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24 Aprile 2024

1974: un Mondiale tutto tedesco

di Gaetano Massimo Macrì
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1974: un Mondiale tutto tedesco

Si gioca in Germania Ovest con una nuova formula per esigenze televisive. Le squadre scendono in campo sotto scorta per paura di attentati. Vincono i padroni di casa, ma è l’ Olanda a incantare tutti con il suo ‘calcio totale’. Una interpretazione moderna del gioco del pallone. Gli Azzurri escono nella fase a gironi, lasciando trapelare qualche nervosismo di troppo. Emblematico il ‘gestaccio’ di Chinaglia al CT in mondovisione

Il decimo Campionato del Mondo ha una impronta interamente tedesca. Si gioca nella Germania dell’ Ovest e viene vinto proprio dai padroni di casa, che due anni prima hanno conquistato il titolo europeo. Li chiamano ‘panzer’, come i temibili carrarmati dell’esercito tedesco. Un epiteto che calza a pennello: in un decennio hanno fatto incetta di premi, europei e mondiali. Senza considerare i successi di club (vedi Bayer di Monaco) per cui tra Beckenbauer, Müller e Rummenigge si contano 5 palloni d’oro. Due anni prima la Germania ha organizzato le Olimpiadi. Assegnarle la Coppa Fifa nel ’74 è un evidente riconoscimento a un Paese solido, che può offrire garanzie di successo per la manifestazione. Tutto questo nonostante la triste vicenda del massacro di Monaco, quando, durante le Olimpiadi, un commando di terroristi palestinesi ha trucidato gli atleti israeliani presi in ostaggio. Un episodio che ora costringe i tedeschi ad alzare la guardia con eccezionali misure di sicurezza. In questo  rivelano al mondo intero la loro capacità organizzativa. Un chiaro segnale che sono tornati a essere una grande potenza.
La TV invade sempre di più gli spazi del pallone. Per esigenze televisive si cambia formula: restano i soliti gironi iniziali, da quattro, mentre le squadre qualificate agli ottavi non devono disputare più partite singole. Si affrontano divise in altri due gironi. Le prime classificate per ciascuno di essi, andranno a disputare la finale. Un meccanismo che garantisce un maggior numero di partite e quindi di sponsor. Fin da subito salta agli occhi il derby interno, tra la Germania Ovest e quella dell’ Est, alla prima comparsa in un Mondiale. Entrambe, infatti, sono state estratte nello stesso gruppo. Parte favorito il Brasile, campione in carica e l’Italia, finalista 4 anni prima, reduce da un’ ottima qualificazione e vincitrice di amichevoli di spicco. 
Ovviamente nel gruppo delle migliori si annoverano la Germania Ovest e l’Olanda di Cruijff, espressione del ‘calcio totale’. Si tratta di uno schema di gioco molto moderno, un sistema corale in cui i calciatori non sono strettamente legati al proprio ruolo. Sotto osservazione c’è anche  la Polonia, che si fregia dell’oro olimpico conquistato nel ’68. Il suo attaccante Grzegorz Lato si aggiudicherà il titolo di capocannoniere.

GIRONE INIZIALE – Nel gruppo 1 la Germania Est strappa il primo posto proprio ai fratelli dell’ Ovest. Li batte nello scontro diretto per 1-0, mandandoli al secondo posto che equivale comunque al passaggio del turno. Più clamorosa risulta l’eliminazione dell’Italia. Ci presentiamo con un biglietto da visita altisonante: abbiamo battuto il Brasile e, soprattutto, abbiamo espugnato Wembley, nella storica vittoria contro i maestri inglesi, la prima in casa loro. Agli occhi degli intenditori, però, gli ultimi pareggi prima del Mondiale (contro Germania e Austria) rappresentano un campanello d’allarme da non sottovalutare. Così il cammino nel girone: superiamo per  3-1 la sconosciuta Haiti, ma non si tratta di una vittoria facile. Il primo tempo si chiude senza reti, tra lo sconcerto generale, quando dovremmo fare degli avversari un sol boccone. Nella ripresa l’haitiano Sonon interrompe l’imbattibilità di Zoff che durava dal Settembre del ’72. Qualcuno già sta pensando a una nuova Corea, un precoce ritorno a casa come in Inghilterra nel ’66. Fortunatamente scampiamo a un’altra simile figuraccia con Benetti e Anastasi.
Nel secondo incontro pareggiamo 1-1 contro l’Argentina, ma solo grazie a un’autorete di Perfumo. Alla fine è la Polonia a rispedirci a casa con due gol. A nulla vale la rete di Capello, chiamato a ringiovanire la squadra, insieme a Causio, Chinaglia, Bellugi e Benetti. C’è anche Anastasi, che nel ’70 era convocato, ma la mano del massaggiatore era andata giù pesante sul suo basso ventre. Una ‘bischerata’ nel ritiro della Nazionale non di poco conto, che lo costringe a una operazione ai testicoli e a dire addio al Mondiale. La sfortuna in azzurro pare non abbandonarlo: ora è titolare, ma contro la Polonia coglie l’incrocio dei pali. Ci negano persino un rigore. La sola consolazione che ci resta è rappresentata dal fatto che a batterci è stata la squadra che ha impedito all’Inghilterra di qualificarsi al torneo. E’ comunque un boccone amaro. Il ricordo che ci rimane più impresso nella memoria, forse, è il gestaccio di Chinaglia rivolto al CT Valcareggi in Italia-Haiti, dopo la sua sostituzione. Rientriamo come siamo abituati: tra fischi e polemiche. Anche troppo vivaci quelli di alcuni emigranti in Germania.L’Olanda, che non ha mai lasciato il segno nei tornei della Fifa, spicca al Mondiale non soltanto per le maglie arancioni. Gli ‘Orange’ stanno incantando il pubblico con quel modo di giocare che coinvolge tutti i reparti. Le manovre di gioco sono corali, sembrano un’orchestra in cui tutti gli strumenti sono bene accordati. Il solista è un certo Johan Cruijff, ma benché attaccante/trequartista, si muove in ogni parte del rettangolo, a seconda degli sviluppi dell’azione. E’ l’esplosione del “calcio totale”, anticipatore del calcio moderno. Agli antipodi troviamo il Brasile dei solisti e del gioco lezioso. Sarebbe uno spettacolo vederli a confronto e così sarà.

GIRONE FINALE – Brasiliani e olandesi passano alla fase finale, proprio nello stesso girone. A leggere i nomi che lo compongono, Olanda, Brasile, Argentina e Germania Est, si intuisce che forse ai tedeschi dell’Ovest è convenuto perdere con quelli di parte orientale, classificandosi per secondi. Ne passerà una soltanto. Per l’Argentina e la Germania Est è come finire in un tritacarne. L’unico punto se lo conquistano con un pareggio tra di loro. All’ultimo si disputa proprio Olanda vs Brasile. Hanno 4 punti, due vittorie per parte. Gli orange sono stati più concreti e micidiali, con 6 gol fatti e zero subiti. Hanno travolto l’Argentina con un poker. Il Brasile non ha più Pelé, Gerson e altri indimenticabili campioni. Però continua con il suo gioco individuale. Lo scontro dimostrerà chi davvero esprime il calcio più forte. Il primo tempo finisce a reti inviolate, evidenziando un certo equilibrio. La ripresa offre finalmente la verità. Il movimento continuo degli olandesi alla lunga innervosisce i verdeoro, aprendo al loro interno dei varchi. In questo modo i brasiliani si trovano contro una squadra che mentre attacca, ha sempre le spalle coperte. Neeskens prima e Cruijff poi, segnano i gol della vittoria. Gli avversari sono frastornati e si rendono ancora più nervosi nel finale. Per questa volta devono abdicare davanti a una squadra innovativa e dalla manovra travolgente. L’Olanda vola verso la sua prima storica finale, contro la Germania Ovest. I padroni di casa hanno rischiato contro la Polonia, che li ha messi sotto, andando vicina al vantaggio per due volte. Prima del fischio di inizio è caduto un forte acquazzone. Il campo è bagnato e sembrano favoriti i polacchi che aggrediscono di più l’avversario. Anche se la perfetta macchina organizzativa tedesca si è messa subito in moto, rendendo praticabile il terreno in meno di mezzora. Nella ripresa la Germania fallisce un rigore con Hoeness. Alla fine è Muller, fino a quel momento assente illustre, a raccogliere una palla dall’ala e segnare il gol che vale la finale.

FINALE – Germania e Olanda sono più di una semplice finale. Sono le maggiori rappresentanti del calcio degli anni settanta. Nei due Paesi si gioca a livelli altissimi, ponendo l’accento sull’aspetto atletico, piuttosto che su quello tecnico. Due compagini che interpretano il calcio in maniera molto fisica, con le dovute differenze, sono una garanzia di spettacolo. La forza la fa da padrona fin da subito: Cruijff si spinge in area con tutta la sua potenza. Hoeness non lo ferma, ci pensa Vogts, ma solo atterrandolo. Per l’arbitro è rigore e Neeskens lo trasforma. A quel punto l’Olanda si ferma a palleggiare, fa melina pensando solo al possesso palla, ma i tedeschi, inizialmente frastornati, si riorganizzano. A rilanciare la carica è Beckenbauer che ricorda a tutti che è pur sempre il “Kaiser”, l’Imperatore. Parte palla al piede dalla difesa, arrivando al limite opposto, per silurare la porta di Jongbloed, il portiere che non usa i guanti, ma il tiro si spegne su fondo. Resta comunque il valore simbolico di un’azione di forza che galvanizza i tedeschi. Da quel momento, infatti, giocano da veri ‘panzer’, assediando la difesa olandese. A furia di spingere, conquistano un rigore che porta al pareggio e il vantaggio alla fine del primo tempo, con un tiraccio anche fortunoso di Muller. Nella ripresa i tedeschi sono ancora più concreti. Cruijff cerca di ribaltare la situazione, ma viene imbrigliato appena si muove. Gli orange si rendono conto che forse è troppo tardi per un recupero, avrebbero dovuto pensarci prima, quando il gol del vantaggio aveva ammutolito i tedeschi. I bianchi teutonici resistono all’assalto fino al 90’ e quando l’arbitro Taylor suona il triplice fischio, Franz Beckenbauer è il primo ad alzare al cielo la nuova Coppa del Mondo, realizzata dall’italiano Silvio Gazzaniga. Sei chili di oro massiccio, sul cui basamento verrà inciso, di volta in volta, il nome di ogni vincitore.

Vincitore: Germania Ovest
Capocannoniere: Grzegorz Lato (Polonia) 7 reti

Video della finale Germania Ovest – Olanda


Video della prima partita del girone: Italia – Haiti 3:1


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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