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26 Aprile 2024

Dacia Maraini e Dante Maffia: "Stiamo vivendo una circostanza storica che ci sta cambiando"

di Giuseppe Lorin
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Dacia Maraini e Dante Maffia: "Stiamo vivendo una circostanza storica che ci sta cambiando"

Dalla segregazione giapponese e calabrese, all’isolamento forzato di oggi: due tra i nostri autori più illustri ci raccontano la loro quarantena, con i ricordi e i paralleli storici di un’epoca che speravamo tutti di non rivivere mai più

In questi mesi di ‘arresti domiciliari’ per tutti i cittadini italiani a causa del Covid-19, è inevitabile che il pensiero vada a Gabriel García Márquez e al suo libro ‘L'amore ai tempi del colera' e ai tanti libri sulle tragedie pandemiche dell’umanità, con riferimenti anche alle invasioni per guerre ideologiche sul primato della razza. L’umanità del XXI secolo sta cercando di superare questa ‘piaga’, che al pari di quelle bibliche cambierà gli stili di vita di ognuno di noi. Questa tragedia ha inoltre messo a dura prova la coesione dell’unità europea, evidenziando l’opportunismo sfrenato di governi un tempo percepiti percepiti come fratelli. E' il crollo di un sogno che sta mettendo in discussione la stessa Ue, portandoci a riflettere sulla convenienza dell’affrancazione dall'alleanza con gli Usa per abbracciare chi, per primo, mise a nudo la realtà di Auschwitz: il 27 gennaio del 1945 furono, infatti, i soldati dell'Armata Rossa che, entrando nel campo di lavoro nazista, trovarono circa 7 mila prigionieri ed ebbero la conferma dell'uccisione di massa di almeno 960 mila ebrei, 74 mila polacchi, 21 mila rom, 15 mila prigionieri di guerra sovietici e 10 mila persone di altre nazionalità. Ormai è prassi comune ascoltare il ‘bollettino di guerra’ della Protezione civile italiana alle ore 18.00 su Rainews24, con l’elenco di numeri letto dal capo dipartimento, Angelo Borrelli. Cifre assolute di vittime a causa del Covid-19, quelle più rincuoranti delle guarigioni, quelle degli individui in terapia intensiva e dei positivi messi in quarantena. La situazione è tragica. E infiniti sono gli inviti a restare in casa, a mettere le mascherine protettive quando ci sono, a lavarsi le mani, a pulire le superfici esposte al passaggio delle persone. In tuto questo, l'insidia antieuropeista si fa sempre più strada nelle coscienze di noi italiani. Debellare questo ‘rischio’ dipende dalla coscienza sociale di ogni Stato che forma l’Unione europea. E, come avvenne dopo la seconda guerra mondiale, dovremmo anticipare, tutti concordi, l’avvio della ‘ricostruzione’ di ogni singolo Stato, per dare vigore a questa nostra Europa. Abbiamo parlato di tutto questo, in contatto telefonico, con due protagonisti della cultura italiana: Dacia Maraini e Dante Maffia.

Dacia Maraini e Dante Maffia, tra le vostre esperienze del passato, nel campo di concentramento in Giappone e nelle antiche restrizioni della Calabria, c’è qualche somiglianza con la segregazione attuale?
Dacia Maraini: ”Per carità, non c’è nessuna somiglianza possibile. Io, oggi, sono segregata in casa, ma mangio quanto voglio, non devo scappare per le bombe, non ho dei guardiani che mi minacciano di morte”.
Dante Maffia: ”La mia infanzia in Calabria non ha avuto restrizioni. Sono nato e cresciuto in un piccolo borgo medioevale dell’Alto Jonio con pochi abitanti, dove mancavano la luce elettrica, l’acqua corrente e le fogne, ma nessuno ne soffriva: era così e basta. Noi ragazzini giocavamo in mille modi, anche con un pallone di pezza, ma eravamo felici. Quelle attuali, invece, sono restrizioni volute dalla legge, dalle terribili circostanze che il coronavirus ha creato con una ferocia senza precedenti. Bisogna ubbidire, altrimenti si rischia di infettarsi e di infettare, cioè di seminare morte”.

Un poeta e uno scrittore come trascorrono il proprio tempo tra le mura domestiche? I nostri stili di vita sono cambiati?
Dante Maffia: ”Per quel che mi riguarda, più o meno sto vivendo come prima dell’arrivo del coronavirus, studiando, scrivendo, leggendo, misurandomi con le problematiche ossessive del nostro tempo, sognando. Ma se penso che lo devo fare per forza, allora comincio a diveDacia_legge_un_libro.jpgntare inquieto, a non sopportare la quarantena. Ecco, sì, una cosa in più rispetto a prima la sto facendo: delle riletture. Sono sempre una scoperta affascinante, una sostanza miracolosa: Tertulliano, Lucrezio, Dante, Campanella, Giambattista Basile, Rabelais, Cervantes, Pascal, Tolstoj, Solgenitsin…”.
Dacia Maraini: ”Io penso, invece, che dobbiamo prendere questa pandemia come una lezione nei riguardi della nostra presunzione di onnipotenza. Abbiamo messo in pericolo l’ecosistema, abbiamo riempito il mare di plastica, abbiamo bruciato le foreste, abbiamo fatto estinguere tanti animali meravigliosi, abbiamo avvelenato la terra con i diserbanti”.

I cittadini italiani sono coscienti della tragedia che ha colpito tutti?
Dacia Maraini:
”Io direi che, in generale, gli italiani si sono dimostrati consapevoli. Poi, ci sono alcuni incoscienti che non vogliono capire e finiscono per danneggiare sia gli altri, sia se stessi. Per non parlare dei parassiti e delle ‘carogne’ che approfittano della malattia per fare incetta di materiale sanitario e alzare i prezzi, incuranti del fatto che tanti sono rimasti senza lavoro, senza casa e sono alla disperazione”.
Dante Maffia: “Molto dipende da come funziona la sensibilità personale. Io faccio di tutto per non farmi prendere dal panico e mi adopero, con amici e conoscenti coi quali riesco a parlare per telefono, ad avvisare di stare calmi e, però, attenti. Non nascondo che, ogni tanto, penso che, forse, non è un male diventare fatalisti: sarebbe uno scarico di responsabilità”.

Ha ancora una ragion d’essere, secondo voi, l’Unione europea?
Dante Maffia: “Queste sono note dolenti, dolentissime. Sono stato un fautore entusiasta dell’Europa unita, soprattutto quando facevo politica attiva. E ho sempre sperato che si attuasse ‘smussando’, di ogni popolo, i difetti peggiori, in modo da arrivare, prima o poi, a porre in essere le nostre ragioni comuni, i nostri interessi comuni e, quindi, i nostri progetti comuni. Dopo tanti anni, per la prima volta la mia fede europea ha vacillato. Anzi, s’è frantumata: ho rivisto i ‘fantasmi’ con cui, da ragazzo, ho dovuto combattere tra nord e sud. Insomma, allo squagliarsi della neve, la realtà è apparsa arida, stupida, egoistica, nazionalista e razzista. Non c’è Europa. E, purtroppo, mi rendo conto, prendo atto con dolore, che non ci sarà mai. Il sud continua a parlare sempre con i piedi dentro l’etica e l’estetica; il nord, con la testa e il cuore dentro le cassette di sicurezza. Niente è mai casuale. E non fu casuale che la civiltà nacque nel Mediterraneo”.
Dacia Maraini: “In ogni caso, pur con tutti i suoi difetti, l’Europa ci ha permesso di non andare a fondo con la nostra piccola lira, ci ha permesso di diventare parte di una Unione grande e autonoma, con una moneta forte. Se non ci fosse l’Europa, cadremmo subito in mano alle grandi potenze: l’America, la Russia o la Cina. In tempi di globalizzazione, un piccolo Paese come il nostro non può stare da solo. Perciò, meglio l’Europa con tutte le sue contraddizioni - che però si possono migliorare, se ci si crede - piuttosto che in mano a potenze autoritarie come quelle che ho nominato prima”.

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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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