Il mensile di informazione e approfondimento che
intende riunire culturalmente il nostro Paese nel pieno rispetto di tutte le sue tradizioni, vocazioni e ispirazioni ideologiche e politiche.
diretto da Vittorio Lussana
Area Riservata
29 Aprile 2024

Perché non temo la ‘nuova sinistra’

di Vittorio Lussana
Condividi
Perché non temo la ‘nuova sinistra’

Non ritengo così negativo che sul fianco sinistro del nostro universo politico le prove più convincenti di dinamismo e di versatilità stiano provenendo dalle cosiddette ‘ali radicali’, da un terzo polo stabilizzatosi “alla sinistra del Pd”, come intelligentemente sottolineato in questi giorni dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Personaggi come Nichi Vendola, Giuliano Pisapia e lo stesso Beppe Grillo dimostrano, infatti, che a una politica troppo ‘impaludata’, difensivamente rinchiusa nella propria ‘cittadella’, può corrispondere una ‘risposta altra’, alternativa, paradigmatica dell’esigenza stessa di nuove mentalità e di nuovi stili di approccio nei confronti dei problemi della società. Ciò può infatti dimostrarsi funzionale al rilancio di una nuova sinistra di ‘progetto’, illuminista e illuminata, dotata di una grande vocazione etica e ideale, basata su una concretezza di propositi che possa effettivamente accogliere quella domanda di buon governo che sale dalla cittadinanza. Si tratta, in ogni caso, di ‘enzimi’ che possono rivelarsi utili alla costruzione di una nuova sinistra di governo, in grado di lottare con efficacia contro i tentativi di ‘neoclericalizzazione’ del Paese, contro il sottosviluppo culturale e scarsamente democratico della piccola borghesia moderata, in grado di prendere di petto i problemi più scottanti delle nostre città e dell’intero Paese svelandone disfunzioni e arbìtri, privilegi e deficienze normative. Una sinistra con funzioni di suggerimento, dunque, un ruolo che lo stesso Beppe Grillo ha dimostrato, in passato, di saper interpretare, purché comprenda di non poter ricorrere meccanicisticamente alla satira - correndo il rischio di diventare vittima del proprio stesso personaggio - nonostante la esacerbante abitudine del nostro mondo politico a ignorare i suggerimenti fin quando i problemi stessi non divengono indifferibili. Che qualcuno abbia giudicato il professor Pisapia “un matto” rende pienamente la misura dell’ignoranza politica in cui il nostro Paese è incappato ormai da troppo tempo: il candidato sindaco di Milano rappresenta, infatti, uno degli uomini più stimati da tutta la più alta borghesia lombarda, nonostante la propria provenienza politico-culturale. Pisapia è sempre stato un uomo personalmente molto apprezzato sia dagli ambienti liberali, sia da quelli socialisti, sia dal mondo intellettuale progressista, sia da quello imprenditoriale più accesamente conservatore. Non è possibile rinchiudere un esponente politico in un giudizio esclusivamente ideologico: ciò significherebbe tornare a una guerra fredda morta e sepolta; ciò vorrebbe dire non comprendere come mai Enrico Berlinguer riuscì quasi a sfiorare l’obiettivo di portare i comunisti al Governo; insomma, ciò condurrebbe all’errore di fare di tutta l’erba della sinistra italiana un unico ‘fascio’ socialcomunista. Grillo, Pisapia e Vendola possono invece rappresentare una sinistra in grado di esorcizzare il ‘dipietrismo’, ovvero quella cultura giustizialista unicamente basata sul sospetto, sull’etica mescolata alla retorica, sul moralismo strumentale spacciato come moralità autentica, come tolleranza culturalmente indifferentista e borghese, trasformandola in comprensione nei riguardi di una ‘italianità’ abituata da sempre a ‘divorare’ ogni cosa per l’atavica paura che qualcuno, all’indomani, arrivi all’improvviso a togliere il pane di bocca ai nostri figli. Una sinistra in grado di tenere da conto determinati elementi culturali, di frugalità antica ma nobile, di ingegnosità niente affatto sinonimo di furbizia, di ‘scarpe grosse e cervello fino’, potrebbe anche arrivare a comprendere come un capitalismo riorganizzato e moderno sia ciò che più di ogni altra cosa serve a questo nostro Paese, al fine di far comprendere ai ‘baroni’ dell’industria e della finanza che trasformare il ‘sistema-Paese’ in una democrazia significa ridisegnare una cultura imprenditoriale che abbia il coraggio di denunciare le ostinate difese di ogni posizione di privilegio, di monopolio, illiberali; che uno sviluppo economico programmatico non corrisponde a nuove forme di ‘quiquennalismo’ post sovietico; che non è un’eresia ricondurre sotto al dominio della volontà collettiva, anche e soprattutto in termini strettamente aziendali, interi settori di potere economico che possono ingigantirsi al di fuori dello Stato, fino a subordinarlo alla sua politica, ai suoi particolaristici interessi di settore. Meglio Vendola, Grillo e Pisapia di Di Pietro, insomma, perché qualunque politica è sempre meglio di una qualsiasi demagogia.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
EDITORE: Compact edizioni divisione di Phoenix associazione culturale