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29 Aprile 2024

Normalizzare il Paese

di Vittorio Lussana
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Normalizzare il Paese

La crisi italiana si configura sempre più come una crisi del sistema politico, ovvero della Costituzione materiale, non di quella formale. La sinistra italiana deve dunque comprendere che il compito che ora la attende non è semplicemente quello di battere il ‘berlusconismo’ per sostituirsi a esso, bensì di comporre un nuovo mosaico, un altro ‘atlante’ delle affinità e divergenze provando a smantellare le incrostazioni clientelari dei Partiti senza rinunciare a essi in quanto strumento indispensabile di democrazia, al posto dei quali, quando s’inceppano, fanno capolino solamente forze disgregatrici e irresponsabili, che mettono a repentaglio un bene prezioso come l’unità nazionale. Per far questo, cioè per riuscire a trovare un nuovo ‘metodo indentitario’ progressista, la sinistra italiana non può fare a meno di rivalutare l’unica esperienza riformista significativamente radicata nella storia di questo Paese: quella del socialismo riformista, che per svariati motivi non è mai assurta a modello ispiratore di un moderno schieramento di forze laburiste. È dunque più che mai necessario che la sinistra italiana esca da una lunga fase di ondeggiamenti e di incertezze, sia perché è l’unico schieramento in grado di garantire una dialettica e un’alternanza di governo tra maggioranza e opposizione indispensabile per il buon funzionamento della democrazia, sia per contrastare vigorosamente la Lega Nord, un movimento sorto, più che da una reazione agli scempi della vecchia ‘partitocrazìa’, da quel processo di frammentazione morale e civile - denunziato a più riprese proprio da chi scrive - che ha accompagnato l’unificazione economica e ‘mediologica’ del ‘sistema Italia’, ovverosia dalla progressiva scomparsa di ogni senso di solidarietà e di cittadinanza sociale e collettiva. Ciò che ha veramente connotato, infatti, la Lega Nord, al di là delle programmazioni separatiste palesemente pretestuose e dell’invenzione di una tradizione ‘padana’ che ha frugato tra i reperti del folclore più spurio e caduco, è stata in realtà la richiesta di privilegi, onoranze e ‘manimorte’ a titolo di compenso per un sovrappiù di operosità settentrionalista computata del tutto soggettivamente. Può anche darsi che nel 1861, all’epoca cioè del ‘progetto Farini- Minghetti’, sarebbe stato più opportuno organizzare lo Stato italiano mediante un’articolazione largamente autonomista, per molti aspetti più rispondente alla struttura storico-culturale del Paese. Ma cedere oggi a regionalismi mal motivati, intrisi di voglie inconfessabili, significa soltanto accontentare corporazioni avide e predatrici piegandosi a un ‘tribalismo’ che sta già sgretolando varie parti d’Europa. Inoltre, la sinistra italiana deve effettivamente darsi una ‘mossa’ al fine di procedere a un nuovo reclutamento della propria classe politica, sia per rinunciare a quell’anima burocratica derivante dal vecchio centralismo democratico del Pci, sia perché in molti ambienti del mondo delle professioni, del volontariato, delle associazioni di categoria e degli istituti di ricerca applicata esistono intelligenza e determinazione sufficienti a curare il ‘malato’ - l’Italia - senza farlo morire, tenendo presente un dato di orientamento storico ormai lampante, a 150 anni dalla nostra unificazione nazionale: gli italiani sono un popolo che ha sempre dovuto pagare prezzi esagerati e superare lunghe fasi di crisi profondissime per riuscire a diventare un Paese normale. Pertanto, la sinistra italiana ha, oggi, prioritariamente questo compito: normalizzare la vita pubblica italiana senza eccessi e in base a nuovi criteri di mobilità sociale realmente innovativi e meritocratici.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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