Re Nudo', che si terrà dal 5 all’8 giugno 2025 sempre negli spazi della Fabbrica del Vapore. Fabio Maria Minotti, presente all’inaugurazione, ha ricordato: “L’edizione del Parco Lambro del 1974 rappresentò, per me che avevo iniziato a fotografare pochi mesi prima, l’occasione di realizzare il mio primo reportage. Un’occasione unica e irripetibile per ritrarre quei musicisti che ascoltavo alla radio o sui dischi”, ha raccontato davanti a una sala gremita e attenta. “Seguii poi anche le edizioni successive cercando di riportare momenti di quel mondo musicale, e non solo, che hanno caratterizzato quel periodo”.
Il bianco e
nero delle fotografie cattura non solo i volti noti della musica: Francesco De Gregori, Eugenio Finardi, Demetrio Stratos, Edoardo Bennato, Franco Battiato, Jenny Sorrenti, Tony Esposito, Mario Lavezzi, Don Cherry, ma soprattutto i volti del pubblico: giovani con i capelli lunghi a piedi scalzi sull’erba, occhi sognanti e voglia di cambiare il mondo. Ragazzi e ragazze arrivati da tutta Italia con l’idea di "rifare Woodstock", tra sacchi a pelo e fascette in testa, per vivere giorni di musica, poesia, teatro, collettività.
Luca Pollini, direttore di Re Nudo e autore dei testi del catalogo della mostra, ha voluto sottolineare l’eredità politica e culturale di quei giorni: ”Il Festival di Re Nudo al Parco Lambro fu un rave ante litteram: giorni straordinari di pace, amore e musica, ma non solo. È stato un grande territorio liberato”, ha aggiunto, “dove in parte è stata realizzata un’utopia. Nonostante le contestazioni e gli incidenti dell’ultima edizione, credo ci abbia lasciato un’importante eredità”. L’allestimento, curato in collaborazione con l’associazione di promozione sociale 'Alberto Grifi', permette di immergersi in quel clima di sperimentazione e libertà, riportando lo spettatore a un’epoca in cui la controcultura era una fucina viva, vibrante, irripetibile. Un’epoca di jam session e teatri spontanei, di artisti e artigiani, di contestazioni e speranze condivise. A completare l’esperienza, il catalogo ufficiale della mostra, pubblicato da Re Nudo Edizioni, già disponibile all’ingresso dell’esposizione, nelle librerie, negli store online e sul sito www.renudo.org. A firmare la prefazione, una voce storica del rock d’autore italiano: Eugenio Finardi, che su quel palco c’era e ne ricorda ancora la forza esplosiva. La mostra sarà visitabile gratuitamente fino all’8 giugno nei seguenti orari: mercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 14.30 alle 19.30; il sabato e la domenica dalle 11.00 alle 19.30; il lunedì e il martedì: chiuso.
E mentre le immagini scorrono e raccontano senza bisogno di didascalie, la mente corre avanti: dal 5 all’8 giugno 2025, sempre alla Fabbrica del Vapore, torneranno 'Le notti dell’Underground'. Una festa aperta alla cultura e alle nuove generazioni di artisti under 30, sul tema 'Change Engagement': capire, oggi, quali trasformazioni i giovani vogliono mettere in atto, nella società, nell’arte e nella vita. Chi ha vissuto il Parco Lambro negli anni '70 ci tornerà con emozione. Chi non c’era, potrà finalmente sentire l’eco di quella stagione irripetibile. Perché a volte, giocare a "fare Woodstock", vuol dire tentare davvero di cambiare il mondo.
WWW.RENUDO.ORG/BOOK/5160/PARCO-LAMBRO-SI-GIOCAVA-A-FARE-WOODSTOCK

LE FOTO UTILIZZATE NEL PRESENTE SERVIZIO SONO DI FABIO MARIA MINOTTI, CHE RINGRAZIAMO