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29 Marzo 2024

La Pasqua secolarizzata

di Giuseppe Lorin
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Per le imminenti festività pasquali, proponiamo un sintentico ‘excursus’ storico tra le tradizioni più famose del passato: da quelle che ricordano la fuga dall’Egitto del popolo ebraico, al miracolo della resurrezione cristiana, fino ad arrivare al culto ‘cazrista’ delle uova Fabergè e ai più moderni capolavori della pasticceria siciliana

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‘Pash’ è la parola più gioiosa che si tramanda da millenni nel periodo primaverile, ovvero nel primo plenilunio e non solo, tra il popolo ebraico. Mosè, il patriarca, fece coincidere il ‘Pash’, ovvero il ‘passaggio’, con l'esodo degli Ebrei dall'Egitto attraverso il mar Rosso, inseguiti dall’esercito del faraone Ramses II. Il punto di fuga venne individuato nella zona di Pi-Achirot, fra Migdol e il mare di fronte a Baal-Sefon. Secondo la tradizione, la trasmigrazione venne favorita da una bassa marea che, opportunamente, permise il passaggio a Mosè e ai suoi seguaci. “Gli Egiziani dunque li inseguirono. Tutti i cavalli, i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito li stavano per raggiungere, mentre essi erano in cammino attraverso il mare” - Es 14:9. Davanti agli Ebrei c’era il mare; dietro, il potente esercito egiziano; a destra e a sinistra montagne difficilissime da scalare. Sarebbe stato inutile, anzi impossibile, opporre resistenza o darsi alla fuga. L'unica scelta era proseguire affrettando il passo, o arrendersi e tornare schiavi in Egitto, oppure morire sotto i colpi degli egiziani. Così, secondo gli scritti dell'Esodo: “Quando il faraone si avvicinò, i figli d'Israele alzarono gli occhi; ed ecco, gli Egiziani marciavano alle loro spalle. Allora i figli d'Israele ebbero una gran paura, invocando a gran voce il Signore” - Es 14:10. “E Mosè disse al popolo: “Non abbiate paura, proseguite il vostro cammino e vedrete la salvezza che il Signore compirà oggi per voi; infatti, gli Egiziani che avete visto quest'oggi non li rivedrete mai più. Il Signore combatterà per voi e sarete salvi” - Es 14:13,14. Le acque allora si alzarono sull’esercito del faraone come uno ‘tsunami’, mettendo in salvo il popolo d’Israele, ormai giunto sulla riva opposta. Il 'passaggio', in ogni caso, ha origini primordiali, poiché è da considerarsi l’alternarsi del giorno con la notte, della vita con la morte, della primavera con l’estate, dell'autunno con l’inverno. Tutto è ciclico, cioè legato ai ritmi dei quattro elementi che regolano la vita sulla Terra. Quei ‘ritmi’ entrati a far parte della nostra eredità genetica primordiale, che hanno suggerito alle giovani menti la nascita del mito. È quell’archetipo del mito: quello del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della Terra, che simboleggiava, per la cultura dell’antica Grecia, il rinascere della vita in primavera dopo la fredda quiete dell’inverno. L'osservazione del cielo e della terra, del tempo e dello spazio e, ancora, del provare gioia e dolore, freddo e caldo: situazioni e sensazioni che ancora oggi segnano il ‘passaggio’, una crescita, un rinnovamento: la rinascita. Eppoi, la figura dei profeti e dei maestri, tra i quali il figliolo del falegname di Nazareth, l’agnello immolatosi per la salvezza dell’uomo, simbolo universale di quest’antica ‘mediazione’. Il simbolismo dell’agnello, o meglio del capretto, in realtà sarebbe strettamente legato all'antico culto arboreo: lo stesso significato che aveva la lepre per la dea Eostre, divinità nordica, la cui etimologia sta all’origine del termine inglese: ‘Easter’. La capra, come Pan, errando per i boschi e le fresche acque dei ruscelli, si nutre di gemme e cortecce degli alberi. Ma solo al dio Pan era permesso nutrirsi della vegetazione primaverile, dunque la stessa capretta non poteva che essere considerata sacra. L’uomo indigeno, mangiando la carne dell'animale credeva di acquisire, per introiezione, la forza e una parte di divinità. Pertanto, il cibarsi di animali sacri diventava un momento solenne, al quale dovevano presiedere i componenti della tribù. Non a caso, la comunione, con l'Agnus Dei, ha radici antiche e primordiali. Infine, le uova: per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruoUova_Faberge.jpglo unico come simbolo della vita in sé, ma anche del mistero della vita stessa. In tempi remoti, il cielo e la terra erano ritenuti due metà dello stesso ‘uovo’. E le uova erano il simbolo del ritorno alla vita, poiché in primavera gli uccelli preparano il nido, dando l’annuncio che l’inverno e il freddo sono ormai passati. Ecco perché greci, cinesi, persiani, slavi e russi se li scambiavano come dono per le feste primaverili. Si ricordino, per esempio, le uova ‘Fabergé’, realizzate appunto dalla gioielleria di Peter Carl Fabergé: uova policrome in smalto, ideate presso la corte dello Czar di tutte le Russie; ma anche nell'antico Egitto, le uova decorate erano scambiate all’equinozio di primavera, vera data d'inizio del nuovo anno, quando ancora l’annualità si basava sul fertile limo lasciato come una ‘carezza’ dal sacro Nilo. Le uova, associate per secoli alla primavera, con l’avvento del cristianesimo divennero il simbolo della rinascita non della natura, ma dell’uomo stesso, della resurrezione di Cristo, dell’augurio di rinascita anche in altre forme. Ci siamo limitati, insomma, a una semplice riflessione sul significato simbolico e culturale della Pasqua. E con tutta la redazione, rivolgiamo ai lettori i nostri migliori auguri.

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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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