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28 Marzo 2024

La XVIII Giornata mondiale contro la pena di morte

di Valentina Spagnolo
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La XVIII Giornata mondiale contro la pena di morte

Il seminario interattivo organizzato dalla Fidu (Federazione italana per i diritti umani) quest’anno è stato dedicato al diritto alla rappresentanza legale per tutte le persone che potrebbero essere passibili di pena capitale

Lo scorso 10 ottobre 2020, si è celebrata la 18esima ‘Giornata mondiale contro la pena di morte’. Per l’occasione, la Fidu (Federazione italiana per il diritti umani, ndr) quest'anno ha voluto organizzare un ‘webinar’ (seminario interattivo, ndr) dedicato al diritto di rappresentanza legale per tutte le persone che potrebbero essere condannate alla pena capitale. La vicepresidente della Fidu, Eleonora Mongelli, in particolare, ha voluto approfondire, insieme ovviamente ad altri esperti, il cammino verso l’abolizionismo, sottolineando come, “in molti Paesi, questa pratica ‘barbarica’ sia ancora vigente e praticata”. Si è parlato di diritto a una rappresentanza legale per tutte le persone che rischiano una condanna del genere, così come della condanna a morte avvenuta recentemente a Singapore 'via Zoom', grave dimostrazione di “una totale mancanza di riconoscimento dei diritti umani”, ha sottolineato la Mongelli. Proprio per questi motici e a causa di quanto si continua ad assistere quotidianamente, l’organizzazione e la difesa dell’assistito è uno dei punti fondamentali e più caratterizzanti di questa realtà. Lo stesso avvocato Francesco Miraglia, della commissione Diritti umani del Consiglio nazionale forense, ha declinato nel giusto contesto l’importanza e il ruolo dell’avvocato in tutti i luoghi, le epoche e le giurisdizioni, rispetto alla figura del singolo nella comunità sociale. Il singolo individuo, infatti, all’interno del proprio gruppo sociale, “supera il nucleo familiare, riuscendo ad affidarsi alla figura dell’avvocato”. E la stessa figura dell’avvocato connatura quella di assistenza al singolo cittadino in difficoltà, così come invoca la legge (”ad vocatum”, ndr). Il singolo individuo, rispetto alla comunità, è sempre più debole, anche a fronte delle esigenze collettive di cui la società ha bisogno. Quando il comportamento del singolo viene percepito dalla comunità come antigiuridico e pericoloso, lo Stato si organizza con misure di contenimento adeguate, che prevedono anche dei costi. Ma ciò dev’essere comunque attuato in una funzione di assistenza al singolo, che richiede sempre più l’attenzione dell’intera comunità. “Nella visione comunitaria”, ha spiegato l’avvocato Miraglia, “spesso si cerca un capro espiatorio per il fatto commesso come espiazione delle colpe. Mentre invece, il singolo accusato dovrebbe essere aiutato dall’avvocato, anche rispetto alle reazioni sociali che su di lui risultano incentrate. Il diritto di difesa è un principio imprescindibile: l’articolo 110 della Costituzione lo sottolinea esplicitamente. E’ fondamentale che un pregiudizio sbagliato e una reazione della società, basata su illazioni non sempre corrette da parte degli organi inquirenti, possano distruGiornata_mondiale_contro_pena_morte.jpgggere la vita di una persona e anche di quelle che gli ruotano attorno. Proprio per questo”, ha proseguito il legale, “si è creata una frattura basilare e un’incomunicabilità di fondo tra il singolo e la comunità, facendo venir meno qualsiasi canale comunicativo tra gli stessi e i messaggi che dovrebbero arrivargli. La figura dell’avvocato, in questo senso, è anche quella di un mediatore che riesce a sostituire una persona in difficoltà, parlando per lui o difendendolo da accuse preconcette. L’avvocato e la pubblica accusa dovrebbero muovere e operare basandosi su un bilanciamento effettivo dei fatti e dal comportamento del reo, ma spesso ciò non accade. In particolare, la sanzione della pena di morte, ricordiamolo, interrompe qualsiasi rapporto tra il cittadino e la comunità. E i casi a cui si assiste quotidianamente e per cui il Cnf monitora le situazioni che tuttora stannoc apitando in Turchia, sono il simbolo delle difficoltà di questi tempi. Gli stessi avvocati”, ha concluso Miraglia, “sono stati i primi, per il ruolo rivestito, a essere arrestati”.
Ad oggi, ci sono ancora 56 Paesi nel mondo che applicano la pena di morte, compresi gli Stati Uniti e il Giappone. La ripresa delle esecuzioni federali negli Usa non sono di certo un indice di abolizione del ‘senso sociale’ della pena di morte. La Fidu si batte, perciò, per ottenere la completa abolizione di questo abominio. Nazioni come la Cina, l'Iran, l'Iraq e l'Arabia Saudita sono Paesi in cui la sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo non sempre vedono azioni di contrasto da parte della comunità internazionale contro gli aspetti più deteriori della loro azione di governo. E’ concettualmente inconcepibile il potere di una persona sulla vita di un’altra. Inoltre, il tempo, che è un fattore fondamentale della vita degli uomini, non concede la possibilità di cambiare o riabilitarsi. E i lavori parlamentari dovrebbero occuparsi maggiormente di questi aspetti. Pensando anche ai tanti errori giudiziari, la battaglia per l’abolizionismo è sempre più da evidenziare, soprattutto dove sono in atto dei processi di democratizzazione, i quali andrebbero aiutati e indirizzati verso concezioni di civiltà giuridica e morale. L’idea di una riconciliazione tra singolo individuo e società diviene, pertanto, essenziale. E il tema dell’abolizione della pena di morte è estremamente importante in tal senso, soprattuto quando si assiste a un declinare, sia dal punto di vista antropologico, sia come tendenza sociale, verso un'idea di proponibilità della pena di morte stessa. Ciò è umanamente impensabile, se si vuole un pieno riconoscimento dei diritti umani. L’evoluzione e la tutela dei diritti personali, inoltre, è un elemento centrale della democrazia. Un sistema che non prevede tutele è un pericolo, sia per le singole persone, sia per tutte le comunità. Non si può concepire che la pena di morte sia e possa essere considerata una scelta giuridicamente contemplata, accettata o prevista dai sistemi democratici. Tuttora, invece, la grave contraddizione rimane evidente, così come l'esistenza stessa del ‘braccio della morte’ negli Stati Uniti. Anche Alessandro Piana, autore del libro ‘Diario di un condannato a morte’ (Bookabook Edizioni) ha affermato e sostenuto che “l’accesso legale va analizzato secondo due punti di vista differenti: la qualità degli avvocati di ufficio e quella degli esperti. Dal punto di vista geografico, gli studi dimostrano che vengono comminate ed eseguite almeno il 60% delle esecuzioni e che ci sono differenze statistiche anche relative all’appartenenza razziale”. Gli stessi ragazzi di colore del ‘caso Central Park’ del 1999, che sono rimasti 20 anni in carcere con l’accusa di stupro, costituiscono un grave precedente. E ciò perché le confessioni forzate sono state raccolte in assenza degli avvocati difensori e, quindi, in palesi condizioni antigiuridiche. A conclusione della giornata, Eleonora Mongelli ha affermato che “la pena di morte è assolutamente discriminatoria. E sfocia anche in casi di malfunzionamento dei nostri ordinamenti giudiziari”. Mentre il presidente della Fidu, il professor Antonio Stango, ha infine aggiunto che “la Turchia, a differenza della Bielorussia, fa parte del Consiglio d’Europa, ma ancora si assiste con sconcerto a un continuo ricorso alla pena di morte. E in molti altri Paesi, la situazione è ancora più difficile”. Lo stesso avvocato Miraglia ha concluso affermando che “si possono costruire Stati che sono esplicazione collettiva del bene degli uomini, ma non lo Stato che giustifica se stesso. Il nostro impegno non deve essere solo nell’assistere, ma nel condividere le buone pratiche e la sensibilizzazione internazionale”. La Fidu, essendo parte della Coalizione mondiale contro la pena di morte “continuerà a battersi su questo tema e sicuramente, anche tramite la rete, continuerà a sostenere questa campagna”. Si spera che si arrivi presto a dei risultati significativi, per non dover mai più assistere alle tante vittime innocenti di sistemi repressivi, antigiuridici e antisociali.

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NELLA FOTO QUI SOPRA: LA VICEPRESIDENTE DELLA FIDU, ELEONORA MONGELLI


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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