L’8 gennaio scorso, il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo ha indetto una selezione pubblica, chiusasi il 15 febbraio, per il conferimento dell’incarico di direttore dei 20 principali musei italiani. Come evidenziato dall’articolo 1 del bando stesso, le strutture coinvolte sono tra le più prestigiose del panorama museale italiano ed europeo: dalla Galleria Borghese e la Gnam (Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea) di Roma al Museo archeologico nazionale di Napoli; dal palazzo ducale di Mantova fino agli Uffizi e al Bargello di Firenze. I nuovi direttori rimarranno in carica per quattro anni, con stipendi che vanno dai 145 mila euro lordi annui per i 7 istituti più rilevanti, ai 78 mila lordi degli altri 13 musei. Cifre che, seppure elevate, risultano essere molto lontane dagli standard internazionali. Dalla stampa, inoltre, si apprende che il ministro, Dario Franceschini, tramite un’inserzione sull’Economist ha pubblicizzato la selezione pubblica, nella speranza di internazionalizzare l’incarico sul modello del museo Louvre di Parigi e del Prado di Madrid. Nonostante l’iniziativa sia lodevole e degna di menzione, a una attenta lettura del bando emergono alcune perplessità. Soprattutto rispetto ai requisiti necessari per avanzare la domanda, che richiedevano un titolo di studio specialistico o magistrale senza specificarne l’ambito. Ancora, relativamente alle esperienze lavorative, si ricercava una “particolare e comprovata qualificazione professionale in materia di tutela e valorizzazione di beni culturali”, senza ulteriori specifiche. Potevano accedere al bando tutti i ‘dirigenti’ all’interno Mibact (senza precisare con quale laurea o competenza), i dirigenti d'azienda per cinque anni e i docenti universitari a prescindere dalla disciplina (ivi compresi quelli di diritto dei beni culturali o di chimica del restauro).
Posto che i criteri di selezione appaiono quanto mai discrezionali e, pertanto, poco sindacabili, ci si domanda, in ogni caso, con quali parametri saranno nominati i cinque membri della Commissione di valutazione e se, data l’evidente vocazione internazionale della gara, il ministro Franceschini non ritenga di includervi anche membri stranieri, con profili internazionali adeguati alla valutazione di questa delicatissima selezione. Staremo a vedere.
Nella foto, una sala della Galleria Borghese di Roma