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27 Aprile 2024

The Oddroots: "La diversità è una ricchezza"

di Valentina Cirilli
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The Oddroots: "La diversità è una ricchezza"

Oscar Mayer è il primo singolo della giovane band, vincitrice dell’ultima edizione di ‘LazioSound’ nella categoria ‘Jazzology’

Otto musicisti, otto giovani talenti provenienti da formazioni musicali diverse, confluiti in un’unica identità: The Oddroots. È questo il nome della giovane band vincitrice nella categoria ‘Jazzology’ dell’ultima edizione di ‘LazioSound’. L’8 giugno scorso è uscito il loro primo singolo, ‘Oscar Mayer’: un’iniezione di positività che vuole ricordare a tutti di non lasciarsi schiacciare dai messaggi negativi del vivere moderno. In un’epoca in cui si parla spesso di contaminazione e della necessità di saper ascoltare gli altri, The Oddroodts dimostrano che le differenze le diversità possono dare vita a una nuova realtà forte e bella. Ed è per questo che il gruppo ha scelto questo nome così particolare; ‘The Oddroots’, ovvero ‘Le strane radici’. “Perché in effetti”, spiega Fabrizio Ballistreri, uno dei musicisti della band, “su 8 musicisti che compongono il gruppo, ognuno di noi ha background molto diverso: dal soul al reggae, passando per il progressive e il jazz. Pensiamo che questo sia, a tutti gli effetti, una ricchezza e abbiamo voluto renderlo esplicito scegliendo questo nome. E poi, a essere sinceri, va anche detto che il nome che avevamo precedentemente, Ayahuaska, per molti era troppo difficile e si prestava a varie storpiature”.

Fabrizio BalliFabrizio_Ballistreri.jpgstreri, come avete appena detto, voi siete un gruppo composto da molti elementi provenienti da diverse realtà musicali: qual è la sfida maggiore che vi trovate ad affrontare quando componete un brano?
“Come dicevamo, oltre a essere un gruppo numeroso, veniamo da studi e ascolti molto diversi. Questo, all’inizio, non nascondiamo abbia creato qualche piccola difficoltà, soprattutto nel confrontarsi e nell’ascoltare pareri diversi su soluzioni musicali condivise. Da subito, però, ha prevalso l’idea che questo continuo confronto fosse una ricchezza che dovevamo sfruttare. Avere ben chiaro l’obiettivo comune di creare qualcosa di bello in cui ognuno contribuisce, fosse anche solo in piccola parte, ci ha unito invece che dividerci. Rispondendo prettamente alla domanda, la sfida maggiore è ‘extra-musicale’: essere cioè pronti a vedere l’idea personale completamente stravolta e riconoscere, nel risultato finale, un’idea ancora migliore di quella iniziale”.

Oscar Mayer è il vostro nuovo singolo: come è nato?
“In realtà, nasce proprio da una delle storpiature di cui parlavamo all’inizio. Il rapper beninese con cui abbiamo collaborato per questo brano, Suru the Gem$, ci chiamava con un suono che scritto può leggersi come ‘Oscar Mayer’. Quando abbiamo deciso di fare una collaborazione con lui, abbiamo cominciato a suonare e a ‘jammare’ su una traccia solo strumentale, che utilizzavamo in apertura dei nostri concerti. L’idea che questo ‘Oscar Mayer’ rappresenti una sorta di guru immaginario, che ci prende per mano e ci fa vedere aspetti del reale che non riusciamo neanche a immaginare, è nata lì, su due piedi. E sin da subito ci ha entusiasmati. Il brano è stato praticamente concepito insieme in quella giornata. Tant’è che la telefonata in apertura del brano è una riproduzione fedele di quella originale, tra Suru e la nostra cantante, Giorgia”.

Se doveste scegliere 5 brani di artisti noti, quali scegliereste per raccontarvi?
“Eh… Bella domanda. Forse 5 brani per 5 generi diversi: 1) 'Engine 54', the Ethiopians; 2) 'Boogie Stop Shuffle' dei New York Ska Jazz Ensemble; 3) 'Vodka Cola' degli Area; 4) 'Ernie', dei Fat Freddy’s drop; 5) 'Live Life' di Marcus Gad”.

Questo singolo arriva dopo la vostra partecipazione a ‘LazioSound’, in cui avete vinto nella vostra categoria: che sapore ha questo riconoscimento e cosa vuol dire per voi?

“Beh, non nascondiamo che è stata una vittoria inaspettata, più che altro per la categoria in cui abbiamo partecipato, che era ‘jazzology’. Crediamo, tuttavia, abbiano premiato la nostra proposta di sperimentazione tra reggae e jazz con un’influenza soul, soprattutto nella voce. Il premio materiale del concorso è stata la realizzazione di un video professionale e la possibilità di partecipare a varie iniziative organizzate dalla Regione Lazio. Per noi, è stata sicuramente un’iniezione di fiducia e di energia positiva, che non vogliamo disperdere. Anzi, a tal proposito, a fine luglio saremo di nuovo in sala per registrare nuove tracce che faremo uscire a settembre: Stay tuned”!
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NELLA FOTO QUI SOPRA: THE ODDROOTS DURANTE UN CONCERTO PATROCINATO DALLA REGIONE LAZIO

AL CENTRO: FABRIZIO BALLISTRERI, UNO DEI MUSICISTI DEL GRUPPO

IN APERTURA: LA GAGLIARDA SEZIONE 'FIATI' DELLA BAND


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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