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29 Marzo 2024

Ianez: "La mia Minerva è solo una metafora"

di Iulia Greco
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Secondo l’ex chitarrista de ‘La differenza’, grande amante della letteratura ‘salgariana’, in amore bisogna anche sapersi liberare dai tormenti del passato per guardare al futuro e raggiungere i propri obiettivi, artistici e professionali

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’Minerva’ è il nuovo singolo di Ianez, prodotto da Fabio Tumini per Satellite Records, disponibile dallo scorso 1° aprile su tutte le piattaforme digitali (in radio dal 2 aprile, ndr), accompagnato dall’onirico videoclip - molto bello, tra l'altro... - per la regia di Antonella Giuliano. Minerva, dea della saggezza, secondo la leggenda nacque da un mal di testa di Giove. Ianez, pertanto, utilizza la metafora per descrivere un amore finito, una delusione, l’ossessione di un ricordo. Una presenza che continua a vivere in un ambiente condiviso, dove ogni cosa, ogni elemento rievoca, attraverso le immagini, “ciò che è stato”, rendendo ancor più desolante la fine della storia. Un brano a suo modo dolce, semplice: una sirena di sottofondo sottolinea l’assillante desiderio di provarci ancora, perché forse quella storia sarebbe potuta andare meglio. Un desiderio che dovrebbe sfociare nella rassegnazione, ma per farlo è necessario che lei, “la mia dea”, esca dalla testa di Ianez per liberarsi e permettergli di mettere un ‘punto’, senza il quale non è possibile ricominciare. Il videoclip, ideato e realizzato da Antonella Giuliano, è stato girato nel ‘Piccolo circolo garibaldino’: un B&B all’interno di una palazzina signorile, nel quale, dopo un minuzioso restauro, sono state riportate alla luce tutte le fasi della sua costruzione, dal periodo romano passando per il medioevo, fino al novecento. L'attrice Arianna Giampietro interpreta, in una trasposizione d’immagine, la poetica del brano e il suo significato: “Minerva è solo un ricordo”, conferma, “ma è così intenso da risultare tangibile: un’ossessione dalla quale liberarsi, per ricominciare da capo”. La base del brano è interamente realizzata da Fabio Tumini, ex chitarrista de ‘La differenza’ (Sanremo 2005, con il brano ‘Che farò’, ndr), tour manager, fonico e produttore della Satellite Rec; le linee di basso sono di Lorenzo D’Annunzio; testi e voce sono di Ianez. Il brano è stato prodotto e mixato negli studi della Satellite Rec.

Ianez carissimo, innanzitutto puoi spiegarci questo tuo nome d’arte? Ha qualcosa a che vedere con il luogotenente di Sandokan dei romanzi d’avventura ‘salgariani’?
“Mi fa molto piacere questa domanda, che ha al suo interno anche la risposta: ebbene, sì! Oltre a essere un modo per eludere l’omonimia con il  più noto motociclista Andrea Iannone, è un omaggio a Salgari e ai suoi romanzi di avventura. Sono appassionato di letteratura. Ho anche scritto un romanzo: ‘Sette foglie di oleandro’, pubblicato nel 2018. Salgari, Verne e Twain sono stati, per me, compagni d’infanzia: con le loro storie ho imparato tanto”.

Sei in circolazione con questo tuo nuovo pezzo, ‘Minerva’: cosa rappresenta per te questa divinità mitologica, protettrice di Ulisse?
“Minerva è una dea, ma le divinità antiche, greche e romane, erano estremamente umane: rappresentavano i pregi e le virtù degli  uomini. Lei, Minerva, è giusta, positiva, forte, leale e bellissima. Nel brano, però, ciò che viene messo in  risalto è il mito della sua nascita. Giove, pur di liberarsi da un mal di testa atroce, arriva a spaccarsi la testa in  due e ho usato questa metafora per dare visività all’ossessione al desiderio di liberarsi dal tormento”.

Questa tua metafora, che associa la dea della guerra e della giustizia nata da un’idea di Giove all’ossessione di un amore finito, è originale e molto romantica: da dove nasce? Sei amante dell’epica e delle storie antiche?
“La mitologia descrive gli esseri umani, le loro debolezze, la loro forza, i vizi e le virtù. Queste sono sempre le stesse dall’alba dei tempi: cambiano i modi, che si adeguano alle epoche e alla tecnologia. Ma noi ‘siamo ciò che siamo’ e attraversiamo le ere portandoci dietro il  fardello atavico di noi stessi. Nell’epoca del digitale ho ragionato in analogico, dando all’amore perduto un calore  che non esiste negli algoritmi del web. L’epica è un mondo meraviglioso ed estremamente attuale, che ha ancora tanto da insegnare”.
 
Parlaci di questa ‘dipendenza’ dall’amore finito: proviene da un tuo vissuto o da un esperienza di terze persone?

“Fortunatamente no, non sono io il protagonista, anche se tutti abbiamo sofferto per amore. Mi sono immedesimato in una sensazione universale, facile da empatizzare. Una sofferenza quasi palpabile, densa, che solo la perdita di una storia importante riesce a far scaturire”.

Se dovessi descriverla fisicamente, come è la ‘tua’ Minerva?

“Bella domanda! Amo la bellezza in  senso oggettivo: è ciò che da  senso alla  vita. La mia Minerva è armonia e sinuosità: un tratto di matita che fa di un foglio  un’opera d’arte. La mia Minerva esiste nella proporzione divina e risiede  nel dettaglio, nell’imperfezione che ti entra dentro quando ci posi sopra lo sguardo”.
 

Quali so
Ianez_2.jpgnorità hai voluto adottare nel tuo brano e a quali artisti ti senti più affine?
“Minerva,  apparentemente semplice, ha  in verità uno studio alle  spalle di ricerca dei  suoni studiati nei minimi particolari. Abbiamo attinto dalle sintetizzazioni anni ‘80, dalle atmosfere urbane degli anni ’90, fino ai  più recenti campioni minimali. Nel panorama italiano non saprei trovare affinità: amo le sonorità degli ‘Awolnation’ e quelle dei ‘The weeknd’, che sento abbastanza affini”.
 
Come è cominciato il tuo percorso artistico? E dove ti vedi fra 10 anni?

“Il mio percorso artistico inizia alla fine degli anni ‘90 nel metal estremo: un periodo che ricordo con piacere, in cui mi sono divertito davvero tanto. Poi mi sono spostato verso il rock. Ho avuto formazioni jazz ed elettroniche, senza dimenticare il pop. La ricerca della propria dimensione artistica può durare svariati anni e non è detto che la si riesca a trovare. Oggi, posso dirmi soddisfatto del percorso che  mi ha portato al progetto ‘Ianez’, merito anche di Fabio Tumini e Lorenzo D’Annunzio, con i quali  collaboro. Tra dieci anni? Mah… Io non so neanche dove sarò domani. Però, potendo immaginare, mi vedo su grandi palchi avendo fatto della musica il mio  lavoro. Se bisogna sognare, facciamolo per bene”.

Parlando di attualità e dell’emergenza globale in corso, cosa pensi al riguardo? E come stai affrontando la situazione?

“Penso che determinati settori siano stati lasciati al loro destino, la musica per prima. Da sottolineare che non invidio chi, in questo periodo, si è trovato a governare, perché dev’essere davvero complicato. Probabilmente, si è anche improvvisato e le improvvisazioni possono riservare brutte sorprese. Guardandomi intorno, mi rendo anche conto che  c’è chi  sta molto peggio di  noi e, quindi, da una parte, mi sento fortunato. Personalmente, sono abituato a vedere  il  bicchiere  mezzo pieno. Certo, la mancanza dei ‘live’ è pesante. Il contatto con il  pubblico manca. La musica senza pubblico è un uccello in gabbia: perde motivazione. Per fortuna, la tecnologia ci è venuta incontro, almeno in parte, facendoci mantenere un contatto, anche se sintetico. Ho conosciuto gente nuova, collaborato virtualmente con vari musicisti e questa è stata, comunque, una bella esperienza. Spero che al più presto torneremo a sudare sopra e sotto il palco, per riprendere a vivere”.
 
Puoi parlarci dei tuoi ‘live’, passati e futuri?
“Il progetto ‘Ianez’ nasce appena prima della pandemia. Quindi, di ‘live’ veri e propri niente. Ma siamo prontissimi e in attesa di poter sentire lo scricchiolio delle assi del palco sotto ai piedi. Mi piacerebbe partire con un concerto per raccogliere fondi per gli artisti e per tutto il mondo che lavora nell’arte ed è in difficoltà. C’è sempre qualcuno con la mano tesa, che ha bisogno di sostegno e, dall’altra parte, ci deve essere un braccio che afferra quella mano e la tira su”.
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Video Minerva: https://www.youtube.com/watch?v=uU7ShY3_t2M


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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