Il salone dell’enogastronomia laziale rafforza l’identità del territorio con cultura, sapori e sostenibilità: intervista al segretario della Camera di commercio Rieti-Viterbo
Si sono concluse le tre giornate di ‘Assaggi 2025’, il salone dell’enogastronomia laziale. E’ dunque tempo di bilanci e riflessioni. Un’edizione particolarmente significativa, quella di quest’anno, ospitata per la prima volta fuori dal centro storico di Viterbo, nel prestigioso complesso monumentale di Santa Maria in Gradi, sede dell’Università degli Studi della Tuscia. Proprio questa nuova cornice, tra affreschi e chiostri del Duecento, ha fatto da scenario a un evento che ha saputo coniugare eccellenze produttive, cultura del cibo e formazione, riscontrando un’ottima affluenza di pubblico e operatori. A illustrare il percorso e la visione strategica del salone, il dottor Francesco Monzillo, segretario generale della Camera di Commercio di Rieti e Viterbo, che ha condiviso con noi riflessioni e risultati di questa quarta edizione.
Dot
tor Monzillo, ‘Assaggi’ è diventato ormai un punto di riferimento per l’enogastronomia laziale, un vero e proprio racconto del territorio attraverso i suoi sapori: qual è stato il filo conduttore di quest’anno, se c’è stato, e cosa vi ha ispirato nella sua scelta?
”Il filo conduttore è stato il racconto del territorio in una chiave più culturale e formativa. La collaborazione con l'Università degli Studi della Tuscia e il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ndr) ci ha dato la possibilità di spingere un po’ di più sulla parte ‘culturale’, attraverso momenti divulgativi e seminariali, sempre in una ‘chiave’ light e con gusto”.
Chi visita un salone come quello di ‘Assaggi’, oggi cerca sempre più esperienze sensoriali, coinvolgenti, memorabili: in che modo avete lavorato per rendere il percorso del visitatore qualcosa di più di una semplice fiera?
”Innanzitutto, di per sé un salone, con questa tipologia di impresa, genera un contatto con i visitatori: già questa è un’esperienza di assaggio e di ascolto. E poi il ricco programma collaterale che abbiamo messo in piedi, con il coinvolgimento dei produttori stessi, degli chef e degli osti attraverso laboratori, degustazioni e showcooking, genera un coinvolgimento e un entusiasmo unico nei visitatori”.
Il Lazio è una regione dalle mille sfaccettature: dal viterbese ai Castelli romani, dalla Ciociaria al reatino, ogni area ha una propria identità gastronomica ben definita: come siete riusciti a restituire questa ricchezza all’interno di un unico evento?
”Uno degli obiettivi di questa manifestazione era proprio quello di rafforzare un’identità regionale che stenta un po’ a prendere forza. Abbiamo pensato che, proprio attraverso l’enogastronomia, seppur diversificata, si potesse trovare un filo conduttore. La presenza di testimonial, espositori, chef ed esperti enogastronomici provenienti dalle cinque province del Lazio ha avuto modo di esprimere il territorio di provenienza, rappresentando le varie peculiarità, ma sempre sotto un unico riferimento: la Regione Lazio”.
Negli ultimi anni la sostenibilità è diventata un tema imprescindibile anche nel settore enogastronomico: come si può integrare questo principio nell’organizzazione di un evento come ‘Assagi 2025’, così ricco e di rilievo in tutto il Lazio?
”La sostenibilità è stata, sin dalla prima edizione, un tema centrale del salone. A partire dalla scelta dei produttori, che prevede proprio questa caratteristica come criterio di selezione. Abbiamo puntato sulle piccole imprese, privilegiando quelle di filiera. E tra i vari criteri, sono stati previsti anche vantaggi per le realtà che nella gestione aziendale adottano scelte di carattere ambientale, come per esempio il ‘packaging’ sostenibile o l’utilizzo di energia rinnovabile. Anche la selezione degli ospiti e dei temi trattati durante tutto il salone è andata in questa direzione”.
Un
bilancio generale della quarta edizione di ‘Assaggi 2025’?
”Stiamo ancora raccogliendo i dati, soprattutto dal punto di vista delle imprese partecipanti. A caldo, direi che è stato un successo anche superiore alle aspettative. Il cambio di ‘location’ fuori dal centro storico, che inizialmente ci aveva generato qualche dubbio, non ha fatto diminuire l’afflusso di pubblico. Anzi, il salone è stato molto frequentato e anche per gli operatori professionali abbiamo riscontrato un buon risultato quantitativo. D’altronde, dobbiamo sottolineare che, comunque, eravamo ospitati dall’Università degli Studi della Tuscia, nel complesso monumentale di Santa Maria in Gradi: una location non solo molto bella, ma anche funzionale”.

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