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19 Aprile 2024

Mario Giro: “Presto un piano per la promozione della cultura e della lingua italiana"

di Carla De Leo - cdeleo@periodicoitalianomagazine.it
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Mario Giro: “Presto un piano per la promozione della cultura e della lingua italiana"

L’attività di tutela, salvaguardia e restauro del patrimonio artistico che l’Italia svolge all’estero è conforme alla grande esperienza che il nostro Paese ha maturato nel settore

Lo abbiamo visto con i ‘caschi blu’ della cultura e con le molteplici iniziative che il Governo cerca, da anni, di portare avanti nei Paesi martoriati dalle guerre: l’Italia accorre per offrire assistenza, competenza e aiuto concreto in territori di crisi, affinché il loro patrimonio artistico e culturale non venga completamente distrutto e dimenticato. È quasi un obbligo, un dovere morale, considerata la nostra ‘frequentazione’ e confidenza millenaria con l’arte, che ha favorito il fiorire di scuole ed esperti tra i più specializzati del pianeta. Portare cultura e aiutare a preservare quella altrui è ciò che meglio sappiamo fare, ma anche ciò che ci identifica immediatamente. E a tal proposito, sottoponiamo alla vostra attenzione la mostra, recentemente svoltasi al 'Maxxi' di Roma, dal tiolo 'Rinascere dalla bellezza': un percorso audio-visivo di riproduzioni in 3D, ologrammi e fotografie ad alta risoluzione, che ricostruisce e racconta il lavoro di ricognizione e restauro del patrimonio artistico iracheno da parte del 'team' di esperti, archeologi e restauratore italiani. Questa mostra è solo un esempio tra i tanti del nostro impegno internazionale, grazie al quale la cultura, e quindi la memoria, dei diversi popoli viene preservata dalla distruzione e dall’oblio. Si tratta di un onere che ci siamo assunti e che non ci costa nemmeno poco: basti pensare che nel solo territorio iracheno, in 13 anni di attività, sono state investite ingenti risorse. Viene da chiedersi perché lo facciamo, soprattutto alla luce delle oggettive difficoltà economiche con cui siamo alle prese all’interno del Paese. E tra le varie motivazioni dall’alto spirito etico e morale, si affianca la consapevolezza (e la speranza) che l’alta professionalità italiana nel settore della cultura possa diventare un 'ponte' per la promozione del 'made in Italy' artistico-culturale all'estero. Ne abbiamo parlato con il viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Mario Giro, in occasione dell’evento di chiusura della mostra.   

Viceministro Mario Giro, com’è nato questo evento e quale tipo di riscontro ha avuto: c’è stata grande partecipazione?
“Sì, c’è stata una grande partecipazione, anche perché era un evento un po’ particolare: utilizziamo gli ologrammi. Dunque, c’era un aspetto tecnologico che piace, per mostrare e dimostrare che la ricostruzione si può fare legandola alla vita di un Paese che ha subito tanto, in questi ultimi anni, come l’Irak. Un Paese che, però, ha un’antica Storia, perché l’Irak, insieme alla Siria, è uno dei pochi antichi ‘mosaici’, umani e culturali, in cui l’umanità e la sua gente corrisponde a un’antica cultura che, se si perde l’Irak, si perde per tutti”.

In che modo l’Italia, che sotto il profilo artistico è all’avanguarda, può fare di più, non soltanto economicamente, con aiuti e sovvenzioni, al fine di diventare, anche con i nostri modelli culturali, un punto di riferimento universale, soprattutto dopo eventi catastrofici?
“In due modi: in primo luogo, bisogna legare l’arte alla vita, cioè far capire che l’arte, come diceva anche il titolo della mostra, è un modo di rinascere dalla bellezza ed è legata al presente. Non è soltanto un lusso o un ‘di più’ che le persone si possono permettere solo se sono serene soto vari altri aspetti: distruggere l’arte significa distruggere anche la vita contemponarea. Questo è possibile proprio perché l’Italia vive in mezzo all’arte. E allora, qui dobbiamo renderci conto di come la rispettiamo innanzitutto in casa nostra; in secondo luogo, ‘disseminando’ mestieri, perché di arte si vive, di cultura si vive e ci sono moltissime professioni legate al mondo della cultura. Lavori che noi sappiamo fare, perché abbiamo delle scuole d’eccellenza: noi dobbiamo perciò ‘disseminare’ questo nostro ‘patrimonio’. Il capo di Stato di un Paese importante, per esempio, mi ha detto: “Fate in modo che i nostri giovani possano venire a studiare presso le vostre scuole d’arte, perché noi non vogliamo che i nostri ragazzi facciano tutti il ‘master’ in ‘Business administration’…”.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, quello forse un po’ più delicato, in che modo e come vengono sovvenzionati i nostri restauratori, archeologi e operatori artistici all’estero?
“Noi abbiamo tantissime ‘missioni’ archeologiche in corso e vogliamo continuare a mantenerle, poiché lo abbiamo fatto anche in anni difficili. Adesso, per la Cooperazione (allo sviluppo, ndr) le risorse sono aumentate e anche il Mibact, cioè il ministero della Cultura, prevede anch'esso un aumento delle risorse. Ricordatevi che il ministro Franceschini, su questo ha combattutto una ‘battaglia’, tanto che quando divenne ministro dei Beni culturali lui stesso disse: “Mi sembra di essere un ministro economico”. Ciò perché tutto questo fa vivere l’Italia. E questo vale anche per la Cooperazione allo sviluppo, che dipende dal ministero degli Affari esteri, dato che ormai lavoriamo insieme”.

Quale sarà il prossimo impegno che vedrà l’impegno sia del ministero degli Esteri, sia quello del Beni culturali, visto che questa sinergia istituzionale sembra funzionare?

“Disegnare, anche con il ministero dell’Università e della Ricerca e la società 'Dante Alighieri', un grande piano per la promozione dell’Italia all’estero, che aumenti la nostra capacità di penetrazione. Così come esiste un piano per il 'made in Italy' e per l’internazionalizzazione delle imprese, così vogliamo che ce ne sia uno anche per il 'made in Italy' e per la promozione della cultura e della lingua italiana all’estero”.


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