Alla Vaccheria di Roma, la mostra di Carla Campea sulle icone del nostro tempo: una riflessione sull’importanza dell’ironia nel raccontare la nostra società
Si intitola 'AmoR-Pop: NeonPopArt Icons', la mostra di Carla Campea alla Vaccheria di Roma, visitabile a titolo gratuito fino al 24 febbraio 2025. Emblematico ex casale dell'agro romano e, oggi, casa romana della Pop Art, lo spazio nel cuore dell'Eur diventa un contenitore ideale per le opere della Campea, che reinterpretano simboli e oggetti di consumo in 'chiave' luminosa e pop, in un percorso espositivo che abbraccia la poetica della luce come strumento narrativo. “Mi sento molto onorata, io romana di nascita, a entrare nella casa della Pop Art”, commenta l’artista, “un luogo dove non solo si esalta la cultura Pop ma tutto è fortemente imperniato di Pop Art. È sicuramente il posto dove le mie opere, oltre che in America, patria della popart - trovano qui a Roma una giusta collocazione, perché è molto importante per me avere e divulgare una 'visione pop', dove tutto ciò che ci circonda può essere fruito in una modalità 'colorata' e assolutamente positiva. Non solo nell'arte, ma nella vita stessa”.
Il curatore, Massimo Padovani, ha descritto le sue opere come "segnaletica vistosa" e "volutamente ingombranti". Oggi, difficilmente lo spettatore, avendo così tanti stimoli visivi e in così poco tempo, si sofferma bene su qualcosa: “Per me”, prosegue la Campea, “il ‘fare arte’ è un concetto profondamente egoistico. Parlo per la mia esperienza artistica, sia da creativa di gioielli, sia ora come popartist: è la possibilità di entrare in un canale personale, dove dare sfogo e appagare le proprie idee, emozioni e la propria natura. Premesso questo, la mia predisposizione è di essere vistosa e volutamente ingombrante: è il mio abito preferito e, in questo, non fatico a riconoscermi. Nelle mie opere (tutte) ho avuto sempre il problema del 'too much'. Però, onestamente,
non penso che un’artista debba creare grandi opere per attrarre o attirare: quello che veramente conquista sono i piccoli particolari. Il ruolo dell’artista nell’era contemporanea”, aggiunge, “è di veicolare messaggi a una società che spesso non riesce a stare al passo con l’arte stessa. Io mi reputo un’artista che cavalca bene la propria contemporaneità: infatti, nei miei personaggi iconici, molto spesso appaiono simboli che contraddistinguono il periodo in cui viviamo, come il denaro, loghi famosi, Rolex, Champagne e via dicendo. Tutti simboli che indicano uno 'status' sfrontato, sfacciato e superficiale, che è proprio quello che stiamo vivendo. Il mio ruolo d'artista è, sicuramente, quello di fotografarlo e raccontarlo così com’è. L'importante", chiosa sinteticamente, "è portare il tutto a un livello ironico”.
Nel 2020, la Campea ha vinto il 'Premio alle Arti' nella sezione designer. E già 10 anni prima ha avuto l’occasione di realizzare, per Papa Benedetto XVI, un anello. Riconoscimenti importanti, che hanno aumentato ancora la reputazione dell’artista romana, che ci ha anche raccontato un ricordo legato al Pontefice emerito: “Un incontro che ricorderò sempre con grande affetto per la bellissima esperienza umana: quella di un uomo cordiale e attento, ma con una alone di immensa dolcezza. Mi teneva le mani - e con tutta la curiosità e l'umiltà che solo i grandi hanno - mi chiedeva il processo di realizzazione della cera persa. Ho anche avuto l'opportunità”, ha concluse la designer, “di donare una mia opera anche a Papa Francesco, nel gennaio 2024. Questa volta, un’opera Pop-Art, rappresentando il pontefice in una raffigurazione allegra e sorridente, con la sua veste bianca realizzata in 3D in juta a evidenziare la sua appartenenza umile, tipica dei gesuiti francescani, ma molto, molto pop. E con una una scritta anche un po’ provocatoria - ‘Divina Revoluciòn’ - perché ho voluto accostarlo alle grandi icone dei rivoluzionari”.

QUI SOPRA: CARLA CAMPEA, ARTISTA E DESIGNER
AL CENTRO, L'OPERA 'DOLLARO 2020' IN UNO SCATTO DI PASQUALE MUSTO
IN APERTURA: L'OPERA 'MARILIN LOVE' (FOTO: MARIO DI PROSPERO)