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26 Aprile 2024

Batman e Robin non sono gay

di Gaetano Massimo Macrì
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Batman e Robin non sono gay

Perché, saltuariamente, esce fuori la storia della latente omosessualità tra i due supereroi? A 75 anni dalla nascita del fumetto, ne abbiamo parlato con Giovanni Ciofalo, docente presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza di Roma

Batman, l’uomo pipistrello, il cavaliere solitario, un po’ oscuro, se volete noir che lotta contro i criminali di Gotham City, oppure il ricco Bruce Wayne che di giorno compie beneficenza e stringe le mani, ‘per facciata’ a quegli stessi criminali? Due facce della stessa medaglia, anche se ben altre, secondo alcuni, si nascondono oltre le righe. Quell’uomo maturo che combatte contro il cattivo di turno, nelle mille avventure è stato affiancato da un giovane Robin, che di nome fa Dick Grayson. Sarà forse anche per questo, per i nomi (Robin, il pettirosso o Dick, pene) che molte insinuazioni sono sorte avanzando l’ipotesi di una presunta e latente omosessualità tra i due? A nulla sono valse le varie donne cadute ai piedi dell’affascinante milionario Bruce Wayne, né le eroine, come Catwoman, affiancate a Batman, per impedire teorizzazioni su un rapporto, per molti, percepito come controverso. L’imperativo pare proprio essere questo: Batman, in realtà, è gay e ha in segreto una storia proprio con Robin. Un'ipotesi che, da chi la sostiene, sarebbe evidente, anche se non ufficialmente specificata. Ci siamo chiesti su quali basi queste teorie vogliano mostrare al mondo, in chiave differente, la figura di uno dei supereroi più amati dal pubblico, che proprio in questi giorni compie 75 anni dalla nascita. Un super uomo, circuito da donne, che resta irremovibile, dedicandosi al suo unico obiettivo: combattere ‘i cattivi’. Suo unico compagno è un ragazzino che ha preso sotto la sua ala protettiva. Basta davvero così poco per far parlare di omosessualità?  

Abbiamo chiesto aiuto a un esperto, per capire il motivo di questa polemica. “Io, francamente, farei gli auguri a Batman per i 75 anni”, dice il professor Giovanni Ciofalo, docente presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza di Roma. Piuttosto che parlare di omosessualità o meno, lui parlerebbe di ‘parsifalismo’ (la tendenza degli uomini a riunirsi in luoghi e con persone dello stesso sesso, per discutere e fare ‘cose da uomini’). Volendo si potrebbe anche parlare di pedofilia, vista la differenza di età, o addirittura di fenomeno Lolita (quando per scelta autoriale di Frank Miller, Robin diviene una ragazzina adolescente al fianco di un Batman cinquantenne). In tuti i casi, ci ha spiegato il professor Ciofalo, si tratta di libere interpretazioni di un mito che, per sopravvivere, deve poter mutare, adattandosi ai nuovi tipi di società. In 75 anni, in effetti, di cambiamenti sociali ce ne sono stati parecchi, ma ridurre Batman a una sola interpretazione, in chiave omosessuale, oltre che riduttivo, in fondo appare probabilmente anche inutile. Il giorno in cui un autore dovesse effettivamente scrivere, nero su bianco, della omosessualità del personaggio, ne leggeremo i cambiamenti. Fino ad allora, possiamo solo divertirci a vedere e intravedere quello che non c’è. Per cui, alla fine, possiamo affermare che sì, Batman non è gay, ma, attenzione: questo non significa che non possa diventarlo.

Professor Ciofalo, perché ogni tanto salta fuori la presunta omosessualità di Batman e Robin?
“Ci sono diversi livelli di lettura: uno è legato alla 'fruibilità' del testo. Mi spiego meglio. Ogni testo (e per testo intendo un contenuto), può essere soggetto ad una libera interpretazione. E questo è un fatto di cui noi stessi siamo consapevoli, grazie anche a mezzi di comunicazione sempre più pervasivi. Mentre prima si parlava di contenuti/testi, come testi chiusi, oggi siamo sempre più abituati all'idea di testi aperti. Per cui, tendiamo a leggere e andare oltre l'intenzione stessa dell'autore. Questa potrebbe essere la prima possibile lettura, quindi”.

La seconda chiave di lettura?
“La seconda è legata al 'medium' fumetto nel momento in cui nasce. Siamo in America, alla fine dell' 800. Il primo fumetto riconosciuto è Yellow Kid, che inaugura quelli che, per essere precisi, sono i 'comics', ovvero fumetti che devono fare ridere. Si tratta di fumetti pensati inizialmente per un pubblico analfabeta, che sostituiscono le grandi riproduzioni di opere d'arte come la Gioconda, che alcuni quotidiani pensavano di abbinare alle vendite -oggi lo chiameremmo 'il supplemento'- per attirare un nuovo pubblico. Con il passare del tempo, il medium si evolve, prima viene destinato agli adulti, quindi ad un pubblico più infantile. Ecco che allora, il Batman nato negli anni trenta, in una collana che si chiamava Detective Comics, dedicata al noir, al pulp, nel corso del tempo muta, interessando un altro tipo di immaginario, un altro tipo di pubblico, che è quello dei più piccoli. A questo punto, l'idea dell'autore e degli altri sceneggiatori che prendono in mano le sorti del personaggio di Batman, è quella di riuscire a creare un 'simulacro' eroico in cui è possibile far proiettare i lettori più piccoli. Nasce Robin, 'il pettirosso' che evidentemente è un'altra immagine rispetto all' 'uomo pipistrello', oscuro e tetro. Un 'gancio' per attrarre i giovani lettori, che poi porterà a cambiare negli anni '40 e '50 e anche '60, le storie del supereroe. Batman, diventa, insieme a Robin, protagonista di avventure fantascientifiche. Perché il fumetto in quel periodo cambia pubblico e cambia anche genere. E poi, per concludere, mi viene in mente un'altra chiave di lettura”.

Quale?
“E' legata alla 'paura' del medium. Tutti i mezzi di comunicazione, al loro apparire, producono reazioni che tendenzialmente vengono polarizzate. Umberto Eco, nel '64 pubblica Apocalittici e Integrati, che nel titolo, in qualche modo, riassume queste reazioni: chi è pro e chi è contro ai mezzi di comunicazione di massa, in pratica. Per il fumetto è la stessa cosa. Il fumetto non è un'invenzione, è un'innovazione. Cioè, esisteva la scrittura, esisteva il disegno. L'abbinamento, proprio dal punto di vista della produzione industriale (da Yellow Kid in poi) genera margini di spettacolarizzazione ancora più evoluti del cinema, almeno per quell'epoca. Gli effetti speciali del fumetto sono semplici ed economici. Fanno sognare un pubblico di minori, ma questo spaventa, perché sembra sfuggire a qualsiasi tipo di regolamentazione”.

Tant'è che negli anni '50 si arriva a uno studio di Wertham, lo psicologo che denunciò una latente omosessualità nelle storie di Batman, intravedendo in questo un pericolo per i minori. Troppa esagerazione?
“Fredric Wertham, nei confronti di un testo e di un medium che stanno diventando sempre più popolari,  inizia a preoccuparsi delle possibili conseguenze per i fruitori, che, come spiegavo, nel frattempo non sono più adulti. Ecco, le letture di Wertham compiono proprio quello che dicevamo all'inizio: vanno oltre al testo scritto dall'autore. Si intravedono possibili cortocircuiti, anche comunicativi, anche legati alla sceneggiatura (sarebbe interessante allora scoprire quante ferite ha riportato Batman, quale sarebbe la sua età effettiva, ecc...) perché il fumetto rimane all'interno di un immaginario che non è reale, ma lo studioso, e con lui molti genitori preoccupati, reinterpretandolo, è come se lo volessero spostare nel reale. Si trasporta il verosimile nel vero. Il 'parsifalismo' di cui è accusato Batman nei confronti di Robin, nasconde questo tipo di timore. Cioè, proporre a un pubblico che non è pronto da un punto di vista della formazione, dei modelli in cui, un eccessivo coinvolgimento, un eccessivo cameratismo, possono, in realtà, nascondere 'altri' tipi di comportamento”.

Anche quello omosessuale, Wertham fa un chiaro riferimento a questo aspetto, in fondo, no?
“Assolutamente, lui ne parla. E' importante capire che non si tratta però di una preoccupazione solo di Wertham. Siamo negli anni '50, in una fase in cui lo studio sugli effetti dei media, definisce gli stessi 'limitati'. Si parla più di influenza che di manipolazione. Quindi credo che lo studio rispecchi lo spirito di quell'epoca: un' America bigotta, maccartista, preoccupata nei confronti di un 'alieno', straniero, che assume tante vesti, tante immagini: c'è il comunista, c'è l'extraterrestre, il mutante, e il fumetto riflette proprio questa preoccupazione della società (come nel caso degli X-Men)”.

Dunque, Batman e Robin terrorizzano?
“Per Batman e Robin succede qualcosa di questo genere. Dal punto di vista produttivo, c'è il tentativo di coinvolgere un tipo di pubblico differente da quello che era stato pensato all'inizio. E non è un caso, che, poi, alla fine, soprattutto nelle riletture più recenti di Batman, il personaggio di Robin tenda quasi a sparire. L'uomo pipistrello torna infatti a essere un personaggio pensato per gli adulti. Basterebbe pensare alla trilogia di Nolan (Batman Begins, 2005; Il cavaliere oscuro, 2008 e Il cavaliere oscuro – Il ritorno, 2012 ndr)”. 

In tal senso, mi viene in mente un autore come Frank Miller che ha stravolto l'eroe, anche se ha introdotto novità che potrebbero dare adito a...
“Beh, Miller inserisce questa novità di un Robin 'femmina'. Andando 'oltre' il testo, si potrebbe arrivare a parlare di un rapporto 'strano' tra un uomo che ha più di 50 anni (Batman) e Robin, ragazza adolescente di 13 anni. Qui potremmo passare dal tema dell’omosessualità al fenomeno della Lolita. Ma questa è comunque una mia opinione. Come vede i testi sono sempre aperti, soggetti a interpretazioni che fanno riferimento allo spirito dell'epoca, agli occhi di chi legge e a ai possibili significati simbolici che vanno oltre la rappresentazione della fiction”.

Per chiarire meglio, però questa latente omosessualità, salta fuori in più periodi, al di là di come gli autori abbiano inteso trasformare il personaggio. Sbaglia chi legge, quindi, a interpretare così o resta solo una libertà di intendere qualcosa che nessuno ha messo in atto?
“Sarebbe interessante vedere le letture stereotipate dei diversi personaggi dei fumetti. Cioè, ad esempio, la posizione politica di alcuni eroi. Come dire: Tex è di destra o di sinistra? Inevitabilmente, quando un eroe ha molto successo, tende ad abbandonare il suo immaginario di nicchia, per entrare in un immaginario più vasto”.

Da malpensante, ho anche creduto che ci fosse un interesse di far uscire certe voci sulla relazione tra Batman e Robin. Sa com'è, in America tutto funziona per lobbisti. C'è, come dire, una lettura 'a posteriori' che ha preso di mira il supereroe?
“Una lettura strumentale di un fumetto? Qualsiasi prodotto della cultura di massa, può sempre essere oggetto di letture alternative, che a volte prescindono dalle intenzioni del suo autore o dalle opinioni della maggioranza dei componenti di un pubblico di riferimento. Questo è avvenuto anche per importanti saggi accademici e teorici. Le posso dire questo, per fornire una risposta ancora più adeguata: il fumetto torna a essere un archivio fondamentale del cinema, alla fine del '900 - e quindi è ritornato ancora più al centro del nostro immaginario -. Mi riferisco a quando esce nelle sale il film Matrix (1999)”.

La nuova relazione cinema-fumetto, cos'ha prodotto?
“Con Matrix, la finzione fumettistica diventa ancora più credibile. Fintanto che rimaneva sulla carta, quella finzione aveva un certo tipo di impatto. Poi, arriva Matrix che consente di rendere verosimile il fatto che un uomo sfrecci nel cielo, ma anche con tutta una serie di altri effetti digitali, e il fumetto ritorna al centro del cinema. Basta andare a vedere l'incremento di film che si basano sul fumetto, dal 2000 a oggi, per rendersi conto del cambiamento”.

Questo lungo matrimonio catapulta il fumetto sotto nuovi riflettori e interpretazioni?
“Questa nuova collocazione del fumetto, riporta al centro dell'attenzione alcuni testi che, rispetto a chi li scopre per la prima volta, danno l'occasione di approfondire curiosità e letture alternative. Insomma, 'se ne riparla'. Sulla presunta omosessualità di Batman e Robin (ma volendo potremmo dire lo stesso di Captain America e Bucky Barnes) chiaramente si ritorna a interrogarci. E se nel mondo del fumetto, un uomo e un adolescente che vivono insieme per combattere il male, ha un senso, nel mondo reale, ovviamente, verrebbero guardati sotto un'altra luce”.

Nella realtà ci stupiamo di questa convivenza, dice?
“Beh, si, piuttosto che parlare di omosessualità, lo stupore potrebbe riguardare la convivenza di un adulto con un ragazzino. Parsifalismo è il termine adatto per descrivere una narrazione che, spostata nel mondo reale, va in crisi, diventa critica. E forse, agli occhi dei critici, propone un modello che socialmente può essere pericoloso. Le riletture attuali possono tornare a indugiare su alcune tematiche, già affrontate in passato, come se fossero scheletri nascosti in un armadio”.

Provo a insistere, mi scusi. Il mondo dei supereroi è un mondo quasi asessuato, però. Da lettore di Batman, le dico che mai e poi mai ho pensato, letto o intuito una relazione differente tra i due. Giustizieri che lottano contro i cattivi di turno. Altro che pensare al sesso. Saranno pure interpretazioni, quelle di cui stiamo parlando, ma non sono un tantino 'forzate'? 
“Nello stereotipo del fumetto tradizionale, i buoni e i cattivi hanno determinate caratteristiche. Però esiste nel tempo una evoluzione anche di questa rappresentazione stereotipata. Esiste grazie ad autori come Moore e Miller, che negli anni '80 rifondano il fumetto. Esiste anche, poi, una evoluzione narrativa che vede alcuni personaggi crescere. Pensi all'Uomo Ragno, che a un certo punto si sposa, abbandonando i panni del ragazzino. E questo perché? Perché ancora una volta i miti, seppur presenti nel nostro immaginario, devono avere la possibilità di evolvere e adattarsi alle società di riferimento che in qualche modo continuano a ospitarli. Gradualmente, dal supereroe Batman tradizionale, granitico, si passa a quello un po' più anti-eroe che eroe”.

La trasformazione di Batman, verso un quasi anti-eroe, ha lasciato campo libero a insinuazioni sessuali, quindi?
“È chiaro che è nelle crepe del mito che diventa possibile scorgere altri elementi. Però, leggere tutto questo solo nella chiave di un rapporto promiscuo con Robin, francamente è riduttivo. Almeno, questa è solo una mia opinione”.

L'ambiente dei supereroi, nonostante le ultime evoluzioni in senso opposto, rimane un ambiente di 'machi'. Popolato da superuomini. Forse, l'intenzione di parlar male di uno dei suoi maggiori rappresentanti, come appunto Batman, cela un attacco preciso, mirante a sgretolare un mito e, con lui, un mondo?
“Forse questa domanda la dovrebbe porre agli autori di fumetti. Chiedere direttamente all'ideatore delle storie di Batman se nelle sue intenzioni, dietro il suo travestitismo si possa vedere un riferimento a un altro tipo di dimensione e, quindi, a un cambiamento di identità. Non solo supereroistica, ma anche di genere. Come lettori possiamo farlo, possiamo teorizzare delle letture alternative. Vero che si tratta di un universo principalmente maschile, ma da un certo punto in poi, non più. Perché iniziano a comparire eroine, come Wonder Woman, Catwoman”.

Catwoman fu inserita dalla DC Comics (casa editrice di Batman) già nel 1940, assume nuovo rilievo dopo lo studio di Wertham. Non mi pare un caso. Una chiara mossa per allontanare le critiche sulla omosessualità dell'uomo pipistrello, non trova?
“Si, ma si tratta più che altro, di un cambiamento del pubblico e quindi del mezzo. Cioè, quando si capisce che rispetto a un genere, è possibile arricchirlo, creando una declinazione per le donne, così come una per le bambine, ecc...nascono altri personaggi atti a soddisfare i nuovi lettori. Il testo in pratica si arricchisce. E, ovviamente, più un testo si arricchisce, più è difficile ricondurlo ad un'unica chiave di lettura. Consideri che Batman ormai popola un universo 'transmediale', nel senso che è talmente vasto che si sposta nel cinema e non solo. In più, è popolato da personaggi che possiedono una esistenza complessa a loro volta”.

Tutta questa vicenda, alla fine, mette in evidenza che anche nel mondo del fumetto l'omosessualità è ancora un tabù. Cosa mi dice?
“Io farei una differenza sui tipi di fumetto che prendiamo in considerazione. Esiste un fumetto seriale e uno d'autore. Quest'ultimo ha una libertà maggiore, ovviamente. Forse oggi (ma già dagli anni '80) anche quello seriale inizia a ospitare altri argomenti. Lo spartiacque sono gli anni '70. Dopo quella data, l'eroe tradizionale, bello, buono e bravo non basta più. Il lettore si annoia. Per questo è stato possibile inserire altri temi, anche nella produzione seriale. Occorre arricchire il testo con nuove tematiche, altrimenti il 'mezzo' rimane solo di nicchia”.

Alla fine, tornando alla questione principale, se Batman e Robin siano o meno legati da un rapporto omosessuale, appare assolutamente riduttivo, per non dire che non corrisponda alla realtà dei fatti inventati. Inutile perderci tempo, quindi. È corretto?
“Si, è riduttivo perché non costituisce la cornice di rappresentazione principale del personaggio. Nel momento in cui davvero ci sarà una storia in cui emerga in maniera chiara la cosa, ne potremo parlare. Forse in occasione dei 75 anni di Batman converrebbe comprendere nel discorso anche molti altri temi”.

L'ultimo autore di Batman ha esplicitamente dichiarato che il concept del personaggio è assolutamente omosessuale. Magari assisteremo a un cambiamento in tal senso?
“Ripeto, se ci sarà un autore in grado di proporre altre storie, le leggeremo e, anzi, sarà interessante e divertente farlo”.

Giovanni_Ciofalo.jpgGiovanni Ciofalo è nato a Roma, dove ha conseguito a pieni voti la laurea in Sociologia a La Sapienza, indirizzo Comunicazione e Mass Media. Docente di sociologia della comunicazione e social media management, presso la Sapienza. Svolge attività di ricerca sulla comunicazione e industria culturale. Tra le sue pubblicazioni, Infiniti anni Ottanta. Tv, cultura e società alle origini del nostro presente, ed. Mondadori; Homo Communicans. Una specie di/in evoluzione, ed. Armando Editore.

Parsifalismo – Umberto Eco ne parla in 'Apocalittici e integrati', edito da Bompiani, per spiegare l’attitudine degli uomini a riunirsi in ‘ambienti maschili’ in cui non sono presenti donne. Da questo punto di vista, società sportive, partiti politici, consorterie, ordini cavallereschi, ecc., sono ambienti costituiti, solitamente, da soli uomini, in cui si rafforza un ‘sodalizio maschile’. Si tratta di luoghi ‘parsifalisti’ in cui la donna è presente solo nelle conversazioni tra uomini. Il termine, parsifalismo, Eco lo deriva dal mito di Parsifal, che prima è adepto, poi iniziato alla setta dei Cavalieri del Santo Graal.


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