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26 Aprile 2024

Carol Lopez Trujillo: "La sinistra peruviana può diventare un esempio di nuova solidarietà sociale"

di Maria Elena Gottarelli
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Carol Lopez Trujillo: "La sinistra peruviana può diventare un esempio di nuova solidarietà sociale"

Secondo la nota pittrice, docente di Arte e disegno presso l’Università ‘Diego Quispe Tito’ di Cuzco, la Repubblica del Perù non deve dividersi ma ricompattarsi socialmente, per ricostruire il Paese su basi più moderne, razionali e democratiche

In Perù, l’antichissimo Paese sudamericano discendente dalla millenaria civiltà degli Incas, che fondarono il più vasto impero precolombiano della Storia, esce da una sfida elettorale molto combattuta tra Pedro Castillo di ‘Peru Libre’ (un Partito di ispirazione marxista) e Keiko Fujimori di ‘Fuerza popular’, figlia dell’ex presidente peruviano, Alberto Fujimori. Le recenti elezioni presidenziali, tenutesi nella primavera scorsa, hanno visto prevalere per pochissime migliaia di voti le forze progressiste, le quali tuttavia sembrano molto divise al loro interno e l’ombra minacciosa di ‘Sendero luminoso’, formazione rivoluzionaria risalente agli anni ’80 del secolo scorso, sembra preoccupare i ceti produttivi del Paese. Peraltro, lo schieramento conservatore, guidato dalla figlia dell’ex presidente Fujimori, per parte sua si è presentato cavalcando quel populismo demagogico che sembra andare alquanto di moda nel mondo, anche a causa delle forzature dettate dai social network e dalle nuove tecnologie di comunicazione, le quali, anche in America Latina, hanno imposto una ‘polarizzazione’ del dibattito collettivo che sembra generare più problemi che altro. Il nuovo esecutivo formato dal neopresidente Castillo, un maestro elementare di Trujillo, città costiera del nord del Paese, considerata la ‘capitale peruviana della cultura’, è stato affidato al primo ministro Guido Bellido, da più parti accusato di essere troppo vicino a ‘Sendero luminoso’ e di aver evidenziato alcune posizioni ‘tradizionaliste’ in tema di diritti civili. C’è da dire, però, che Pedro Castillo ha moderato molto il proprio linguaggio, in campagna elettorale. E sembra aver intrapreso un sincero sforzo di riflessione, al fine di evitare eccessive divisioni all’interno della Repubblica del Perù. Siamo forse innanzi a un ‘nuovo Lula’ in versione peruviana? Forse è ancora presto per dirlo. Per saperne di più abbiamo incontrato Carol Lopez Trujillo, docente di Arte e Disegno - oltre che nota pittrice di fama internazionale - presso l’Università nazionale ‘Diego Quispe Tito’ di Cuzco (Perù), premiata di recente come ‘Artista di pace’ dall’associazione ‘CulturAmbiente’ di Roma, centro internazionale per la diffusione della cultura di pace nel mondo.

Professoressa Lopez Trujillo, la vittoria di Pedro Castillo alle scorse elezioni presidenziali del Perù, tenutesi la scorsa primavera, è stata ‘risicatissima’, con uno scarto di appena 44 mila voti su 18 milioni di elettori. Al di là delle accuse, in seguito smentite, di brogli elettorali, ciò sembra essere indice di una profonda spaccatura all’interno del Paese: è così?
“Le accuse di brogli elettorali rivolte contro il presidente, Pedro Castillo, sono state create intenzionalmente dalla destra peruviana. Infatti, non sono state trovate alcune prove di questo. Dunque, il Jne (Jurado nacional de Elecciones, ndr), il nostro organismo costituzionalmente autonomo in materia elettorale, non ha avuto alcuna ragione per dubitare della vittoria di Pedro Castillo come nuovo presidente della Repubblica del Perù”.

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Pedro Castillo è il vero volto della nuova sinistra peruviana?
“Se Pedro Castillo realizzerà il suo programma e manterrà le promesse fatte al popolo peruviano, potremo dire di sì, poiché una buona parte delle sue riforme vanno a favore di tutta la popolazione. Di conseguenza, si sta presentando come un autentico socialista”.

La sinistra peruviana, però, ha un passato alquanto rivoluzionario, molti dicono addirittura terroristico: in tal senso, l’esperimento imperniato attorno a Pedro Castillo rappresenta un passo in avanti della sinistra peruviana verso la socialdemocrazia?
“Lo spero con tutto il cuore: il terrorismo rivoluzionario del passato, generatosi in Perù, si era sviluppato in base a un falso concetto di sinistra. Tant’è vero che, già da tempo, la sinistra peruviana ha cercato di modernizzarsi, per avvicinarsi maggiormente alla democrazia con uno scopo positivo: aiutare il popolo peruviano e provare ad applicare una politica di solidarietà sociale”.

Due anni di pandemia hanno messo in ginocchio l’economia del Paese, spingendo più di un terzo della popolazione sotto la soglia di povertà: lei ritiene che il programma economico di Castillo, così fortemente incentrato sulle nazionalizzazioni, sia una risposta adeguata?
“La politica di Castillo non si basa sulle nazionalizzazioni, bensì sulle concessioni. Alcuni accordi internazionali del passato hanno portato via parte delle ricchezze e delle risorse che appartenevano al popolo peruviano: un intento perseguito con l’aiuto e la complicità delle destre. Ciò è dimostrato dai 5 precedenti presidenti di governo, che si sono ritrovati sotto processo per aver aiutato le grandi compagnie: uno è in carcere, un altro è fuggito, altri due sono sotto inchiesta e uno si è suicidato per evitare la giustizia e finire in prigione”.


Nuove tasse sui redditi alti sembrano una via poco percorribile, visto che Castillo, al Congresso di Lima, ha meno di un terzo dei voti: non crede sia il caso di affrontare una riforma fiscale, anche progressiva ma comunque più equilibrata, attenta anche ai ceti produttivi del Paese?

“Un miglioramento dell’equilibro fiscale lo si vedrà dopo che saranno fatti alcuni cambiamenti strategici nella Costituzione attuale. Ma per fare ciò, Pedro Castillo dovrebbe essere accettato e legittimato unanimemente dal parlamento e non soltanto dal 30%. Dunque, ogni progetto di pacificazione fiscale, al momento, sembra improbabile”.

Ciò che a volte si tende a dimenticare è che, se Castillo professa dei valori di giustizia sociale in economia, sui diritti civili sembra fortemente conservatore: non pensa che, intorno a questo aspetto, possano presentarsi delle insidie?
“E’ vero esattamente il contrario: il professor Pedro Castillo, nonostante sia un uomo di sinistra, persegue una politica economica tutto sommato conservatrice, con una certa inclinazione verso le nuove tematiche civili che si stanno presentando in larga parte mondo. In molti pensano che questa sua linea ‘moderata’ sia causata dalla volontà di evitare troppe differenze, cioè per non creare eccessive conflittualità sociali che rischierebbero di ‘spaccare’ il Paese, ma egli è certamente attento anche a quanto sta accadendo nel resto del mondo, a cominciare dalle tematiche ambientali e di riscaldamento globale. Il presidente Castillo è un interlocutore valido per il mondo progressista e democratico occidentale”.

Le polarizzazioni dei social network e la demagogia presente in molti nuovi mezzi di informazione non aiutano a ‘calmare le acque’, vero?
“Purtroppo, no. Anche in politica, ci sono tematiche delicate, che andrebbero trattate con amore autentico e in favore dell’interesse nazionale. Un dibattito più razionale aiuterebbe tutti quanti a tornare alla realtà del 2021. Noi, cittadini del popolo peruviano, adesso dobbiamo guardare avanti, senza troppe nostalgie ideologiche o melodrammatiche, da una parte e dall’altra. I tempi cambiano. E dopo una pandemia planetaria, che ha messo in ginocchio il mondo intero, dobbiamo rimboccarci le maniche per ricostruire il nostro Paese secondo una forma di governo più ordinata e democraticamente stabile, ma anche socialmente più equilibrata e più giusta”.

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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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