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24 Aprile 2024

Divide et impera

di Raffaella Ugolini - rugolini@periodicoitalianomagazine.it
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Verso l’annullamento (forse) del concorso per dirigenti scolastici per evidenti irregolarità, scarsa trasparenza, procedure inefficienti e disparità di trattamento: circa 2 mila i ricorsi già presentati al Tar

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Il concorso per futuri dirigenti scolastici sta volgendo al termine, con circa duemila ricorsi al Tar, esposti in procura e malfunzionamenti vari. Accuse tra futuri dirigenti, ‘bocciaturi’ e ‘bocciatoni’: così (fortunatamente solo una quota parte minima di essi) si appellano gli stessi l’un l’altro su forum e social, evidenziando scarso senso civico oltre che totale assenza di autorevolezza educativa. Ingiustizie, poca trasparenza, maldicenze al limite della decenza prefigurano un profilo di dirigenti 'assetati di sangue' per l’agognato stipendio dirigenziale. Altro che classe dirigente: qui si studia la leadership morale e, a conti fatti, si pensa solo al proprio ‘orticello’. E si fa finta, andando avanti come un treno, di non vedere e non sentire i problemi che circondano questa procedura selettiva. Se prima combattevano insieme per arrivare alla meta, ora si evidenziano scontri per l’agognata poltrona sotto casa. Spuntano, inoltre, i primi dissidi tra i ‘passati’, che calcolando punteggi, media tra i voti delle prove e i titoli, cercano di capire dove e quando potranno scegliere la sede. Alla faccia dei ricorsi al Tar. Alla faccia di un possibile annullamento per disparità di trattamento. Fioccano, nel frattempo, le richieste per scegliere la sede più vicina o deferire l’eventuale incarico a sfavore di chi, seppur ha ottenuto un punteggio migliore, non può vantare certe garanzie. Alcune, come la 104, assicurate per legge (giustamente). Non si vuol fare di tutta l’erba un fascio, ma questo concorso si è caratterizzato e continua a caratterizzarsi con un ‘leit motiv’ di poca trasparenza e correttezza, che esula dai partecipanti. Dono dell’ubiquità di commissari. La prova della Sardegna rimandata, per discrezionalità tecnica, di ben due mesi rispetto a tutti gli altri candidati; griglie di valutazione non adeguatamente utilizzate in modo omogeneo nella correzione degli elaborati; il software utilizzato che non ha 'salvato' in modo automatico o ha 'salvato' in modo anomalo le prove. Tutto questo lo spiegano i circa 2 mila ricorrenti della prova scritta, che non sono dei folli quando lamentano la non garanzia dell’anonimato e la disparità di trattamento tra le commissioni nella procedura di correzione e valutazione. Lo spiegano i bocciati all’orale tramite pietose domande fuori programma di procedura civile o penale, che non avrebbero lasciato scampo neanche a un avvocato di lungo corso. E, nel frattempo, la lotta tra i partecipanti continua. E' il metodo del ‘divide et impera’, che si è riversato tra i candidati e che porterà non pochi problemi organizzativi alla già tanto disastrata scuola italiana, la quale rischia di paralizzare in toto il sistema. Già alcuni movimenti di genitori si stanno ‘preoccupando’ per la sorte dei loro figli in mano a una classe dirigente non adeguata a portare avanti una scuola sempre più complessa, perché non formati ‘sul campo’ o ‘in situazione’, ma solo indottrinati da una serie di nozioni. Conoscenze e non competenze. Infatti, è stato eliminato il più importante ‘step’ formativo professionale: il corso di formazione della scuola della pubblica amministrazione. Il tutto nella logica di avere i futuri presidi già dal primo settembre 2019. Si, è vero: la corsa contro il tempo ha creato tutto questo caos. Ma alla luce di ciò, non si deve e non si può più far finta di nulla. L’amministrazione dovrà prendere in considerazione tutte le ‘magagne’ evidenziate. Per uscirne a seguito di una sentenza negativa, che annullerebbe ‘ex tunc’ le prove scritte dei candidati e invaliderebbe la lista pubblicata il 27 marzo 2019 'erga omnes' (come si paventa ormai da tempo anche dall’inchiesta de ‘l’Espresso’), ripristinando la situazione. E per ottenere questo, potrà far riferimento solo all’unica prova oggettiva, ossia: la prova preselettiva. Perché la prova preselettiva, utilizzata oggi solo per ‘scremare’ i candidati, è di fatto la sola vera prova utile, non valutata in modo soggettivo da una persona, ma da un computer irreprensibile. La stessa dovrebbe esser parte integrante della valutazione dei candidati, facendo media con gli altri voti e non esser lasciata nel dimenticatoio. Si è infatti verificato, nel concorso, tra le altre storture, che una percentuale di partecipanti con punteggi altissimi, da 95 a 100, alla preselezione, (che, si ribadisce, è l’unica che possiamo considerare veramente oggetttar_lazio.jpgiva), sia finita fuori dal concorso dopo lo scritto, ossia dopo la correzione delle commissioni. Se la statistica non è una scienza esatta, la matematica non è un’opinione. Se tutti questi 'Pico della Mirandola' hanno imparato 4 mila quiz con leggi, commi e via dicendo in 20 giorni ed effettuato un 'test CBD' in 100 minuti per 100 test, come hanno fatto a dimenticarseli soltanto due mesi dopo? Si tratta di persone che preparano il concorso dirigenziale da anni. Alcuni avevano già partecipato al concorso del 2011, sia tra i vincitori, sia tra i vinti. Non era, dunque, una questione di memoria. Ma se la fortuna è cieca, essa aiuta gli audaci. E chi ha subito un danno, nel suo pieno diritto, ha giustamente messo in luce le irregolarità e portato alle sedi competenti le sue ragioni, che sono le uniche abilitate a poter sentenziare. Ad oggi, ci sono ricorsi sia di bocciati allo scritto, sia all’orale. Ma la giostra del 'divide et impera' continua a girare. Fino alle sentenze esecutive. Fortunatamente, la legge 'concretezza' - Legge n. 56 del 19 giugno 2019 - pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 145 del 22 giugno scorso, ha pensato bene di metter fine alle storture della 'concorsopoli' italiana, prevedendo nei concorsi l’introduzione dei test a risposta multipla sia per le prove preselettive, sia per gli scritti, insieme alla correzione svolta in via meccanizzata. Per chiudere il cerchio, in prospettiva di un eventuale annullamento del Tar, ai 'tavoli tecnici' del Miur si dovrebbe fare un ragionamento nel merito, palesando una scelta politica che potrebbe salvare 'capra e cavoli'. In poche parole, per coloro che hanno superato tutte le prove, una graduatoria di merito con corso on line finalizzata a sanare le irregolarità dell’eventuale annullamento dello scritto. E per i ricorrenti, futuri vincitori di sentenza, una graduatoria a parte, con una media tra voto preselettiva e voto scritto + titoli e un corso di formazione con esame a test oggettivo 'computer based'. Solo una scelta politica super partes garantirebbe una vera presa di coscienza e riporterebbe nei ranghi della verità, trasparenza e giustizia questo concorso, ormai minato al cuore della sua procedura. Altresì, sarebbe l’unico modus per ripristinare quella coesione sociale nella classe docente/dirigenti che è venuta tristemente a mancare nel rispetto dell’unico vero obiettivo della scuola: il successo formativo degli alunni. Non meno, garantirebbe quello spauracchio dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione della pubblica amministrazione scuola a bilancio statale. Perché ricordiamocelo: un concorso ha dei costi (anche dei contribuenti) e delle ricadute sociali che non possono non essere rendicontate alla società.

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