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20 Aprile 2024

Luca Mariani: "La democrazia occidentale è a rischio"

di Emanuela Colatosti
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Luca Mariani: "La democrazia occidentale è a rischio"

Dopo ‘Il silenzio sugli innocenti’, il saggio sulla strage di Utøya pubblicato nel 2013, con ‘Rete nera: non esistono lupi solitari’ (Futura Editrice) il giornalista dell’Agi prosegue il suo lavoro d’inchiesta lucido e acuto, ponendo in luce i pericolosi collegamenti tra gli autori di attentati di matrice xenofoba e razzista che la società e il mondo politico sembrano non riuscire a vedere

Il nuovo libro di Luca Mariani, giornalista dell’Agi (Agenzia giornalistica italiana, ndr), dal titolo 'Rete nera: non ci sono lupi solitari' (Futura Editrice), ha il merito di evidenziare un dato quasi occultato all'opinione pubblica: il terrorismo suprematista, nazionalista e xenofobo ha colpito, negli ultimi anni, decine di volte, causando centinaia di vittime. Pochi ricordano cosa sia accaduto a Utøya, Christchurch, Monaco di Baviera, El Paso. Tutti, però, ricordano le Torri gemelle, la strage del Bataclan, quella di Nizza o del mercatino di Natale a Berlino. In buona sostanza, sul terrorismo islamista si sono moltiplicate le edizioni straordinarie, le ricorrenze o le celebrazioni degli anniversari. Chi ricorda, invece, che nel 2011, a Utøya (Norvegia) sono stati massacrati 69 adolescenti, al fine di estirpare alla radice le idee socialiste "che hanno permesso l'invasione islamica"? Chi rimembra che a Christchurch (Nuova Zelanda) sono stati uccisi, in due moschee, 51 fedeli islamici inermi in diretta web, tra cui un bambino di tre anni? E chi rammenta che a El Paso, negli Stati Uniti, ben 23 persone sono state freddate per porre uno stop "all'invasione ispanica del Texas"? Quanti conoscono la 'coincidenza' della strage di immigrati nel McDonald's di Monaco di Baviera (Germania), avvenuta esattamente cinque anni dopo, stessa data e stessa ora, della strage di Utøya? Quel che impressiona, leggendo il libro di Luca Mariani, è il comune 'brodo di coltura' che ammanta i killer suprematisti: leggono le stesse cose; hanno molti riferimenti politici in comune; si elogiano l'uno con l'altro: Breivik (Utøya) stima McVeigh (Oklahoma City); Tarrant (Christchurch) dichiara di avere preso ispirazione da Breivik e cita spesso Traini, il candidato della Lega di Matteo Salvini alle comunali di Corridonia (Mc), che tentò una strage a Macerata nel 2018; Mair, ammiratore di Breivik, uccise una giovane deputata laburista, Jo Cox, durante la sua campagna elettorale contro la Brexit; Crusius (lo stragista di El Paso) si ispira a Tarrant. Insomma, siamo di fronte a una lista infinita di fatti che collegano un killer all'altro, fino a creare una vera e propria 'rete nera': altro che lupi solitari! Inoltre, Breivik, Tarrant e Crusius vogliono cacciare gli immigrati dall'Europa e dagli Stati Uniti. Lo stragista norvegese indica anche una 'data-simbolo': tutto dovrebbe essere realizzato entro il 2083, quattro secoli dopo il fallito assedio degli Ottomani a Vienna. E, per realizzare questo progetto, i nazionalisti debbono prendere il potere nei Paesi europei entro il 2070. La nuova Europa nazionalista guarderà a est, verso la Russia, poiché il Partito di Vladimir Putin è l'alleato più forte per distruggere l'Unione europea e allontanare gli Stati Uniti. Abbiamo pertanto voluto incontrare Luca Mariani di persona, per approfondire insieme a lui la fondatezza di tali teorie estremiste.

Luca Luca_Mariani_Rete_Nera.jpgMariani, esiste un doppio standard da parte dell’opinione pubblica nella valutazione di uno stato di allarme sociale?
“Il doppio standard è evidente. Se noi parliamo del Bataclan e dell’11 settembre, del mercatino di Natale di Berlino o del concerto di Ariana Grande, tutti hanno immediata cognizione del terrorismo islamico. Viceversa, se parliamo di via del Corso a Roma, di piazza del  Duomo a Milano, di Utøya, Christchurc ed El Paso, della strage al McDonald's di Monaco di Baviera, avvenuta alla stessa ora di 5 anni dopo Utøya, la gente non riesce immediatamente a ricostruire il nesso con il terrorismo suprematista e xenofobo. In alcuni casi, addirittura le due matrici vengono sovrapposte: io stesso ho intervistato persone convinte che Utøya fosse una strage perpetrata dall’Isis…”.

C’è qualcosa di sbagliato nella comunicazione di chi fa la cronaca delle stragi suprematiste?
“Ci sono errori da parte dei media, ma anche della politica. Fortunatamente, un primo cambiamento di rotta c’è stato: il giudice William Young, giudice della Corte Suprema neozelandese a capo della commissione d’inchiesta neozelandese sui fatti di Christchurch, ha scritto nero su bianco sul report che dopo l’11 settembre 2001 l’occidente ha colpevolmente sottovalutato l’estremismo di destra per quanto riguarda le risorse da affidare all’intelligence e alle forze di sicurezza. Viceversa, è stato sovrastimato il terrorismo di matrice islamica. Questa scelta politica a monte ha fatto sì che ai cittadini siano stati travolti da un’eco enorme per quel che riguarda terrorismo di matrice islamista, non avendo minimamente memoria di chi siano Anders Breivik e Brenton Tarrant. Nessuno sa, per esempio, che si elogiano l’uno con l’altro. La deputata laburista Jo Cox, durante la campagna elettorale per la Brexit, fu uccisa brutalmente da Thomas Meir, ammiratore di Breivik proprio come Tarrant, che cita Luca Traini, autore della sparatoria di Macerata del 2018. Anders Breivik, nel suo manifesto nomina Roberto Fiore, in prima linea all’attentato alla sede della Cgil nell’ottobre 2021. I collegamenti sono molteplici, ma nessuno li mette in evidenza”.

Non c’è neanche la volontà politica di metterli in evidenza?
“La narrazione che emerge è quella del ‘matto’. Ma le sentenze dei tribunali non hanno mai parlato di squilibri mentali. Tutti questi soggetti sono stati condannati al massimo della pena e riconosciuti come sani di mente…”.

Esiste una componente sociale che accomuna Breivik a Tarrant?
“Si somigliano molto. Nel senso che hanno un’ideologia comune e si elogiano l’uno con l’altro. Il filo conduttore è la loro convinzione che gli immigrati debbano lasciare l’Europa. Per loro, noi tutti siamo ciechi di fronte a un’invasione islamica in atto. Brenton Tarrant cita esplicitamente il controverso saggio dello scrittore Renaud Camus, dal titolo ‘The Great Replacement’ (La grande sostituzione, ndr). Tutti questi aspetti sono noti, ma nessuno li collega tra loro. Si parla sempre e solo del ‘matto’, o di singoli episodi”.

Qual è l’origine sociale e culturale che c’è dietro a questi gruppi di suprematisti bianchi?
“Nel periodo delle Brigate Rosse, tutti ci siamo interrogati sul brodo di cultura che le aveva prodotte.: non si sta facendo la stessa cosa per quanto riguarda il terrorismo suprematista. Nessun giornalista, politico, sociologo o psicologo si sta interrogando su questo. Nel mio libro, io ho solo messo in evidenza i collegamenti. Qualcun altro potrebbe occuparsi di scoprire chi siano i loro amici e  quali sono i luoghi che frequentano”.

In che modo il maschilismo che impregna il brodo culturale dei suprematisti si distingue da quello degli ‘incel’ (involontariamente celibi, ndr)?

“Nel suo manifesto, Anders Breivik si sente un cavaliera templare, che vuole cacciare gli islamici dall’Europa per creare un’Europa nazionalista. Investito di questo sacro compito non può permettersi il lusso di creare una famiglia. Gli ‘incel’ sono solamente degli ‘sfigati’ che si collegano su internet, mentre quello suprematista è un pensiero estremista più profondo, soprattutto perché i fautori hanno in mente una serie di Partiti politici a cui far riferimento”.

È reale il rischio che anche una certa destra parlamentare assurga a riferimento per una possibile propaganda suprematista?
“Lo stragista di Utøya scrisse il suo manifesto politico tra il 2009 e il 2011, in cui dice che il suo obiettivo è di cacciare tutti gli immigrati dall’Europa entro il 2083, quadricentenario dal mancato assedio di Vienna degli Ottomani. Condizione necessaria per l’epurazione da lui auspicata sarà prendere il potere tra 2030 e il 2070. Per fare questo, afferma Breivik, servono alleati. In “2083 - Una dichiarazione europea d’indipendenza”, egli menziona questi Partiti: Russia Unita di Putin, il Fronte Nazionale di Le Pen, il Partito della Libertà in Austria, il Partito per la libertà e la democrazia in Olanda. Per l’Italia, sono citate la Lega Nord, Forza Nuova e l’allora Alleanza Nazionale. La cosa che più incuriosisce è che, tra il 2009 e il 2011, era impensabile l’alleanza oggi esistente tra i Partiti menzionati da Breivik. Matteo Salvini ha preso la leadership della Lega solo nel 2013. Ma nel 2015 si forma una nuova coalizione al Parlamento europeo con tutti i Partiti segnalati da Anders Breivik, i quali hanno un forte legame con Russia Unita, con il quale Matteo Salvini, nel 2017, ha firmato un accordo. Insomma, Breivik ha previsto fatti che i comuni mortali non riescono a vedere neanche a cose fatte”.

Esiste la possibilità che la Lega sia soppiantata da Fratelli d’Italia nel legame con Russia Unita?
“Se guardiamo l’Europa del 2011, quando ci fu Utøya, c’era ancora la Gran Bretagna. Dopo la Brexit, il primo leader ricevuto da Donald Trump fu Nigel Farage, principale fautore proprio della Brexit. Negli anni seguenti abbiamo assistito alla vicepremiership di Matteo Salvini e, in Austria, ‘ministeri-chiave’ sono stati affidati alla destra nazionalista. Nonostante questi movimenti stiano prendendo forza, per ora non hanno cambiato del tutto gli equilibri europei: la maggioranza resta composta da socialisti, popolari e liberali”.

Il rigurgito conservatore risultato anche recentemente dalle urne italiane e svedesi può essere considerato l’anticamera di un’escalation a livello europeo?
“In Europa ci sono due gruppi separati contrari a Ursula Von Den Layen. Il Partito di Giorgia Meloni non rientra tra quelli summenzionati perché fa parte di uno schieramento diverso. All’interno di questi gruppi antieuropeisti c’è una distinzione ben precisa: alcuni sono amici della Russia di Putin, altri no. Una cosa resta certa: è un ‘vulnus’ per la democrazia il fatto che non ci sia cognizione di attacchi con centinaia di morti. Se la società continua a considerare un rischio di per sé la presenza dell’immigrato islamico, cercherà protezione nei Partiti di destra. Ma se non si farà luce sul terrorismo di destra, i cittadini non potranno mai farsi un’idea bilanciata. Solo a Utøya sono stati uccisi 69 ragazzini perché erano socialisti, portatori di valori che hanno aperto le porte al multiculturalismo. E l’autore del massacro è passato come il classico ‘matto’ che ha ucciso della gente in un campeggio. Dov’è il film di Spielberg? Dov’è il plastico di ‘Porta a Porta’? Dove sono le ricorrenze e gli anniversari, cosa che non manca per il Bataclan? I fatti di sangue vanno, anzitutto, ricordati”.

Rete nera - Non esistono lupi solitari
di: Luca Mariani
edito da: Futura Edizioni
pagg. 295
prezzo di copertina: Euro 16,00

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NELLA FOTO QUI SOPRA: LUCA MARIANI, AUTORE DI 'RETE NERA: NON ESISTONO LUPI SOLITARI' (FORTUNA EDITRICE)

AL CENTRO: LA COPERTINA DEL LIBRO

IN APERTURA: IL GIORNALISTA DELL'AGI DURANTE IL 'FIRMA-COPIE' DEL SUO NUOVO LAVORO


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