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30 Aprile 2025

Il collezionismo come custodia del tempo

di Valentina Ughetto
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Il collezionismo come custodia del tempo

Preservare le atmosfere passate per le generazioni future: è questa la preziosa eredità che ci hanno lasciato due giganti della storia dell'arte come Mario Praz e Philippe D'Averio

Il collezionismo è un atto che va oltre la semplice raccolta di oggetti. E’ una pratica che rivela una profonda connessione con il passato e una volontà di preservare la memoria storica attraverso gli oggetti stessi. Mario Praz e Philippe D’Averio sono due figure che, pur provenendo da contesti differenti, hanno incarnato questa passione e il suo impatto sulla cultura.
 
Mario Praz: il collezionista e la ‘Casa-Museo’ come testimonianza di un’epoca
Mari
o Praz (1896-1982), anglista, critico d’arte e scrittore, è stato un appassionato collezionista e uno dei principali interpreti della cultura romantica e neoclassica. La sua casa, oggi divenuta 'Casa-Museo Mario Praz' a Roma, è una testimonianza della sua visione estetica e della sua passione per l’arte del passato. Le stanze del suo appartamento sono piene di mobiliCasa_Museo_Praz.jpg antichi, dipinti, sculture e cimeli che raccontano la sua visione del mondo e la sua riflessione sul macabro e sulla bellezza perduta. Praz non collezionava semplicemente oggetti per il piacere estetico, ma li vedeva come veicoli di memoria, come strumenti per rievocare periodi storici che sentiva profondamente. Oggetti come i mobili neoclassici, i dipinti romantici e gli artefatti legati alla morte rappresentano la sua connessione emotiva con un’epoca che considerava centrale nella sua comprensione dell’arte e della cultura. La sua passione per l’arte del XIX secolo e la sua predilezione per l’orientalismo ne sono un esempio eloquente, come si può vedere nella sua collezione che riflette l’interesse dell’epoca per l’esotico.

PhilipD_Averio.jpgpe D’Averio: collezionista e curatore dell’arte italiana
Philippe
D’Averio (1956-2020) è stato un storico dell’arte, curatore e grande divulgatore della cultura artistica italiana. La sua figura si distingue per un approccio differente rispetto a Praz, ma con una passione per il collezionismo altrettanto profonda. D’Averio non solo collezionava opere d’arte, ma era anche un instancabile divulgatore, capace di far apprezzare la bellezza dei tesori italiani attraverso programmi televisivi e scritti. La sua visione del collezionismo si avvicinava più alla custodia della memoria storica collettiva, intesa come un patrimonio che va preservato e condiviso con il pubblico. D’Averio non si limitava alla semplice acquisizione di oggetti d’arte, ma si dedicava a valorizzare e a contestualizzare ogni singola opera, rendendola accessibile e comprensibile a tutti. Il suo approccio al collezionismo era meno introspettivo rispetto a quello di Praz, ma condivideva la stessa passione per la conservazione e la valorizzazione della cultura.
 
L’intersezione tra passione e memoria storica
Laddove Mario Praz e Philippe D’Averio si incontrano, è nella consapevolezza che il collezionismo non sia mai un atto fine a se stesso. Per Praz, la sua collezione era una sorta di diario visivo: un modo per trattenere e rivivere un’epoca che considerava centrale per la sua comprensione dell’arte e della vita. Allo stesso modo, per D’Averio, il collezionismo era un’opportunità per raccontare la storia dell’arte italiana, un atto di generosità culturale che mirava a condividere la ricchezza di un patrimonio in pericolo di scomparire. Entrambi, pur con metodi diversi, vedevano il collezionismo non come una mera acquisizione di beni, ma come un atto di amore e di rispetto per la cultura e la Storia, capace di influenzare, proteggere le tracce del passato e istruire le generazioni future. Il romantico Praz lo faceva nella sua casa-museo a Roma, dove ogni oggetto raccontava una storia intima e personale, mentre D’Averio lo faceva mettendo in luce l’arte italiana, raccontandola al pubblico in modo che potesse apprezzarla in tutta la sua bellezza e complessità.
 
Il legame con la cultura e la Storia
Un altro punto di connessione tra i due era il loro impegno nel rendere la cultura e la Storia più accessibili. Mentre Praz preferiva l’approccio intimo e solitario del collezionista che raccoglie per sé e per un piccolo gruppo di iniziati, il marxista D’Averio cercava di raggiungere un pubblico più ampio, utilizzando la televisione e i suoi libri per raccontare storie d’arte.
 
Conclusioni: il collezionismo come impegno e passione

Il collezionismo di Mario Praz e Philippe D’Averio offrono due visioni complementari e affascinanti di un’attività che è al tempo stesso personale e universale. Mentre Praz custodiva il suo mondo di arte e memoria in modo solitario e introspettivo, D’Averio lo condivideva generosamente con il pubblico, cercando di insegnare e diffondere la bellezza dell’arte italiana.

Ughetto_Casa_Museo_Praz.jpg

NELLA FOTO QUI SOPRA: LA NOSTRA INVIATA, VALENTINA UGHETTO, IN VISITA ALLA CASA-MUSEO MARIO PRAZ A ROMA

AL CENTRO: PHILIPPE D'AVERIO E UNA DELLE STANZE CHE IL CRITICO D'ARTE ROMANO RISERVAVA AL COLLEZIONISMO

IN APERTURA: UN MERCATINO PER COLLEZIONISTI


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