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26 Aprile 2024

Barbara Molinario: "Sbagliato scoraggiare i soccorsi in mare"

di Maria Elena Gottarelli
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Barbara Molinario: "Sbagliato scoraggiare i soccorsi in mare"

Secondo la Public Information Associate dell’Unhcr, il decreto ‘Sicurezza bis’ è un provvedimento che rischia di generare incertezze e contraddizioni nel diritto di navigazione attualmente vigente, mentre sarebbe necessario “creare vie di fuga alternative e sicure”

Lo scorso 5 agosto, il Senato della Repubblica ha approvato il decreto ‘Sicurezza bis’, cavallo di battaglia del ministro degli Interni, Matteo Salvini. Con 160 voti favorevoli, 21 astenuti e 57 contrari, il leader del Carroccio ha dato l’ennesima dimostrazione di forza, mancando per una sola preferenza la maggioranza assoluta. Uno dei punti più controversi della legge è quello sull’immigrazione. Il nuovo dl sicurezza sancisce, infatti, un inasprimento delle pene per chi “favorisce l’immigrazione clandestina”, con pene da 150 mila euro fino a un milione per le navi Ong e private che entrano in acque territoriali italiane trasportando migranti irregolari. Al di là del dibattito sulla costituzionalità o meno del provvedimento, in molti si sono interrogati sulle sue conseguenze concrete in termini di vite umane sacrificate in mare. La giusta preoccupazione per la difesa dei confini territoriali non può far passare in secondo piano la responsabilità che ogni essere umano ha di fronte a un suo simile in difficoltà. Allo stato attuale, un migrante su tre muore durante la traversata nel Mediterraneo: una realtà che nessun Paese che voglia definirsi civile può e deve ignorare.
Periodico italiano magazine ha pertanto intervistato Barbara Molinario, Public Information Associate dell’Unhcr, l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati. Preoccupata per i possibili risvolti del decreto, la Molinario spiega in che modo quest’ultimo rischia di far aumentare le morti dei migranti nel Mediterraneo, senza porre un freno alle partenze e senza offrire vie di fuga alternative.
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Barbara Molinario, quale aspetto della parte del decreto riguardante l’immigrazione preoccupa maggiormente l’Unhcr?
“Preoccupa il fatto che sanzioni così alte possano scoraggiare le imbarcazioni private dal prestare soccorso ai naufraghi. Il rischio è che le navi esitino prima di prestare soccorso, in una situazione in cui ogni secondo è cruciale e può fare la differenza fra la vita e la morte. Un’altra probabile conseguenza è che, per evitare sanzioni, ritardi e sequestri, le imbarcazioni preferiscano riportare i naufraghi in Libia, dove le persone intercettate in mare vengono immediatamente prelevate e trasportate in centri di detenzione in condizioni disumane”.

Penalizzare l’immigrazione clandestina non potrebbe, invece, scoraggiare le partenze, evitando le morti in mare, secondo la retorica del ministro Salvini?
“Chi vive in uno stato di guerra ed è vittima di violenza, discriminazione e persecuzione non si fa scoraggiare da un decreto. Chi scappa dalla Libia si trova in condizioni disperate e finché queste cause non verranno affrontate seriamente, continueranno a esserci morti in mare, a dispetto di qualsiasi legge sull’immigrazione. Il problema è che, in mancanza di altri canali per arrivare in un Paese dove ottenere protezione, i migranti si affidano ai trafficanti e scelgono la traversata nel Mediterraneo. Per limitare le morti in mare non serve un decreto che penalizzi le imbarcazioni che prestano soccorso ai naufraghi, ma la creazione di ingressi alternativi sicuri”.

Vale a dire?
“Più corridoi umanitari e facilitazione dei permessi per il ricongiungimento familiare: se vogliamo diminuire le morti nel Mediterraneo dobbiamo dare ai migranti vie di accesso alternative, altrimenti per loro sarà scontato affidarsi ai trafficanti. Ad oggi, una persona su tre che arriva in Europa non ce la fa”.

“L’Italia non può essere il campo profughi d’Europa”: lei cosa ne pensa?
“E’ vero: l’Europa deve creare un meccanismo condiviso e prevedibile di sbarchi. Oggi, le sorti dei migranti nel Mediterraneo vengono stabilite caso per caso, nave Ong per nave Ong. Questa disorganizzazione la scontano i profughi sulla loro pelle. In definitiva, la questione migratoria andrebbe gestita su tre fronti: 1) costruzione di corridoi umanitari e di vie di fuga alternative sicure; 2) creazione di un sistema di sbarchi prevedibile e condiviso fra i Paesi europei del Mediterraneo; 3) è necessario, infine, un ampliamento dei soccorsi in mare, che sia anche in questo caso gestito da tutti gli Stati del bacino del Mediterraneo”.

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