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10 Ottobre 2024

Domenico De Masi: la sociologia applicata ai processi reali

di Valentina Ughetto
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Domenico De Masi: la sociologia applicata ai processi reali

Allievo di Alain Touraine, approfondì i temi dei massimi esponenti delle scienze sociali, da Tocqueville a Marx, fino ad arrivare ai ‘francofortesi’ e alla società postindustriale
 
Domenico De Masi,
 professore emerito di sociologia del lavoro presso l'Università degli studi di Roma ‘La Sapienza’, già preside della facoltà di Scienze della comunicazione, nei giorni scorsi è improvvisamente venuto a mancare. Ultimamente, veniva considerato il sociologo di riferimento del Movimento 5 stelle, ma in realtà i suoi studi provenivano da lontano. Erano i primi vagiti del ’68, troppo brevi ma intensi per non portare dei semi nel tempo. Uno dei frutti migliori di quell’epoca fu proprio Domenico De Masi, che si era appassionato agli studi seguendo proficuamente il direttore di ricercAlain_Touraine.jpga della École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, che a quei tempi era Alain Touraine. Insieme a lui approfondì i temi dei massimi esponenti della sociologia contemporanea, da Tocqueville a Marx, da Taylor a Bell, da Gorz a Heller, fino ad approdare alla Scuola di Francoforte. Alla fine optò per discutere il dottorato sociologia del lavoro. Per lui era importante fornire gli strumenti di comprensione alle persone, per migliorare la qualità della loro vita. Egli ampliò l’influenza della sociologia del lavoro e delle organizzazioni sociali per comprendere meglio la società postindustriale, lo sviluppo e il sottosviluppo, la formazione dei sistemi urbani, le tecniche della ricerca. Il suo obiettivo era l’applicazione di valori e princìpi non ideologico-formali, ma più vicini all'economia reale delle persone, nel tentativo di risolvere le crisi con indagini previsionali. Scrittore di decine di libri per case editrici come Einaudi, Rizzoli e Marsilio, egli fu un poliedrico cosmopolita. In particolare, aveva sviluppato e diffuso uno dei paradigmi postindustriali più moderni, basato sull'idea che, a partire dalla metà Novecento, l'insieme di azioni, quali il progresso tecnologico, lo sviluppo organizzativo, la globalizzazione e la scolarizzazione di massa, abbiano prodotto una nuova società incentrata sulla produzione di informazioni, servizi, simboli, valori ed estetica. Questo processo, secondo De Masi, ha determinato nuovi assetti economici, nuove forme di lavoro e di tempo libero, nuovi valori e soggetti sociali, forme innovative di convivenza. Un vero sociologo della modernizzazione, insomma. Masi era tornato in Italia, a Roma, dopo vent’anni trascorsi in Brasile, in cui era diventato l’intellettuale di punta soprattutto del Partito dei lavoratori, stimato dallo stesso presidente Lula. Inoltre, Masi, in Brasile, fu un attento osservatore dell’opera di Oscar Niemeyer, l’architetto che progettò l’avveniristica capitale di quel Paese: Brasilia. Una figura che De Masi non aveva esistato nel paragonarla all’imprenditore italiano Adriano Olivetti, di cui teneva una celebre frase nel proprio studio: “Ciò che conta non è l’architettura, ma è la vita, gli amici e questo mondo ingiusto che dobbiamo modificare”. Con queste sue idee, il professore era stato ispiratore della necessità del lavoro agile e anche di molte battaglie politiche del Movimento 5 Stelle: su tutte, il reddito di cittadinanza.

Scuola_di_Francoforte.jpg

QUI SOPRA: UNA STAMPA STILIZZATA DELLA SCUOLA DI FRANCOFORTE

AL CENTRO: ALAIN TOURAINE, DIRETTORE DELL'ISTITUTO DI SCIENZE SOCIALI A PARIGI

IN APERTURA: DOMENICO DE MASI, SOCIOLOGO DI RIFERIMENTO DEL M5S


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