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6 Maggio 2024

Il senso del pudore di un Paese

di Chiara Scattone
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Il senso del pudore di un Paese

“La magistratura confonde le inclinazioni naturali con i reati”: parola di Giuliano Ferrara. Le inclinazioni sessuali però, se fuori controllo, possono indurre al reato. Così come dall’amore sincero per una persona si può giungere alla perversione dello stalking e all’abuso di quell’amore, divenuto molesto e indesiderato. Allo stesso tempo, le migliori intenzioni e le più limpide passioni possono tramutarsi nella violenta ‘possessione e manifestazione’ delle proprie pulsioni naturali e umane, che travalicano i confini delineati dalle leggi. In Italia è diffusa la convinzione che le manie dell’uno rappresentino, in qualche maniera, le manie dei più. E che quindi sia facile riuscire a giustificare e a dimenticare comportamenti borderline, che percorrono pericolosamente il sentiero che delimita il lecito dall’illecito. Amare delle belle ragazze ed essere ricambiati è senza dubbio un sentimento piacevole e auspicabile. Ma se quelle stesse ragazze che ci circondano e assecondano le nostre legittime pulsioni umane si scopre essere minorenni, allora il nostro atteggiamento, prima considerato umanamente legittimo, sfocia nell’illegalità, palesando pertanto gli estremi di un reato. L’Italia non è un Paese puritano: non siamo certo come gli Stati Uniti d’America, dove un politico che chiuso in bagno e a petto nudo mostra la sua audacia maschile fotografandosi con il cellulare nel tentativo di ‘rimorchiare’ una donna più giovane – tuttavia non minorenne – è costretto a dimettersi poche ore dopo dal Senato e a chiedere pubblicamente scusa alla famiglia, ai propri colleghi, all’istituzione che rappresenta e ai suoi elettori. L’Italia è invece una terra che si sente profondamente cattolica – almeno secondo quanto ripetuto più volte dai suoi rappresentanti politici –, un Paese  nel quale le sue radici cristiane si percepiscono anche nei fondamenti di alcune norme di legge. È un Paese che non ammette le coppie di fatto, che non permette, se non a persone sposate, di chiedere in adozione un bambino – recentemente una sentenza della Cassazione ha fondamentalmente richiesto di rivedere la legge sulle adozioni in favore di aspiranti genitori single – che non tutela il lavoro femminile – le donne, per lo più, a parità di ruolo e competenza del collega maschio guadagnano di meno e godono di minor tutele e minori possibilità di avanzare nella propria carriera – e non aiuta le famiglie nell’organizzazione domestica quotidiana, costringendo spesso le madri a scegliere tra una posizione lavorativa o la famiglia. L’Italia, insomma, non è certamente uno Stato puritano. La televisione pubblica e privata ne sono un esempio manifesto: il corpo maschile e femminile – femminile, per lo più – viene mostrato nelle sue forme più crude, la nudità non è oscenità, bensì talvolta un elemento qualificante dell’individuo. L’Italia è una nazione dalle radici evangeliche molto profonde: la sopportazione e il perdono, il pudore e il rigore morale, la solidarietà nei confronti dei bisognosi e l’allontanamento dagli eccessi e dalle futilità decorative quotidiane sono ancora oggi dei sentimenti che si ritrovano saldamente radicati nei rappresentanti delle nostre istituzioni. Il ‘Financial Times’, il giorno dopo la manifestazione del 13 febbraio organizzata per protestare contro un atteggiamento maschilista e ‘machista’ nei confronti della donna e del corpo femminile nelle istituzioni e nella società nostrana in generale, ha intitolato un editoriale non firmato – per cui intestabile all’intera redazione del quotidiano anglosassone – “Arrivederci, Silvio”, in cui si faceva tra l’altro un elenco dei personaggi pubblici e politici italiani che, con il loro atteggiamento, stanno dimostrando di essere dei ‘degni’ servitori dello Stato e, allo stesso tempo, di coloro che con il loro comportamento mettono in ridicolo tutto un Paese. Secondo la tesi del ‘Financial Times’, Berlusconi dovrebbe dimettersi, perché il suo atteggiamento, anche se verrà dimostrato nel corso del dibattimento in tribunale del tutto in linea con i vincoli imposti dalla legge, si sta rivelando incoerente con la figura istituzionale che rappresenta. La sua credibilità internazionale sta cedendo, così come quella di un intero Paese che si tramuta, agli occhi di un puritano anglosassone, come quello di un popolo composto da ‘Pulcinella’ maliziosi. Recentemente, durante una trasmissione di informazione politica, una esponente del Partito di maggioranza ha definito le ragazze coinvolte nell’affaire di Arcore come “bad girls”. Un epiteto quasi affettuoso per quelle ‘cattive ragazze’ che hanno visto nell’atteggiamento ‘consumistico’ del proprio corpo la possibilità di raggiungere obiettivi lavorativi o di notorietà. L’espressione “bad girl” ha origine anglosassone, americana per la verità –  dunque puritana – e veniva utilizzata negli anni ’80 del secolo scorso per indicare personaggi femminili, come ad esempio Madonna, che stravolgevano i cliché musicali, sociali e in parte culturali, con la propria energia, con la propria trasgressione ‘artistica’. Madonna, ben consapevole della propria femminilità e del proprio corpo, ha stupito il mondo intero con le proprie performance artistiche, in cui la stessa femminilità era la protagonista principale. La liberazione sessuale è passata anche per i concerti dell’italianissima Gianna Nannini, che nel 1979 inneggiava all’America quale metafora della masturbazione femminile, del godimento fisico e sessuale libero, incondizionato. Le due scandalose bad girls, allora criticate da tutto il mondo cattolico e puritano, oggi sembrano delle brave ragazze pudiche, due coraggiose donne dalla personalità ruggente. E se, dunque, un tempo la trasgressione si accompagnava spesso alla sperimentazione artistica e intellettuale, oggi questa sembra aver perso la propria energia, divenuta appannaggio quasi esclusivo di un determinato contesto politico-sociale. Trasgredire le regole, ovvero oltrepassare i limiti imposti dalle norme giuridiche o dalle norme sociali, è il contesto di una classe politica precisa. Ma le ‘bad girls’ di Arcore non trasgrediscono: rispettano, semmai, il cliché della bella ragazza, disinibita cui viene richiesto solo di ascoltare e di essere a ‘disposizione’, in cambio di denaro o favori. Non vi sono estremi per un illecito in tutto questo, non vi è ‘trasgressione’. O, probabilmente, è quello di cui ci si convince e per il quale viene naturale giustificare un comportamento, personale, considerato ‘normale’. La magistratura non dovrebbe guardare dal buco della serratura la vita privata di onesti cittadini, di esponenti peraltro dell’alta classe dirigente politica e aziendale del Paese. Le attitudini private non dovrebbero essere analizzate con la lente di ingrandimento di una moralità politicizzata. Ognuno a casa propria è libero di fare quello che ritiene più opportuno, salvo poi commettere dei reati perseguibili dalla legge, per i quali le mura domestiche non salvano il delitto dalla stessa natura delittuosa. La questione però, non riguarda la presenza o meno di un illecito – cui sta provvedendo la magistratura – e probabilmente non ha nemmeno un carattere ‘morale’ – i moralismi li lasciamo alle religioni – bensì, questa vicenda riguarda l’immagine di un leader e del Paese che questi rappresenta nel mondo. La politica interna e internazionale sta risentendo notevolmente dell’empasse personale del ‘capo’, che coinvolge direttamente anche tutti i cittadini, tutti noi e il nostro futuro. E se, orgogliosamente, qualcuno afferma che l’Italia non è un Paese puritano – connotando quel termine con accenti dispregiativi – probabilmente sarebbe necessario un po’ di rigore e un maggior rispetto della Costituzione italiana. E se pure questa non ci interessa, diviene per lo meno auspicabile un maggior rispetto per se stessi e per tutti quegli italiani che, volenti o dolenti, debbono riconoscersi nella figura di un premier che ci rappresenta in tutto il mondo.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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