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25 Aprile 2024

1998: vince la Francia di Zidane, perde il Brasile di Ronaldo

di Gaetano Massimo Macrì – gmacri@periodicoitalianomagazine.it
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1998: vince la Francia di Zidane, perde il Brasile di Ronaldo

La Francia elimina ai quarti l’Italia (ai rigori), soffre contro la Croazia del capocannoniere Suker e vince la finale contro un Brasile che perde il suo pezzo migliore: il Fenomeno Ronaldo, nonostante un misterioso malore, gioca (malissimo) 

I francesi sono riconosciuti per la ‘grandeur’ con cui si presentano agli occhi del mondo. Un modus vivendi che non prevede grandi entusiasmi di fronte alle bellezze della vita, perché tanto le migliori le posseggono sempre loro. Il prosecco è champagne, il brandy cognac, per non parlare poi dei formaggi e dei vini menati a loro maggior vanto. Dotati di questa presunta superiorità, si mantengono scostanti anche di fronte al Mondiale che loro stessi organizzano. Quasi neppure ne parlano. Michel Platini, deus ex machina dell’operazione, dice “Perché l'organizzazione del Mondiale procede bene. Di solito si scrive dei treni e degli aerei che arrivano in ritardo. La nostra ‘normalità’ è passata quasi inosservata, meglio cosi”. L'entusiasmo comincia a salire solo dalla vigilia. L’Italia che mette piede in Francia, invece, è guidata da un allenatore come Cesare Maldini, decisamente in contrasto con quell’idea di raffinatezza. Si tratta di un tipo tutto ‘pane e salame’. ‘Cesarone’ (per gli amici, in modo da distinguerlo anche dal figlio notissimo difensore, ‘Paolino’, convocato) nella sua genuinità, tende a ragionare in maniera schietta. Un giorno chiama Roberto Baggio da parte, per spiegargli che se ci tiene a venire in Francia, come il popolo italiano desidera, deve sistemarsi in panchina. Il titolare, infatti, è Alessandro Del Piero. Lui, Baggio, lo sostituirà all’inizio, perché ‘Pinturicchio’ (come lo chiama l’Avvocato Agnelli), deve riprendersi da un infortunio. Il guaio è che Baggio ha concluso un campionato in splendida forma. È plausibile che continui a illuminare con le sue giocate anche qui. Perché, dunque, come si chiedono in molti, sacrificarlo in panchina? Romano Prodi, allora Presidente del Consiglio, da bolognese e tifoso del Bologna, in cui Baggio milita, lo sponsorizza. Maldini, in maniera franca, fa notare a Prodi che ha più esperienza per parlare di biciclette che di calcio. Le gerarchie che ha stabilito, piacciano o meno, sono queste. Baggio accetta: “Per me, Ale è come un fratello”, quindi, evviva la ‘famiglia’. Con questo spirito di ‘calma apparente’ tocchiamo il suolo francese, dove, sessant’anni prima, sotto l’egida del Duce, abbiamo trionfato per la seconda volta consecutiva (1938, Italia vs Ungheria 4-2).

FASE INIZIALE – Mancano poche ore al nostro esordio contro il Cile e mille pensieri affollano la testa di Maldini. Due nomi, in particolare, gli suscitano preoccupazione: Zamorano e Salas. L’agilità di quegli attaccanti potrebbe essere un problema. Inoltre, sembra una tradizione italica quella di inaugurare un Mondiale sempre ‘in salita’. Meglio vincere, scacciando ogni sventurato pronostico. Fortuna nostra, dai piedi del giocatore chiamato a lustrare la panchina, Roberto Baggio, parte un assist vincente per Bobo Vieri. Siamo in vantaggio, ma passano i minuti e non riusciamo a superare la sottile soglia dell’uno a zero. Finché la resistenza con cui ci opponiamo al Cile, manifesta i segni del cedimento. Non solo subiamo il pareggio, ma Cannavaro, che non brilla certo in altezza – anche se riesce a spiccare alto nel cielo - si fa superare proprio in volo da un altro ‘nano’ come Salas. La rimonta ha il sapore amaro di una sconfitta iniziale che proprio non ci vuole. Il rigore che Baggio si procura alla fine, in questo senso ha del miracoloso. Tanta grazia non andrebbe sprecata. Baggio ricorda bene come 4 anni prima, sbagliando un penalty a Pasadena, a Usa ‘94, ci ha mandati a casa. Con coraggio decide di ricominciare esattamente da quel giorno. Prende la palla e la posiziona su un altro ‘maledetto dischetto’. Maldini preferisce voltarsi dall’altra parte, è consapevole della doppia posta in gioco contenuta sui piedi del giocatore. Roby calcia e pareggia i conti, contro il Cile e, forse, anche con il proprio passato. Il tifo e l’amore per l’attaccante esplodono. È ancora una volta lui il nostro ‘salvatore’, ma Del Piero, che se lo guarda dalla panchina, attende il momento di sostituirlo. Questo avviene nella partita seguente contro il Camerun. L’incontro è una battaglia a cielo aperto, da cui escono a pezzi Di Biagio e proprio lo stesso Baggio che gli lascia così il posto. Pinturicchio esordisce in una gara che vinciamo per 3-0 (doppietta di Vieri). Nei suoi 20 minuti di gioco, intende dimostrare all’allenatore e in primis a se stesso di aver raggiunto un ottimale stato di forma. Si avventura in una grande giocata per segnare, ma la palla non entra di un soffio. Appare purtroppo ancora l’ombra del campione che tutti conoscono. In ogni caso, dai piedi di entrambi i fantasisti sono nati gli assist per due dei tre gol. E allora la ‘staffetta’ scatena l’inevitabile polemica mediatica: chi merita di giocare? Chi ne ha ‘diritto’ o chi è più in forma? Qualcuno paventa l’ipotesi di schierarli insieme. Maldini non ne vuole di che sentire: come il giorno e la notte, si alterneranno sulla panchina e sul campo. Nell’ultima partita del girone, contro l’Austria, è Del Piero ad affondare i chiodi sul terreno di gioco, mentre Baggio rimane ai bordi. L’Italia intera guarda un fuoriclasse in panchina, con la speranza nel cuore che si sottragga quanto prima a quell’umiliante ‘trattativa’ imposta dal mister o dagli sponsor. Mentre si consumano quelle spicciole polemiche, Nesta, uomo di punta della difesa, si infortuna dopo nemmeno tre minuti e va a raggiungere un altro grande difensore come Ferrara che non partecipa nemmeno perché già infortunato. È in questi casi che un leader deve venire fuori, pensa Maldini. Quel leader dovrebbe essere Del Piero, che a dire il vero giochicchia bene. A sprazzi, mostra lampi di classe, forse troppo poco per uno del suo livello. In compenso dona a Vieri il pallone dell’uno a zero. Un altro assist, dunque. Il CT crede che un gol lo sbloccherebbe, per questo lo lascia sfogare in campo, ma il risultato non si smuove. Le occasioni te le ho concesse, parrebbe dire, ora proviamo con Baggio. Il fantasista non delude: rispetto allo stanco Del Piero, sembra un ragazzino in grado di mangiarsi il mondo. Segna il due a zero, rassicurante per tutti. Siamo agli ottavi, dimostrando ‘cuore’ e passione e grazie soprattutto a un giocatore che non è, né sarà, titolare. 

FASE FINALE - Tore A. Flo è un giovanottone di quasi due metri, un norvegese smilzo che gioca piuttosto bene la palla con entrambi i piedi. Per caratteristiche fisiche e doti tecniche potrebbe pungolare la nostra difesa. Maldini lo teme e chiede a Cannavaro il sacrificio di marcarlo stretto. C’è  una partita degli ottavi e non sono ammessi errori. Dobbiamo cercare di limitare al massimo i rischi e serve un uomo in grado di offrire certe garanzie. Ma siamo sicuri? “Cannavaro salta più di tutti”, stoppa così le polemiche coi giornalisti in conferenza stampa. Chi ha dato del “matto” a Maldini, dovrebbe ricredersi, perché il primo tempo è di assoluto dominio azzurro. I norvegesi non perdono da 17 partite, ma l’Italia li sta sottomettendo. Bobo Vieri è sempre andato a segno, finora. Mentre tutti parlano di Baggio e Del Piero, è lui il nostro goleador. Si trova in area, quando stiamo consumando l’ennesimo arrembante contropiede. Di Biagio lo vede e gli lancia in rasoterra un pallone che taglia di netto la difesa. Vieri, da bravo ‘ariete’, sfrutta il peso del fisico, riesce sempre a farsi valere in quel modo e infila il pallone nella porta. Il tempo, però, trascorre in fretta, siamo ben oltre il secondo tempo e quel risultato di 1-0 rimane invariato. Ci mette nervosismo, ma soprattutto lo causa a Cesare Maldini. I tifosi gli gridano dagli spalti “Baggio!”. Reclamano la sostituzione con un Del Piero ancora a mezzo servizio. Indispettito, il mister toglie Del Piero per Enrico Chiesa. “Se non ho messo Baggio, sono affari miei”, comunica nel dopo partita. A torto o a ragione, l’avventura continua. Lasciamo l’affascinante Marsiglia e l’aria di mare vicine all’Italia, per risalire su al Nord. Parigi, per l’esattezza Saint Denis. Avversario: la Francia. Giochiamo nel recentissimo gioiello dello Stade de France. Eretto in 30 mesi, è lui il nuovo tempio del calcio francese, con cui si vuole sbattere in faccia agli ospiti tutta la ‘grandeur’ di Francia. Non avremmo potuto trovare avversari più ostici, né teatro migliore. I padroni di casa, quei “Bleus” che hanno galoppato fino a qui a suon di gol (Sudafrica 3-0, Arabia Saudita 4-0, Danimarca 2-1 e Paraguay 1-0) dovrebbero accusare stanchezza. Nell’ultima partita contro il Paraguay hanno atteso i supplementari e devono ringraziare Blanc per il golden-gol. Molti dei titolari li conosciamo bene: Deschamps, Zidane, Thuram, Trezeguet, Djorkaeff,  per citarne alcuni. Sappiamo quanto possono essere pericolosi e soprattutto con chi. Finora, però, le danze le abbiamo sempre aperte noi (peccando nel non saperle chiudere presto). Dopo l’esecuzione della Marsigliese, invece, i francesi ribaltano quel dato e sfiorano con Zidane il gol appena dopo pochi minuti. Lampi del genio di “Zizou” su cui prova a metterci una pezza Gianluca Pessotto, incaricato di stargli appiccicato come un cane all’osso. I francesi sono favoriti, ma noi, come ha spiegato Maldini, siamo andati in campo “per fare la nostra strada”. Tutto sommato lottiamo, teniamo duro e riusciamo a contenere la Francia. Le occasioni migliori restano comunque le sue. Zidane riesce a fare del centrocampo la sua casa in cui muoversi come meglio crede. I ‘galletti’, però, non riescono a trovare la soluzione vincente per concludere in rete. Per sbloccare la partita, Maldini ritenta la carta di Baggio. E nei 20 minuti abbondanti che mancano alla fine, sono proprio i suoi piedi a lanciare un assist che Moriero, ahinoi, non concretizza. È un finale da brividi, perché anche i francesi, con Zidane-Henry, sfiorano di un soffio il gol. Nella bolgia dello Stade de France, l’Italia resiste fino al 90°. Se i padroni di casa, spocchiosi, vogliono batterci, devono rimandare il tutto ai supplementari. Per la regola del golden-gol, chi segna nell’extra time vince, senza attendere oltre. La paura di subire una rete è maggiore della volontà di segnare, ci attanaglia le gambe. Il primo tiro, infatti, si vede dopo solo undici minuti, da parte di Lizarazu. Ci proviamo anche noi, con Baggio, ma la sua è una conclusione “fuori di un niente!” secondo Pizzul e secondo tutti gli italiani incollati alla TV. “L’ho presa troppo bene, forse”, ricorderà Baggio e le occasioni finiscono qui. Oltre i supplementari, non rimane che la lotteria dei rigori. Sul tiro di Di Biagio che si pianta sopra la traversa, Pizzul, amaro, chiosa: “È finita: la Francia va in semifinale. I calci di rigore ci sono stati ancora una volta avversi”. Usciamo ai quarti, con una squadra il cui potenziale in attacco si chiama Baggio, Vieri e Del Piero. Per desiderio del pubblico e non da meno degli sponsor, la possibile finale dovrebbe essere Francia contro Brasile. Le due semifinali appaiono quindi una pratica da risolvere al volo. Sarà tutt’altro, in entrambi i casi. Olanda vs Brasile si trascina fino ai rigori. Nel primo tempo la paura di osare, incolla i piedi dei giocatori. Ronaldo non riceve palloni giocabili e non può fare il ‘fenomeno’ che il mondo conosce. Nel secondo tempo, invece, esplode la sua potenza: Rivaldo lo lancia in avanti, lui passa tra due difensori, inermi. Un gol ‘alla Ronaldo’, finalmente, che i brasiliani amministrano male. A fine partita si fanno pareggiare. 1-1 anche dopo i supplementari: si va ai rigori in cui i verde-oro sono perfetti, mentre de Boer e Cocu trovano le mani di Taffarel.  Nell’altra semifinale, Francia  vs Croazia, i padroni di casa non hanno affatto vita semplice. Davor Šuker è tra i papabili capocannonieri del torneo e la sua squadra ha inflitto una pesante umiliazione alla Germania (3-0). Secondo i piani dei balcanici, conviene lasciar sfogare per bene i francesi prima di punirli di contropiede. Esattamente quello che abbiamo fatto noi. La Croazia, però, nonostante il vantaggio di Šuker al 47’, non regge il confronto. Dall’altra parte, Thuram capisce che deve dismettere i panni del difensore e provare a fare quello che gli attaccanti non stanno facendo: segnare. Grazie ai suoi due gol (gli unici della carriera in nazionale), la Francia torna a Parigi per la finale. Quando Zidane varca il tunnel che lo conduce in campo, è consapevole di essere uno dei birilli principali del circo mondiale. Uomo di punta della Francia, sponsor dell' Adidas con cui ha fatto da traino al torneo e vincitore del nostro campionato con la Juventus, accusata di favori arbitrali. Ma sa anche di avere dall'altra parte un contraltare imperfetto. Ronaldo, uomo Nike, campione del mondo in carica, ma sconfitto con la sua Inter nel nostro campionato. Sulla carta sarebbe uno scontro epico. “Zizou” contro il “Fenomeno”. Purtroppo Ronnie ha accusato un misterioso malore prima della partita. Se non dovesse giocare, salterebbe lo spettacolo. Addio all’audience, al divertimento e ai miliardi investiti su di lui. Il ragazzo non ce la farebbe, ma i soldi con cui lo sponsor lo ricopre, gli hanno tolto perfino l'aria per respirare. L'immagine che il campione offre di sé in campo è impietosa. Vince la Francia, con una perla di Zidane che raddoppia pure e un gol di Petit nel finale. Un milione di francesi, scende a invadere gli Champs-Elysées, alla faccia della ‘grandezza’. Zidane solleva in alto la Coppa, attorniato dai compagni. Un uomo triste e solo scende da una scaletta d'aereo, zoppicando: Ronaldo ha perso il suo mondiale.

Vincitore: Francia

Capocannoniere: Davor Šuker (Cro) 6 reti

 

Video sintesi e rigori Francia – Italia (quarti di finale)

 

Video finale Francia – Brasile


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