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17 Aprile 2024

Piero Meogrossi: "Il turismificio usa e getta si sconfigge avvicinando la Storia con l'archeologia"

di Giuseppe Lorin
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Piero Meogrossi: "Il turismificio usa e getta si sconfigge avvicinando la Storia con l'archeologia"

Dall’arena del Colosseo ai Fori romani: il lavoro e le battaglie di un grande architetto alla ricerca della più autentica identità dell’uomo europeo


Nel tragico periodo che stiamo vivendo, caratterizzato dai tentativi di annientare i valori laici e religiosi della nostra umanità, l’antica pietas romana è messa da parte e le nostre radici identitarie vengono minacciate con prepotenza autocratica. Non possiamo non rispondere alle forze negative delle culture imperialiste, che disprezzano e provano ad annientare la dignità umana e la volontà di appartenere alla grande nazione Europa, la cui eredità trova esempio maestoso nell’identità nascosta sotto e sopra le architetture di Roma. A tal proposito, abbiamo consultato l’architetto Piero Meogrossi, che nella sua lunga formazione si è rivolto al confronto con il disciplinare dell’archeologia, per capire con sempre maggiore consapevolezza i temi del campo topologico, tipologico e topografico, le cui forme essenziali hanno permesso di tramandare la Storia di Roma. Dalla Soprintendenza dei monumenti di Venezia a quella archeologica di Roma, il suo ruolo di direttore tecnico, responsabile di progettazioni e restauri sul Palatino, sul Colosseo, ai Fori imperiali e lungo l’Appia antica, ha favorito la riapertura del Museo di Cecilia Metella e della Villa dei Quintili. Siti in cui ha operato per anni, mentre approfondiva le ragioni e i dati della Forma Vrbis Romae, rielaborando temi utili a rileggere tutto ciò che a noi è pervenuto. Anche grazie alle sue ricerche sul campo dell’archeologia urbana, interpretabile attraverso i lavori di restauro da lui personalmente vissuti, il disegno della Roma fondata il 21 aprile del 753 a. C. viene assimilato a una ‘doppia rappresentazione’ tra mente e geografia: un vero e proprio ‘specchio’, in grado di proiettare sulla Terra le costellazioni in cielo e le rotte dei pianeti allineati tra Luna e Sole. Le osservazioni e gli studi di Meogrossi, svolti per decenni dentro e fuori la Roma meArch_Piero_Meogrossi_a_Santa_Severa.jpgditerranea, gli hanno permesso di marcare direttrici topografiche invisibili, in base alle quali viene ipotizzata una vera e propria rete territoriale: un disegno naturale, che ha fatto maturare via via la storia del paesaggio e del disegno delle antropizzazioni per esso. Tante trasformazioni e cambiamenti derivano, dunque, dalle ricerche integrate di un mondo archeologico che va riletto tramite gli orientamenti dell’architetto paesaggista, per dare un senso e ruolo alle forme dell’architettura in ogni epoca. Ed ecco i traguardi, simbolici e pragmatici, che aiutano a inquadrare gli eventi essenziali e i dati storicizzati di una Storia diversa: un racconto dinamico della ‘città eterna’, topologia di una visione ‘gromatico-metafisica’ approdata in Italia dopo il tramonto del mondo matriarcale mediterraneo, al fine di ricreare una geografia di un Lazio-Etrusco unitariamente inteso.

Piero Meogrossi, le origini di Roma e dell’antico popolo primigenio: da dove discendono gli antichi romani, secondo lei?
“Il popolo dei micenei naviganti, giunti a Piticusa, presso Ischia, nell’VIII secolo a. C. si sarebbe incontrato con gli Etruschi e con le popolazioni della valle del Tevere (Albalonga). Ciò è testimoniato dagli orientamenti dello spazio sacro - il septimontium romano - e del tempo primitivo, portato dal logos miceneo-greco: kairos, kronos, aion”.

Perché il termine ‘archeo-tetto’ l’affascina ancor più del semplice architetto?
“Le ragioni dell’architettura sono derivate dalla topografia primaria dell’archeologia, testimonianze dell’umanità che vanno integrate tra loro e disciplinate per via topologica, tipologica, topografica e, financo, tipografico. Mente e territorio vissute assieme ‘a la maniera de li antichi’, oggi si tengono separate e producono solo guasti alla convivenza”.

Cosa inPiattaforma_Coliseum.jpgtende con la definizione: ‘Disciplinare quantico’?
“Il riferimento alle dimensioni dello spazio-tempo gravitazionale, derivato dalla fisica quantistica, rimanda ai valori energetici ipotizzati per il campo universale perseguito da sempre: 5% materia; 27% materia oscura; 63% energia oscura. Dobbiamo imparare a ragionare e a vedere la ‘doppia realtà’ non più solo attraverso la fisica classica o la geometria euclidea, ma investigare più a fondo la realtà depositata tra archeologia e architettura”.

Ci potrebbe accennare le difficoltà riscontrate per la realizzazione dell’arena del Colosseo?
“Purtroppo, oggi siamo sommersi dal pensiero burocratico, perché troppo viziati dal bisogno dell’industria del ‘turismificio’, a cui rispondere, per l’appunto, con formule diverse e tecnologicamente più evolute. A tal proposito, potete confrontarvi con il mio progetto: ‘Nuove vie di luce per rigenerare il piano di Sisto V per Roma’, concorso nazionale per una piattaforma culturale-manifesto neoantico: progetto vincitore del Premio Utopia 1998 per Roma Expo 2030”.

L’arena di Verona e quella del Colosseo, l’una praticabile per i grandi eventi, l’altra no: quali problematiche ci sono?
“La futura frequentazione del turismo non può essere più ‘usa e getta’. E la valorizzazione dei siti e dei monumenti deve, soprattutto, poter rispettare l’identità ereditata recuperando simboli, per assicurare maggior tutela e guadagni di risorse diversamente gestiti. Per questo motivo, occorre progettare l’architettura e il paesaggio urbano in modo tale da agevolare l’entertainment culturale, aiutando nel contempo ad avvicinare la Storia con l’archeologia, che aiuta a leggere diversamente lo spazio-tempo futuro della convivenza”.
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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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