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27 Aprile 2024

1954: la Coppa torna a ‘casa’ e si vede in tv

di Gaetano Massimo Macrì
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1954: la Coppa torna a ‘casa’ e si vede in tv

La Fifa, con sede a Zurigo, sceglie la Svizzera per festeggiare i 50 anni. Tante le squadre ‘nuove’, come Germania Ovest, Turchia e Scozia, mentre spuntano per la prima volta le “teste di serie”. Per l’Italia è un’altra débâcle, che gli italiani possono vedere, per la prima volta, in diretta televisiva

La Coppa Rimet sorvola l’oceano per giungere in Svizzera, dove 50 anni prima la Fifa ha stabilito la sua residenza. La quinta edizione del Mondiale, dunque, si disputa ‘in casa’  in ossequio non tanto alla nota regola dell’alternanza, quanto piuttosto per un dovuto omaggio. Da ultimo, ma non meno importante, le risorse economiche di cui dispongono, fanno degli elvetici gli unici in Europa a offrire al momento garanzie per l’organizzazione dell’evento.Sono presenti entrambe le squadre vincitrici dei precedenti Mondiali, ma è l’Italia che compie una pessima figura. A guidarla è stato scelto Lajos Czeizler, ungherese, poliglotta, uomo di immensa esperienza ma fortemente criticato per la gestione di un gruppo poco amalgamato e scelte tattiche ritenute errate. Czeizler punta molto sulla fase offensiva e in quel reparto siamo ben rappresentati da Lorenzi, Galli e Muccinelli.

GIRONE INIZIALE - Nel girone iniziale a 4 , gli Azzurri si ritrovano con alcune delle squadre migliori, come Inghilterra e Belgio, chiude il girone la squadra di casa che non impensierisce nessuno. Essendo noi “teste di serie” come l’Inghilterra, in base al nuovo contestato regolamento ci possiamo scontrare solo con le due più deboli. Le partite necessarie per accedere ai quarti quindi si riducono a 2. 180 minuti sono un rischio per chiunque, non sono ammessi errori. L’Italia invece debutta davvero male, perde 2-0 contro la Svizzera e chi l’avrebbe mai detto. Sull’ 1-0 Lorenzi pareggia e successivamente il pessimo direttore di gara vede un fuorigioco inesistente. A nulla valgono le proteste per un arbitraggio obbiettivamente scandaloso. Il fischietto brasiliano è inseguito nel sotto passaggio dagli Azzurri. Anni dopo la Fifa lo radierà. Vinciamo la seconda partita contro il Belgio, 2-0. I punti in classifica dicono che dobbiamo disputare lo spareggio, ancora contro gli elvetici, ma il sonoro 4-1 ci rimanda a casa senza onore e gloria. Dopo Brasile ’50, si tratta della seconda débâcle che costringe la Nazionale a un contestatissimo ritorno a casa in treno. A ogni stazione c’è sempre qualcuno che fischia e canzona i giocatori. La TV trasmette le partite in diretta, è la vera grande novità e questo amplifica non solo l’eco del Mondiale, ma acuisce la rabbia dei tifosi che ora possono vedere e giudicare coi propri occhi la prestazione della squadra. Ormai, come commenta Gianni Brera: “Siamo da tempo su una strada errata e non val mendicare attenuanti”.
All’opposto, un meraviglioso undici  è l’Ungheria di Ferenk Puskas. In magiaro viene soprannominata Aranycsapat, la “Squadra d’oro”. Gioca a meraviglia con il famoso ‘sistema’, con cui ha sconfitto i maestri Inglesi. Due volte negli ultimi mesi, con risultati tennistici che sgonfiano la loro prosopopea e l’home record che dura da 90 anni. Da quel momento in poi il calcio diventa di dominio universale. Il cammino iniziale nel torneo testimonia la grandezza dei Magiari. 9-0 alla Corea e 8-3 alla Germania Ovest sono un biglietto da visita che nessuno può fingere di non vedere.

LA BATTAGLIA DI BERNA - Nei quarti, a Berna, l’Ungheria trova il Brasile, che con la testa e le gambe deve essere rimasto fermo alla finalissima di 4 anni prima. Manca la stella Puskas, infortunatasi, ma rimane per tutti l’ordine di vincere. Sulla carta si tratta di due fortissime formazioni che esprimono forse il calcio migliore del momento, ma quella partita si trasforma in una lotta cruenta, una vera arena di gladiatori, che allo spettacolo che il pubblico si attende, sostituiscono il gioco duro, lo scontro fisico portato all’eccesso. Sulle prime battute, i verde-oro incantano per qualche numero di tecnica sopraffina, ma sono gli Ungheresi più concreti a passare in vantaggio dopo appena 4 minuti con Hidegkuti. Tira per ben due volte in porta e due volte il portiere respinge, ma da caparbio insiste e trova il gol. Il secondo arriva pochi minuti dopo, sul filo del fuorigioco. I più bravi siamo noi, vorrebbero dire i ‘rossi’, che cominciano a eccedere in qualche leziosismo di troppo, sicuri del doppio vantaggio. La spocchia fa ribollire il sangue ai Brasiliani, che intanto accorciano le distanze per un rigore. Nella ripresa esplode la tensione: sono 15 minuti che i sudamericani cercano di sfondare la granitica difesa ungherese, quando l’arbitro concede un rigore inesistente allo squadrone europeo. E’ 3-1. Scoppia la rissa, volano ceffoni e quando l’inconrtro prosegue, colleziona una impressionante serie di entrate a ‘spacca gamba’ degli Ungheresi, senza che l’arbitro si accorga di nulla. Ciononostante, i carioca riescono a segnare un grandissimo gol con Julinho, al volo di collo destro. Il Brasile ci crede, può riacciuffare la partita, anche se gli avversari annullano con ogni mezzo, anche scorretto, le azioni sul nascere. E ci si mette pure la sfortuna: un palo nega il pareggio e un rigore reclamato non viene concesso, finché a due minuti dal termine, arriva quello che non ti aspetti: cross perfetto su Sandor Kocsis che non sbaglia. 4-2, Ungheria ‘meno d’oro’ in semifinale e ennesima delusione per i Brasiliani. Negli spogliatoi si riaccende una rissa e pare che anche Puskas vi partecipi, spaccando una bottiglia in testa a Pinheiro.
Nella semifinale l’avversario è il campione del Mondo in carica, l’Uruguay che ha inserito nuovi giocatori per ridare linfa a una compagine già forte. Santamaria su tutti, che diventerà uno dei pilastri del Real Madrid leggendario. Dopo quello che è successo ai quarti, tutti si attendono un’altra battaglia, invece l’incontro è corretto, giocato in modo egregio da ambo le parti e ancora oggi rappresenta una delle partite più belle dei Mondiali di tutti i tempi. I Magiari chiudono il primo tempo col doppio vantaggio, ma sul finire della ripresa la Celeste rimonta. Si va ai supplementari. L’Uruguay non è certo la squadra ‘corsara’ della finale della Coppa in Brasile, oltretutto giunge affaticata, dopo aver superato una sufficiente Inghilterra di Mattews per 4-2 (una prestazione che non lascia il segno, quella inglese: 4-4 col Belgio e 2-0 sulla Svizzera)  e si affida ancora alla regia di Schiaffino, autentico campione di razza, ma ormai avanti negli anni. Tuttavia non si sa come, i Sudamericani dimostrano di avere una carica di energia inesauribile. Già prima, sulla fine del secondo tempo, si avvicinano per due volte al terzo gol e soltanto una pozzanghera impedisce al pallone calciato da Schiaffino di entrare in rete. Nei supplementari il gioco è più contenuto , il risultato si sblocca solo nell’ultima frazione, con una doppietta di Kocsis. Alla fine è ancora Ungheria.

LA FINALE: IL MIRACOLO DI BERNA – Il suo avversario, nella finale del 4 Luglio, è la Germania già sconfitta nel girone iniziale. La formazione tedesca, però, non è quella travolta per 8-3: oltre che essere composta dai titolari, è sicuramente più riposata, giungendo da due incontri meno sfiancanti. Ha vinto in scioltezza contro la Jugoslavia e l’Austria, mentre gli Ungheresi hanno fornito finora il meglio di sé. E nemmeno possono fare tanto affidamento su Puskas, che recupera in extremis, ma non può essere al pieno delle sue energie. Fatte queste differenze, resta sempre l’Ungheria la squadra da battere, quella favorita, che nessuno pensa possa perdere la finale. Sarà una passeggiata. L’inizio sembra dimostrare questa tesi: i Magiari si portano subito sul 2-0, Puskas, Czibor ipotecando la certezza della vittoria. La classe sta vincendo sulla forza. Ma ecco giungere il veloce pareggio con Morlock e Rahn che galvanizza i teutonici e cambia radicalmente l’esito della partita. Lentamente vengono fuori tutti i limiti di una formazione perfetta, ma stanca. Anche Puskas deve arrendersi alle sue condizioni e sbaglia clamorosamente la rete in due occasioni. Entriamo nell’ultimo quarto d’ora, il campo è allagato e favorisce i panzer tedeschi, ma ancora è l’Ungheria che spera di segnare e così tutti si aspettano. Invece, al minuto 84, arriva il gol della Germania. C’è persino il tempo per un pareggio di Puskas, annullato dall’arbitro. Quando il fischio arriva al 90°, la realtà sembra aver superato la fantasia: la Grande Ungheria perde la finale contro una Germania ora über alles. La cosa appare tanto incredibile che solo un ‘miracolo’ sembra poter fornire una valida spiegazione, è il miracolo di Berna. Altri parlano di doping tedesco o di vendita dell’incontro. Qualunque sia il motivo, la Rivoluzione Ungherese due anni più tardi spazzerà via l’ Aranycsapat, negandole ogni possibilità di rivincita e di incantare ancora gli amanti del calcio che, grazie soprattutto al tubo catodico, stavano convincendosi sempre di più che quello fosse il più grande spettacolo del mondo.

Vincitore: Germania Ovest
Capocannoniere: Sandor Kocsis (Ungheria) 11 reti

 

World Cup 1954 Final - Hungary 2:3 Germany (finale Germania – Ungheria)

 

I mondiali di calcio in Svizzera del 1954 - Perle di sport


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