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25 Aprile 2024

1962: bis del Brasile nel mondiale della rissa cilena

di Gaetano Massimo Macrì
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1962: bis del Brasile nel mondiale della rissa cilena

Il meglio del calcio internazionale è presente al Mondiale andino. Il grande spettacolo che tutti si aspettano viene rovinato da numerosi infortuni e il pessimo arbitraggio. Il Cile avanza a suon di cazzotti impuniti, il Brasile perde Pelé, ma scopre Amarildo. L’Italia, tecnicamente tra le più forti di sempre, crolla sotto le scorrettezze dei padroni di casa, nonostante Rivera, Sivori, Altafini

Il Brasile non ci sta e fa pressioni sulle alte sfere perché il nuovo Campionato del Mondo si giochi in Cile. Se la Fifa ha deciso di tornare in Sudamerica, allora bisogna evitare che la Rimet si disputi in casa della rivale Argentina, che oltretutto si ritiene la candidata ideale. Molte federazioni, tuttavia, temono per la riuscita del torneo in un piccolo paese come il Cile, ancora sottosviluppato e devastato dal ‘grande terremoto’ di due anni prima, che ha sconvolto le coste del Pacifico. Invece tutto fila liscio. Probabilmente le pesanti critiche mosse dagli altri paesi, pungono l’orgoglio cileno che ‘tira su’ un Mondiale discreto. Sulla carta è in grado di esibire per ogni squadra nomi ‘di lusso’ che non possono che impreziosire la manifestazione sportiva. Troviamo il Brasile dei Campioni del ’58 con Pelé e Garrincha in testa; l’Italia ha Altafini, Sivori e un giovane Rivera; l’Inghilterra schiera Charlton, Moore e Greaves; l’URSS ha sempre il portiere più forte del mondo, Jascin. Quel folto numero di fuoriclasse, riuniti insieme in Cile, lascia presagire uno spettacolo dentro lo spettacolo. L’imperizia degli arbitri, invece, troppo accondiscendenti con i padroni di casa e la libertà impunita con cui il Cile ‘massacra’ in campo gli avversari, riducono l’atteso show a mera prova di forza. Va avanti chi resiste, chi ha il fisico buono e forse qualche ‘altra cosa’, meno fisica e più chimica.

FASE INIZIALE -  Sulla scia di Svezia ’58, ci sono 4 squadre per girone. Vengono così estratte dalle fasce: una dal Sudamerica, due dall’Europa e l’ultima dalla fascia restante, considerata la ‘casa delle cenerentole’. Un sistema che avvantaggia, per numero, le formazioni europee. L’Italia finisce in uno dei gironi più difficili, con la Germania Ovest, i padroni di casa e la Svizzera: tra tutte le ‘cenerentole’, non propriamente la più scarsa.
La Nazionale diretta dal bicampione Ferrari (con Mazza in seconda) dopo l’assenza svedese del ‘58, si ripresenta sfoggiando un elevato tasso tecnico con Sivori, Altafini e il “Golden Boy” Rivera. Sulla carta forse una delle migliori formazioni di sempre che tuttavia non va oltre lo 0-0 nella prima partita contro la Germania. La responsabilità di quel risultato è in parte addebitabile all’arbitro scozzese, fin troppo indulgente con le entrate ‘assassine’ dei tedeschi, ma molto meno con le nostre rimostranze. Il 2 Giugno, con Rivera e Bulgarelli in tribuna per dubbie scelte tecniche, scendiamo ancora sul campo del Nazionale di Santiago, in un clima infettato dalle polemiche. Gli avversari sono i cileni, moralmente ‘drogati’ per le cattive notizie uscite sui nostri giornali contro il loro paese. I nostri giornalisti hanno fatto il loro dovere e hanno descritto la realtà dei fatti: un paese in frantumi. La cosa rimbalza in Cile e solleva l’orgoglio nazionalistico. Ci ‘odiano’ e anche i nostri oriundi sono visti come traditori infami. Tutto questo fa brodo, ingigantendo la forza della Roja, sulla carta tecnicamente minore. A nulla servono i garofani bianchi che offriamo come segno di distensione. Le urla e i fischi ci subissano. È così che prende il via quella che viene ricordata da tutti come la “Battaglia di Santiago”. Una partita durissima, in cui resistiamo fino al minuto 73. Ramirez e poi Toro chiudono un incontro tesissimo, in cui noi siamo troppo isterici e, secondo Gianni Brera, sotto l’effetto di “amine psicotoniche”. L’arbitro inglese Aston ha sicuramente le sue colpe per la pessima direzione di gara. La vittoria successiva per 3-0 contro la Svizzera, con doppietta di Bulgarelli, ci rimanda a casa comunque sconfitti e in preda alle solite polemiche. Il Brasile di Pelé accede ai quarti, dopo aver battuto il Messico e la Spagna del ‘mago’ Herrera. I rossi iberici recriminano per una conduzione scandalosa del fischietto cileno. Qualcuno parla addirittura di corruzione arbitrale. Si tratta di un’altra ‘partitaccia’ per le giacchette nere. Contro la Spagna i verdeoro rischiano di non passare il turno, ma poi succede quello che nessuno si aspetta. Sono sotto di uno a zero e privi di Pelé, uscito per infortunio. Senza il loro leader e il miglior bomber per i brasiliani si profila un addio anticipato al torneo. Invece trovano in Garrincha la nuova guida e in Amarildo, il ragazzino che sostituisce O’Rey, il trascinatore. La sua doppietta negli ultimi venti minuti, regala il passaggio ai quarti e un nuovo campione che ha un solo limite: essere in grado di sostituire, fin troppo bene, la ‘Perla Nera’. I carioca non vanno a segno solo contro la Cecoslovacchia che li inchioda sul pareggio. Nel Gruppo 1, URSS e Jugoslavia salutano le sudamericane Uruguay e Colombia. In quella ideale sfida tra Europa e America, il vecchio continente esce sempre vittorioso negli scontri diretti. Nel girone dell’Argentina, la squadra biancoceleste che pretendeva il Mondiale in casa, deve arrendersi 3-1 contro l’Inghilterra. Dopo un rigore messo a segno dagli inglesi, è ancora Charlton e Greaves ad allungare. I ‘maestri’ però, provengono da una sconfitta per 2-1 contro l’Ungheria. Il gol per un rigore concesso al 60’ e trasformato da Flowers è probabilmente quello che regala agli inglesi il passaggio del turno. Terminano il girone a parità di punti con l’Argentina, infatti, e in base al nuovo regolamento passa la squadra con maggiore differenza reti. Una novità assoluta rispetto agli altri Mondiali.

QUARTI/SEMIFINALE – Nel piccolo stadio di Arica, il Cile supera l’URSS grazie al gol di Rojas che porta i padroni di casa sul punteggio di 2-1. Un pestone rimediato da Jascin compromette seriamente le sue capacità per tutta la partita. I cileni ancora una volta riescono ad andare avanti grazie anche all’uso del gioco violento, impunemente concesso dagli arbitri. Di misura vincono poi la Cecoslovacchia sull’Ungheria e la Jugoslavia, un po’ a sorpresa, contro la Germania Ovest che a Santiago saluta il torneo. Proprio nella cornice del Nazionale di Santiago si disputa la semifinale Cile vs Brasile. Lo stadio è stracolmo, 76 mila spettatori assistono a un match caratterizzato dalle solite scorrettezze cilene. Garrincha non ne può più e reagisce a uno dei tanti falli ‘pesanti’. Viene espulso e mentre rientra negli spogliatoi, una pietra lanciata dagli spalti lo costringe a tre punti di sutura. Nonostante il duro andamento della partita, però, e gli ‘aiutini’ arbitrali, il Brasile batte 4-2 il Cile e vola in finale contro la Cecoslovacchia, che ha sconfitto la Jugoslavia di Sekularac e Skoblar. L’eroe del passaggio in finale è il numero 8 Scherer. Con la sua doppietta chiude la partita sul 3-1.

FINALE
Brasile vs Cecoslovacchia si gioca il 17 Giugno, davanti a un pubblico di quasi 70 mila spettatori accorsi al Nazionale. I cechi hanno già affrontato i carioca, con cui erano insieme nel girone. A Viña del Mar era terminata 0-0. Garrincha, il trascinatore della squadra orfana di Pelé, è pronto a incantare di nuovo la folla con i suoi dribbling. Non segna neppure un gol, imbrigliato da Novak e rallentato per una precoce influenza stagionale. L’autunno incombe nell’emisfero australe, infatti e le temperature ‘fresche’, come è noto, non sono le predilette dai brasiliani. Sarà un caso, ma al 14’ passano in svantaggio. È Masopust a regalare ai cechi la gioia del primo gol. La Cecoslovacchia non è certo la favorita, ma ha fatto scoprire al mondo l’esistenza di Willy Schroiff, dello Slovan di Bratislava. Il ragazzo incanta le platee, emergendo come autentica sorpresa. È anche grazie a quel giocatore che la sua nazionale, partita dopo partita, ottiene il rispetto degli avversari. Del resto Schroiff e compagni sono usciti vivi da un durissimo girone contro le vere favorite, Brasile e Spagna. Da squadra spacciata in partenza, dunque, la Cecoslovacchia giunge addirittura alla finalissima di Santiago, dimostrando di avere tutti i numeri. Il vantaggio, visto così, non appare un miracolo. Non dura, però, che un istante. Per un Garrincha poco in forma, ecco che a brillare ci pensa, ancora una volta, Amarildo. Il sostituto di O’Rey riporta subito le sorti della partita in parità al 17’. Nella ripresa offre l’assist vincente a Zito che di testa sigla il 2-1. Sul finire dell’incontro Vavà chiude le porte col terzo gol. Il Brasile si laurea per la seconda volta consecutiva Campione del Mondo, all’interno di una manifestazione ricordata più che altro per le polemiche arbitrali e la crudezza di gioco. La Rimet adesso ha tre pretendenti che mireranno a impossessarsene per sempre: Italia, Uruguay e Brasile.

Vincitore:
Brasile
Capocannoniere: Garrincha, Vavà (Brasile); Sanchez (Cile); Jerković (Jugoslavia); Albert (Ungheria); Ivanov (URSS) 4 reti

 

Brasile - Cecoslovacchia 3-1 - Mondiali Cile 1962 - finale

 

L'Italia ai Mondiali del 1962


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