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20 Aprile 2024

La ‘sindrome Sullo’ del giornalismo politico

di Vittorio Lussana
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La ‘sindrome Sullo’ del giornalismo politico

Anche la recente polemica tra l’onorevole Brunetta e la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, rende bene l’idea di quanto fosse errato il giudizio di Lucia Annunziata in merito all’impresentabilità degli esponenti del Pdl: questi non sono impresentabili, sono veramente degli analfabeti delle regole istituzionali. Non solo un presidente della Camera non può sfornare giudizi politici di merito, se non di natura generica e sotto un mero profilo di cultura civica complessiva, ma ciò rende pienamente la misura dell’effettivo grado di liberalismo posseduto da molti personaggi politici del Pdl, che mischiano indifferentemente pubblico e privato, visione politica generale e diritto all’elaborazione ed espressione di un pensiero politico di ‘parte’. In sostanza, si continua ad accusare gli altri di partigianeria utilizzando un metro di giudizio ‘partigiano’. Il tutto condito da un utilizzo spregiudicato del ‘bluff’, del messaggio comunicativo forzato, della visibilità puramente mediatica. Tanto fumo e niente arrosto. E ogni ‘mano’ val la pena di essere giuocata, anche se non si ha un bel niente da calare sul tavolo. Eppure, lo capirebbe anche un bambino: persino il poker ha le sue regole. Sono questo tipo di atteggiamenti a infastidire l’opinione pubblica nei confronti della politica e ad aver causato un tracollo del Pdl di sei milioni di voti negli ultimi due anni. Utilizzare la grancassa mediatica per il semplice gusto di fare polemica è un modo puramente edonistico e autoritario di partecipare al confronto politico. Non sono impresentabili, quelli del Pdl: sono sempicemente dei ‘bluffeur’ per meri motivi di deformazione speculativa della realtà. Silvio Berlusconi, nonostante tutti i suoi guai giudiziari, alcuni aspetti formali - la modulazione dei toni o il saper anche scherzare con l’avversario, come dimostrato di recente allorquando ha partecipato alla trasmissione ‘Servizio Pubblico’ di Michele Santoro - li ha finalmente appresi e compresi, nel corso degli anni. Adesso, per avere una destra decente siamo costretti ad attendere tutti gli altri: i Brunetta, le Santanché, le Mussolini, i Lupi e i Gasparri. Tutta gente che continua ad attardarsi in polemiche astratte, a interrompere gli interlocutori, a cercare l’asprezza polemica a tutti i costi pur di non passare inosservati al pubblico televisivo. E’ dunque il ‘medium’ il vero problema della politica, cioè l’utilizzo del mezzo televisivo? Ritengo vi sia qualcosa di vero, in questa critica. Si dovrebbe infatti cominciare a riflettere intorno a un nuovo ‘taglio’ da fornire all’informazione politica, affinché essa divenga maggiormente inerente all’approfondimento dei temi e delle problematiche, rinunciando definitivamente ai duelli da far west. Non me la voglio prendere personalmente con i Gasparri e i Brunetta: intendo semplicemente sottolineare l’incapacità del mondo della comunicazione italiana a uscire dal ‘tunnel’ dell’informazione puramente ‘percettiva’. Poiché probabilmente è proprio di noi giornalisti la responsabilità di un abbassamento e un involgarimento del dibattito pubblico complessivo. Certamente, la notizia quotidiana non può esser letta con un’unica ‘lente’ omologativa e grigiastra, cioè tramite desuete forme di pseudo-oggettività finalizzate a far passare come neutrali e obiettivi messaggi che, viceversa, risultano fortemente di parte, ma non si può nemmeno continuare a percorrere l’ormai battuto sentiero del disordine anarcoide, incoerente e demagogico. Occorre pertanto far comprendere al mondo dell’informazione quanto sia ormai necessario fare un ulteriore passo in avanti, rinunciando alla fortissima personalizzazione carismatica dei leader. E’ proprio il leaderismo personalistico ciò che, da adesso in poi, deve cominciare a esser messo in discussione. Dobbiamo fare in modo che la maggioranza dei colleghi sposti il proprio grado di attenzione dagli scontri polemici personali e forzati ad analisi più impegnative e di contenuto. Da adesso in avanti, si faccia politica solo parlando di sostanza, di contenuti. E le stesse citazioni dei nomi all’interno di titoli, sommari e ‘pastoni’ dovranno basarsi unicamente in base a criteri di merito effettivo, in base cioè a una corretta espressione della propria analisi. Basta, sciò, via chi crea casino! Si potrà naturalmente esprimere con ironia anche acuta il proprio pensiero, ma senza sguaiatezze, litigi o polemiche assurde, eccessivamente ‘morbose’ per chi ascolta. Preferisco sorridere, a questo punto. Anche intorno a contenuti non condivisibili, ma espressi in maniere ‘altre’, maggiormente ‘laiche’. Sarebbe un buon modo di rendere un gentile omaggio alla memoria del senatore Andreotti, che di certo è stato, oltre a tutto il resto, un ottimo giornalista. Le 'sceneggiature' della politica debbono assolutamente essere riviste, secondo un ordine di espressione maggiormente chiaro, ordinato e sintetico, seguendo l’esempio dei dialoghi di un buon telefilm dotato di pause espressive e tonalità variabili. La cultura teatrale potrebbe fornire, in tal senso, validi strumenti interpretativi. Purché si rimanga negli ambiti culturali della buona recitazione, poiché anche nel mondo artistico di ‘cani’ ce ne sono tanti, per carità. E se la ‘critica’ dovesse esprimere giudizi discordanti e controversi intorno all’interpretazione di un protagonista della politica, questi dovrà ritenersi tenuto a rivedere la propria modalità di espressione. I cittadini, innanzitutto, debbono capire gli elementi di sostanza, non quelli propagandistici, di ogni singola questione intorno a cui riflettere. Anche al fine di evitare equivoci ed errori comunicazionali assai gravi, come l’antico ‘caso’ del ministro Fiorentino Sullo avrebbe già dovuto insegnarci.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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