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29 Marzo 2024

‘Nadie sin nada’: la lotta spagnola si arricchisce di nuovi collettivi di protesta

di Cinzia Salluzzo Rovituso
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‘Nadie sin nada’: la lotta spagnola si arricchisce di nuovi collettivi di protesta

Joaquín García Martín, 46 anni, vive a Siviglia e non appartiene a nessun sindacato o Partito politico, anche se si riconosce ‘di sinistra’. Joaquín è un senza lavoro che da circa un anno cerca di organizzare attraverso la rete sociale un collettivo di disoccupati e lavoratori per ottenere un’occupazione per tutti. Da poco ha fondato il collettivo ‘Nadie sin nada’, che rivendicherà nelle prossime manifestazioni la possibilità di avere un lavoro degno o una rendita base (una salario sociale) per tutti. Oggi lo intervistiamo per capire meglio cosa sta accadendo in Spagna.

Joaquin, perché hai scelto questo nome, ‘Nadie sin nada’, per il tuo collettivo? 
“Volevo un nome che riassumesse, in poche parole, la nostra ideologia e che fosse facile da gridare. Penso che chiunque senta questo nome capisca cosa vogliamo: che tutti abbiano ‘qualcosa’, un lavoro dignitoso e un salario sociale. Io considero, che nel pieno del secolo XXI, non sia umano che vi siano famiglie senza lavoro e nessuna entrata”.

Come pensate di agire? 
“Andare dove ci sono manifestazioni e concentrazioni e lì informare la gente della nostra proposta, affinché il nostro grido, ‘Nadie sin nada’ (nessuno senza niente) diventi tanto clamoroso da ottenere un salario sociale per tutti, poiché vedo difficile che trovino un lavoro degno a quasi circa sei milioni di disoccupati”.

In Italia, i media ci mostrano una Spagna disperata: è vero?
“A essere sincero, la situazione è disperata solo per 5 milioni di persone che non hanno un impiego, persone che non hanno entrate di nessun tipo, neanche aiuti e che non possono pagare l’ipoteca e stanno perdendo la casa. Calcolo poi che vi siano altri 5 milioni di persone che vanno avanti grazie agli aiuti, lavoratori in ‘nero’ o aiutati dalla loro famiglia. Inoltre, abbiamo 20 milioni di persone che hanno un’occupazione a cui, tuttavia, hanno aumentato le imposte e abbassato le entrate, che pensano a quello che hanno e che, nel male, si ritengono fortunati ad avere un lavoro. La prova di questo è che costoro continuano a votare per il Partito popolare: direi che c’è una allerta ‘gialla’, anche se non ancora ‘rossa’. Se si continuano a perdere posti di lavoro, si arriverà a una situazione disperata, soprattutto se si raggiungeranno i 15 milioni di spagnoli che vivono quasi senza niente”.

Perché credi che la situazione economica sia così difficile? Quali sono le cause?
“Sono un semplice cittadino e non voglio entrare nel dettaglio dei temi politici. Posso solo dire che la mia sensazione generale è che sia stato costruito troppo in questi anni e che la bolla immobiliare sia ‘scoppiata’. Non solo: sono state gestite male le banche e le imprese. A me sembra che una delle cause della crisi sia imputabile anche agli anni di guerra: miliardi e miliardi di soldi inviati per le truppe”.

Chi sono gli ‘indignati’ e cosa pensi di loro?
“Così è come si chiamano i collettivi del ‘15 M’ e del ‘25 S’: sono collettivi composti, per la maggior parte, da giovani, anche se ce ne sono di tutte le età. A me stanno un po’ disilludendo, perché non approfittano della moltitudine che convocano per far pressione sul Governo. Sono pacifisti, ma si può essere pacifici e rivendicare le cose: manca la forza nelle loro grida di protesta, un qualcosa che faccia tremare il Governo”.

Credi che ‘Nadie sin nada’ sia un progetto che si possa realizzare?
“Per realizzarsi, si realizzerà: andremo per strada a manifestare e grideremo lo slogan. Se si può raggiungere l’obiettivo questo dipende dagli spagnoli: se si muovono milioni di persone per manifestare con lo stesso intento e avere il salario sociale, il Governo non potrà che approvarlo”.Si può diffondere questo progetto in altri Paesi?“Sì, sarebbe la cosa migliore. Almeno che si diffondesse in tutta l’Unione europea. Avere un lavoro dignitoso e un salario sociale è un diritto di universale, sia che si viva in Spagna, sia in Italia, in Perù o in Etiopia”.

Si dice che molti spagnoli se ne stiano andando all’estero: perché non rimangono per lottare?
“Non so il motivo per cui se ne vanno: credo che non vadano all’avventura, che abbiano trovato un lavoro. Vedono che qui la situazione è complicata e se ne vanno. Spero che quelli che rimangono qui continuino a lottare, anche se i maggiori di 45 anni hanno ancora paura, dopo la dittatura che abbiamo avuto nel secolo passato”.

Come è organizzato il progetto? Chi siete?
“Siamo un gruppo di disoccupati e lavoratori e stiamo cercando di riunire più persone attraverso la rete sociale. Abbiamo una sede organizzativa, in cui prendiamo le decisioni e un gruppo di riferimento in ogni provincia, per partecipare alle manifestazioni di cui siamo a conoscenza”.

Cosa pensate di questa crisi che investe Spagna, Italia, Portogallo e Grecia?
“Pensiamo che Spagna, Italia, Portogallo e Grecia debbano fare un fronte comune con i propri cittadini, che si uniscano per realizzare la maggior quantità di atti possibili: Francia e Germania cercano la cosa migliore per loro stessi”.

Per chi volesse maggiori informazioni ecco il gruppo facebook:
http://www.facebook.com/#!/groups/426601290722729/?fref=ts

 

'Nadie sin nada', un trabajo digno o un salario social para todos

Joaquín García Martín, 46 años, vive en Sevilla. No pertenece a ningún Partido, ni sindicato aunque reconoce tener ideología de ‘izquierdas’. Es un desempleado que desde hace un año intenta organizar por las redes sociales al colectivo de desempleados y trabajadores, para conseguir un trabajo para todos. Hace solo unas semanas ha fundado el colectivo ‘Nadie sin nada’, que intentará que en las manifestaciones, deshaucios se reivindique un trabajo digno o un salario social (o renta básica) para todos.

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¿Porqué has elegido este nombre para tu colectivo?
“Quería un nombre que resumiera, en pocas palabras, nuestra idea y que sea fácil de gritar. Pienso que este nombre,cualquiera que lo oiga, sabrá que pedimos que queremos que todos tengan por lo menos "algo": un trabajo digno o un Salario Social. Considero que, en pleno siglo XXI, es inhumano que haya personas y familias sin trabajo y sin ningún ingreso”.

¿Qué quereís hacer?
“Acudir donde haya manifestaciones, concentraciones, deshaucios... y allí informar a la gente de nuestra propuesta y que sea un clamor nuestro grito de "nadie sin nada". Intentar que cada vez lo griten mas personas hasta conseguir que se apruebe un Salario Social o Renta Básica para todos porque, sinceramente, veo difícil que puedan dar un trabajo digno a casi 6 millones de desempleados”.

Nosotros, en Italia, tenemos una idea de una España deseperada, así salen las noticias en los medios ¿es así? ¿Cómo es la situación económica?
“Siendo sincero la situación sólo es deseperada para unos 5 millones de españoles, las personas que no cobran nada o unas ayudas muy pequeñas que teniendo familia no les da para pagar hipotecas y están perdiendo sus casas. Luego, calculo que hay otros 5 millones que lo están pasando mal, pero se defienden con ayudas que cobran por desempleo, trabajos en economía sumergida, ayudas de su familia. Luego, tendríamos unos 20 millones que viven, mas o menos bien, les han recortado sueldos, subido impuestos pero piensan que los hay que están peor y que, dentro de lo malo, son afortunados por tener trabajo. La prueba de esto es que muchos de ellos seguirían, según las encuestas, votando al Partido popular. Díria que hay una alerta ‘amarilla’, aún no ha saltado la alerta ‘roja’. Pero, si se siguen perdiendo empleos y las personas acaban sus ayudas de desempleo, sí se puede llegar a una situación deseperada en unos meses, cuando haya unos 15 millones de españoles que vivan casi sin nada”.

¿Porqué crees que la situación económica es así de difícil? ¿Cuales son las causas?
“Soy un simple ciudadano, desconozco temas políticos y económicos pero mi apreciación personal es que se hicieron demasiados pisos durante muchos años, la burbuja inmobiliaria ha explotado. Y el tema de la mala gestión de bancos, de empresas... y para mí una causa de la crísís mundial viene dada por tantos años de guerras, los millones invertidos durante años en enviar tropas ha conflictos”.

¿Quienes son los ‘indignados’? ¿Qué piensas de ellos?
“Así es como se llama popularmente a colectivos como 15 M, 25 S... son colectivos integrados, principalmente, por gente joven ( los hay de todas las edades). Mi opinión es que me están decepcionando porque no aprovechan la multitud que convocan para presionar mas al Gobierno. Van de pacifistas, pero se puede ser pacífico y reivindicar cosas. Les falta mas fuerza en sus gritos:Uno o dos que hagan temblar al Gobierno”.

¿Crees que ‘Nadie sin nada’ se puede realizar como proyecto?
“Realzar se va a realizar: saldremos a la calle y se oirá nuestro grito. Que se logre ese salario social o renta básica dependerá de los españoles. Si salen a la calle millones de españoles, y lo exigen, al Gobierno no le quedaría mas remedio que aprobarlo”.

¿Se podría hacer en otros Países?
 “Sería lo ideal. Que se hiciera en todo el mundo, al menos en la Unión Europea. Tener una vida digna, un trabajo y un salario es un derecho universal, se viva en España, Italia, Perú o Etiopía”.

Se murmura qué muchos españoles se van de España al extranjero ¿porqué no luchan allí?
“Desconozco porque se van. Supongo que no se irán ‘a la aventura’, que la mayoría se irán con trabajos que les han buscado. Aquí ven la situación complicada y se van. Espero que los que quedemos en España si luchemos, aunque no se si tantos años de dictadura vividos el siglo pasado, hace que mucha gente, mayores de 45 años, sigan con miedo a luchar”.

¿Cómo se compone el proyecto? ¿Quienes sois?
“Somos un grupo de desempleados y trabajadores que estamos intentando reunir mas personas a través de las redes sociales. Tenemos una Coordinadora donde tomamos decisiones y hemos creado un grupo en cada provincia para intentar participar en todas las manifestaciones, deshaucios, etc de los que tengamos conocimiento”.

¿Qué pensaís de esta crisis que involucra a España, Italia y Grecia?
“Pensamos que España, Italia, Grecia y Portugal deben de hacer sus ciudadanos un frente común y unirse en la mayor cantidad de actos posibles. Debemos de hacer un frente común. Francia y Alemania buscan lo mejor para ellos”.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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