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15 Giugno 2025

Dio, Patria e ignoranza

di Giovanna Albi
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In campo editoriale siamo al tracollo: le vendite di libri nei primi tre mesi del 2025 sono del 3,4% in meno rispetto allo scorso anno, nella più totale indifferenza di un governo privo di una visione complessiva del settore

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Nei giorni di chiusura del recente Salone del libro di Torino, ci si è chiesti quali politiche voglia intraprendere l’attuale esecutivo per dare una risposta alla profonda crisi di un settore nevralgico del Paese, anche in termini occupazionali: l’editoria. La notizia, infatti, era di quelle ferali, commentata in vario modo e sulla bocca di tutti i presenti nelle sale della manifestazione torinese: i dati di vendita dei primi tre mesi del 2025 denunciano un crollo verticale di circa 810 mila libri in meno rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. Ovvero: il 3,4% in meno. I dati sono stati diffusi dell’Aie, l’associazione italiana editori, che ha condotto un’indagine sulle vendite di saggi e romanzi, incaricando della rilevazione la società di ricerche NielsenIQ-GfKSalone_Torino_2025.jpg. In termini di incassi, sono 11,9 milioni di euro di perdite. L’editoria libraria italiana era già in crisi profonda dal 2022, cioè da quando si era esaurito l’effetto dell’aumento di vendite legato alla pandemia. Una delle ragioni principali è stata anche la fine del 'bonus cultura': il sussidio economico da 500 euro che, tra il 2016 e il 2024, era stato messo a disposizione per tutti i ragazzi e le ragazze che compivano 18 anni, affinché acquistassero prodotti e servizi culturali, tra cui, appunto, saggi e romanzi. Il sussidio è stato sostituito con la 'Carta della cultura giovani' e con la 'Carta del merito', che possono essere richieste solo da alcuni diciottenni: la prima solo da chi ha un Isee inferiore a 35 mila euro; la seconda, da chi ha preso cento agli esami di maturità. Il governo ha inoltre ridotto i fondi a disposizione delle biblioteche per acquistare nuovi libri. Insomma, i limiti di questa destra al potere cominciano, ormai, a emergere con piena evidenza. Un esecutivo che sembra composto da persone assai più abili a evitare i problemi, anziché affrontarli. Perché “con la cultura non si mangia”: un vero e proprio 'mantra' dogmatico, un pregiudizio mentale che tradisce una visione statica del settore. E, quel che è più grave, delle persone che, per interi decenni, vi hanno lavorato e che, oggi, non possono certo reinventarsi un mestiere.
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