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24 Aprile 2024

1958: il 17enne Pelé regala il primo Mondiale al Brasile

di Gaetano Massimo Macrì
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1958: il 17enne Pelé regala il primo Mondiale al Brasile

Si gioca in Svezia. La Francia è la vera rivelazione e stupisce volando in semifinale dopo aver eliminato i campioni tedeschi e l’URSS, fresca di oro olimpico. Il Brasile, favorito, questa volta non delude. L’Italia non si qualifica nemmeno. Inizia l’era di “O’ Rey”

In un mondo diviso in due blocchi, per la guerra fredda, la Fifa – ora sotto la guida dell’inglese Arthur Drewry - sceglie la Svezia per l’appuntamento della sesta Coppa Rimet. Il Paese scandinavo è neutro, non allineato e perfettamente in grado di dialogare con chiunque. La bontà di quella scelta è testimoniata dalla massiccia partecipazione delle federazioni per le selezioni: 51 paesi, che in un periodo storico ‘complicato’ nei rapporti diplomatici, rappresenta una incontestabile vittoria sulla linea della ‘tensione’. Si presenta persino la rappresentativa del maggior paese del ‘blocco sovietico’, l’URSS, che ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Melbourne del 1956. Dopo la scrematura iniziale, tra le 16 partecipanti figura la detentrice del titolo, la Germania Ovest e per la prima volta tutto il Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord). Assenti, invece, le uniche due squadre che, vincendo, avrebbero potuto portarsi a casa la Coppa: Italia e Uruguay. Quest’ultima ha perso un po’ di smalto ed è priva di alcuni uomini trasferitisi proprio da noi e naturalizzati come oriundi. L’Italia esce di scena nel peggiore dei modi. Nonostante i rinforzi dall’ estero (vedi Schiaffino su tutti) si gioca il tutto per tutto contro una mediocre Irlanda del Nord. Perdiamo 2-1 e salutiamo anzitempo per la prima volta un Mondiale a cui avremmo anche potuto partecipare, se solo la Figc non avesse voluto invalidare il precedente incontro. “Non c’è un arbitro designato dalla Fifa”, dice, “dunque la partita la consideriamo un’amichevole”. Una zappata sui piedi che costa un giro di poltrone e l’epilogo di una lotta intestina tra Federazione e società sportive, queste ultime propense al tesseramento di stranieri che l’altra vuole limitare. Alla fine vinceranno gli ‘schei dei cummenda’ del nuovo calcio, quello dei presidenti “ricchi scemi” così definiti da Onesti del Coni.

FASE A GIRONI – Divise in 4 gironi, le partecipanti si giocano il passaggio ai quarti attraverso un solo girone di andata. Passano solo le prime due.  Inaugura la Germania Ovest contro l’Argentina, da lungo tempo assente e forte della vittoria del Campionato Sudamericano. Sbarca in Svezia convinta di farcela, al grido di: “Somos los mejores do mundo” e in effetti inizia bene. Pur lasciando a casa gli ‘angeli dalla faccia sporca’ Sivori, Maschio e Angelillo, passa in vantaggio al 3’, ma la corazzata tedesca ha la meglio e grazie al solito Rahn (doppietta) chiude l’incontro 3-1. I biancocelesti si rifanno contro l’Irlanda del Nord (3-1) che illude gli animi, ma si schiantano di fronte alla Cecoslovacchia (6-1) con un risultato che li relega all’ultimo posto del girone. Tornano a casa sotto il lancio di monetine di migliaia di tifosi. Passano Germania e Irlanda. Negli altri gironi non ci sono grosse sorprese, ad eccezione della Francia, che si qualifica insieme alla Jugoslavia ai danni della Scozia e del Paraguay. “Napoleon” Kopà  gioca uno splendido torneo. La nazionale francese dipende dalla sua presenza ed è proprio grazie alla sua impeccabile regia che Fontaine è in grado di conquistare il titolo di capocannoniere. I Galli si piazzano addirittura al primo posto davanti agli slavi, compiendo uno ‘sgarbo’ e mezzo: battono gli Scozzesi (2-1) e perdono contro la Jugoslavia (3-2) anche se sfiorano il pareggio fino alla fine. Completano il nuovo tabellone Svezia, Galles, Brasile e URSS. Resta fuori l’Inghilterra, orfana probabilmente di pedine importanti, per via del disastro aereo occorso al Manchester United a Monaco, il 6 Febbraio, in cui 23 persone, tra cui 8 giocatori e 3 membri dello staff scompaiono per sempre. Un girone davvero di ferro quello degli inglesi, in cui l’ URSS dell’unico ‘portiere d’oro’ Jašin (pallone d’oro nel 1963) accompagna ai quarti il Brasile di una Federazione che ha selezionato accuratamente i 33 elementi per la Svezia. Una scrupolosissima visita medica ha eliminato gli uomini più fragili, compiendo anche qualche decisione impopolare: via Zequinha e Luisinho e dentro giovani dalle caviglie più robuste come Altafini, Pepe e un certo Edson Arantes do Nascimiento, detto Pelé, ancora diciassettenne. Fa eccezione Garrincha, ma i suoi ‘difetti’ fisici vengono considerati la vera forza che gli permette di dribblare qualsiasi avversario. E difatti diventerà l’ala destra più forte della storia. Il CT Feola ha in mano un autentico squadrone, che si rivelerà al Mondo di lì a poco.

QUARTI/SEMIFINALI – È il momento delle partite secche, che ripropongono il brivido di tornare subito a casa. Il Brasile nella fase precedente ha incantato il mondo contro l’URSS. Pelé si è fatto conoscere e ammirare per i dribbling e la facilità di palleggio. Ora i verde-oro se la devono vedere contro il Galles orfano di Charles, infortunato. Vincono di misura, con un gol al 66’ proprio di Pelé festeggiato da un pianto della ‘perla nera’. Continua a sorprendere la Francia (4-0 all’Irlanda) che in semifinale avrà di fronte il Brasile. Nei quarti però c’è un’altra grande sorpresa: la Svezia batte l’URSS (2-0) coi gol di Harmin e Simonsson. Il pubblico italiano è forse il meno stupito da questa vittoria: conosce già buona parte dei nazionali scandinavi che militano nel nostro campionato, impreziosendolo. Il resto del Mondo però si chiede come sia possibile. Sicuramente la forte compagine sovietica è un po’ sopravvalutata, le poche notizie che giungono al suo riguardo, contribuiscono a farne un mito che si sfalda contro la classe e l’estro svedese, caratteristiche di cui l’URSS invece dimostra di essere sprovvista. E a nulla vale la qualità del loro portiere, Jašin. La Svezia, dunque, prosegue il cammino e si attesta sicuramente come una squadra solida. I numeri dicono che ha una delle migliori difese. Ha subìto un solo gol quando affronta in semifinale la Germania Ovest, che in precedenza ha eliminato la Jugoslavia. I tedeschi si assicurano per primi il vantaggio (Schafer al 24’) ma poi emerge la supremazia scandinava: Skoglund, Gren e Hamrin si esaltano davanti ai 50.000 spettatori accorsi a Göteborg. L’altra semifinale tra Francia e Brasile regala un cumulo di emozioni già dall’inizio. Vavà al 2’ e il bomber Fontaine al 9’ eccitano il pubblico e lasciano intuire che la partita sarà spettacolare. E così è fino alla ripresa, quando Pelé decide di salire in cattedra e incantare tutti con una tripletta. Finirà 2-5, un risultato che dimostra la netta superiorità del Brasile (ancora inviolato in difesa) contro una squadra dotata del migliore attacco del torneo, e forse un po’ sfortunata nel perdere per infortunio grave Jonquet. I Francesi resta la consolazione  della ‘finalina’ per il terzo e quarto posto, in cui vincono contro la Germania.

FINALE – Il 29 Giugno il francese Guigne fischia l’inizio della partita. La Svezia schiera la sua migliore formazione, il Brasile deve compiere qualche rinuncia, di uomini e di maglia. In difesa fuori De Sordi per infortunio e cambio anche di divisa: camiseta verde e pantaloncini bianchi, si rinuncia al verde-oro. Scaramantici o meno, i carioca non possono che pensare male: Simonsson lancia “il Barone” Liedholm che batte Gylmar: 1-0. Pochi minuti dopo il Brasile pareggia con Didì, uno degli ‘anziani’ della squadra. Ma è dai giovani che parte quell’assalto che allontana i brutti ricordi della precedente finale contro l’Uruguay. Garrincha prende possesso del settore destro del campo e serve l’assist a Vavà (1-2). Si può andare negli spogliatoi più sereni. La ripresa regala un’altra giovane sorpresa: il diciassettenne Pelé, già uomo partita contro il Galles, sfoggia una delle sue acrobazie, un numero che imbambola il gigante dell’Atalanta Gustavsson. Palleggia di destro il pallone sopra la testa dell’avversario e di sinistro al volo mira nell’angolo basso siglando il gol della sicurezza (1-3). La partita cambia ritmo. Ci sono ancora 35 minuti salvo recupero, ma in Brasile l’urlo dei radiocronisti sembra chiudere là la partita. Un “Gooooooool” atteso troppo a lungo finalmente sembra arrivato e il Paese già si catapulta per strada a esultare. Al 68’ Zagalo chiude definitivamente ogni ragionevole tentativo di rimonta scandinava (1-4). Anche il gol di Simonsson a dieci minuti dalla fine non impensierisce e serve solo alla Svezia per dire che nonostante la vostra forza, noi ci siamo comunque. Il Brasile però è affamato, ha sete di vittoria, di alzare quella coppa che per troppe volte ha sempre visto da vicino ma gli è scivolata via come quando ci si desta all’improvviso da un bellissimo sogno. E Pelé segna ancora al 90’, per ribadire che sì, ci siamo davvero questa volta, non è un sogno: siamo “Campeones do Mundo!” . I professionisti Svedesi non riescono a intimorire i giovani Brasiliani e devono inchinarsi a una squadra di talenti puri che inizia proprio in quello stadio di Stoccolma il suo ciclo vincente. È nata l’era della “perla nera”, di O ‘Rey Pelé.

Vincitore: Brasile

Capocannoniere: Just Fontaine (Francia) 13 reti

 

Svezia vs Brasile 2-5  (Coppa Rimet 1958 - finale)

 

L'Italia ai Mondiali 1958


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